Il Garda continua ad affascinare Cassa depositi e prestiti. Dopo il recente sbarco sul lago avvenuto a Lazise, con la gestione dell’Hotel Parchi del Garda affidata a TH Resorts (il gruppo partecipato al 49% da Cdp), adesso è arrivata l’acquisizione sale & lease back del Lefay Garda Lake, la struttura a Gargnano, sponda bresciana, creatura di Alcide Leali (ex Air Dolomiti, la compagnia nata nell’89 che dopo 14 anni d’attività la famiglia ha ceduto a Lufthansa) e di sua moglie Liliana. L’operazione vale poco meno di 60 milioni di euro, e prevede il mantenimento della gestione degli attuali conduttori, con opzione di riacquisto dopo sette anni. Il capitale dovrà servire anche a finanziare l’ammodernamento della struttura, già iniziato nei primi mesi del 2021 (durante la chiusura, lavori per 6,5 milioni su un totale preventivato in 13,5), e a sviluppare il nuovo resort del gruppo a Montalcino.
L’acquisizione del Lefay (iter iniziato qualche anno fa) conferma la strategia di Cdp a supporto dell’espansione dei gruppi alberghieri italiani più solidi, un impegno che prosegue da tempo e che l’anno scorso, il 20 settembre, in piena pandemia, vide anche il lancio del Fondo nazionale del turismo, uno strumento finalizzato a sostenere l’industria turistica (750 milioni su risorse Cdp, 150 dal ministero, e fino a 2 miliardi grazie al leverage). “Un settore trainante per il Paese che sta soffrendo molto per le conseguenze del Covid”, disse nell’occasione l’allora ad Fabrizio Palermo. Il Fondo punta proprio alla “valorizzazione degli asset immobiliari, con particolare riferimento agli alberghi storici e iconici su tutto il territorio nazionale”. È una sorta di paracadute per le strutture entrate in crisi con l’emergenza, operazioni più di sviluppo che d’invasione. E lo stesso Fondo era previsto che potesse “concedere agli attuali proprietari un diritto di riacquisto da esercitare in un arco di tempo congruo rispetto alle stime di ripresa” e promuovesse anche “il reinvestimento dei proventi della vendita nell’attività di gestione, sostenendo l’occupazione e il miglioramento degli standard qualitativi delle catene alberghiere del Paese”.
Dopo TH (come si diceva partecipata direttamente) e il gruppo Rocco Forte hotels (quest’ultimo con un accordo di investimento sottoscritto con il Fondo strategico italiano), adesso l’acquisizione del Lefay dimostra che l’impegno di Cdp nell’industria del turismo italiano non è venuto meno nemmeno dopo il cambio di vertice, e che il settore è sempre considerato uno dei volani più importanti per la nostra economia, un asset che prima della pandemia garantiva con la sua lunga filiera almeno il 13% del Pil.
Nella dichiarata volontà di individuare i “campioni nazionali” (sulla scorta delle medesime esperienze francesi e tedesche), il piano di Cdp è strategico e “paziente”, nel senso che gli investimenti partecipativi non fagocitano per moltiplicare la resa profittevole, ma tendono a preservare il tessuto imprenditoriale nazionale, specie quello ritenuto più sostanziale: in pratica si tratta di evitare la polverizzazione e la penetrazione di capitali stranieri, puntando in operazioni affidabili, su partner sufficientemente solidi e con buone prospettive, appunto i “campioni”, in grado di trainare nell’upcredit altre porzioni delle rispettive filiere.
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