«Il turismo produce oltre 100 miliardi di Pil, con ricadute importanti sulle filiere collegate, e fortifica la crescita economica italiana anche adesso, mentre il resto d’Europa sta frenando». Lo sostiene Maria Carmela Colaiacovo, alla guida di Confindustria Alberghi.

Presidente, recentemente l’ex ministro alle Finanze Vincenzo Visco, proprio riferendosi al traino dell’economia generato dall’industria del turismo, ha sostenuto che il settore effettivamente tira, ma vale poco perché composto da piccolissime aziende familiari. I soldi si fanno altrove, ha detto.



Mah… Io so solo che i numeri del nostro settore sono assolutamente positivi. È vero che in Italia operano moltissime aziende medio-piccole, in una polverizzazione generale. Ma è anche vero che gli scenari stanno cambiando, e in fretta: sul mercato sono cresciute imprese più forti, catene, gruppi. Con una solidità che fino a ieri sembrava irraggiungibile.



Graziano Debellini, Presidente di TH Group, uno dei più importanti operatori del turismo leisure italiano, ha replicato a Visco (incassando una moltitudine di seguiti sui social) che il turismo è un bene essenziale, e come tale dovrebbe anche rientrare nel paniere dei consumi.

Condivido: è un bene essenziale, con una valenza cresciuta a dismisura soprattutto post-pandemia. Il bisogno di rigenerarsi, di viaggiare, di svago e benessere è diventato insopprimibile. Solo così si può raggiungere l’equilibrio psicofisico necessario per affrontare tutto il resto. E svago, benessere, viaggi, in una parola sono turismo.



Lei sostiene che il turismo sia anche uno strumento di valorizzazione del Paese che va ben oltre hotel e ristoranti, favorendo il Made in Italy acquistato all’estero, ma conosciuto nei viaggi in Italia.

Il turismo coinvolge tante filiere, dalle manifatture all’impiantistica, alla moda, al design, all’agroalimentare, ai servizi. Un titolare d’albergo lo sa bene, trovandosi ogni giorno alle prese con queste realtà variegate. Il turismo comporta benefici per ognuna di esse, per questo è un asset fondamentale. I settori non sono alternativi, non si può scegliere se puntare sull’uno o sull’altro: ad esempio, una manifattura sana porta a un turismo sano, ma è vero anche il viceversa. Tutto si integra, e proprio questa grande diversità ha portato ricchezza e resilienza. È il turismo a far conoscere il made in Italy e a favorirne l’export. Ma le economie parallele a quella intimamente connessa al turismo sono tantissime, basti pensare all’enogastronomia: oggi il nostro cibo è diventato uno dei principali motori nelle scelte dei viaggiatori stranieri.

Ritiene che il turismo sia l’asset che un Paese come il nostro dovrebbe imparare a sfruttare al meglio? 

Con i cali demografici che stiamo subendo, con una non indifferente quota di disoccupazione, il nostro settore può costituire un grande aiuto per tutto il Paese, con ulteriore margini di sviluppo e crescita. Certo, bisogna farlo crescere bene, puntando ad esempio sulla destagionalizzazone, sulla delocalizzazione, sulla sostenibilità.

Quando nacque Confindustria Alberghi (nel 2012, dalla fusione di Confindustria Alberghi e Confindustria AICA) molti storsero il naso, accusando una forzatura: l’impresa alberghiera non veniva considerata un’industria. Oggi però sembra essere cambiato tutto…

A dimostrazione che la nostra visione era esatta. Il turismo è davvero un’industry, e come tale fa forza sulla progettualità, le iniziative, le reti, i rapporti orizzontali. Certo, è vero che una moltitudine di operatori è ferma a conduzioni familiari, ma ci sono, come dicevo, tanti gruppi e catene, e stanno aumentando: le due anime possono, debbono convivere, in una formazione costante di nuove culture d’impresa al passo con i tempi e le concorrenze.

Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, sostiene che l’Italia non si sappia raccontare. È così?

Credo che la comunicazione sia sempre più fondamentale: occorre sempre studiare formule nuove per colpire l’immaginario collettivo. Io in genere sono contraria alle grandi cabine di regia: penso che ognuno debba fare la sua parte, con gli strumenti e le modalità che ritiene più adatte per raggiungere i suoi target. Non si può dimenticare, comunque, che all’estero l’Italia è amata, è nei sogni di qualsiasi viaggiatore. È anche per questo che per la prossima stagione estiva (tranne qualche incertezza di questo giugno dal meteo incerto) si possono tracciare previsioni ottimistiche: supereremo senz’altro i numeri record segnati nel 2019.

(Alberto Beggiolini)

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