Dopo le richieste arrivate dal Comitato tecnico scientifico, riguardanti modifiche al protocollo delle Regioni sulle riaperture degli impianti (in sintesi: mascherina ovunque, cabinovie e funivie al 50% di occupazione, skipass a numero chiuso), ieri si è riunita la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, che in serata ha riapprovato il protocollo di apertura degli impianti da sci, rivisto adesso con i suggerimenti del Cts. “Ora sappiamo come potranno aprire gli impianti da sci – dice Roberto Failoni, assessore provinciale al Turismo di Trento -, rimane solo da capire il quando”. 



Dopo il via libera della Conferenza delle Regioni, il protocollo dovrebbe ottenere un nuovo ok dal Comitato, che comunque baserà ogni decisione soprattutto sui dati del contagio, ancora non esattamente tranquillizzanti. La stagione, insomma, resta ancora incerta: “Tramontata la data del 7 gennaio – continua Failoni -, come Regioni chiediamo con forza al Governo l’apertura degli impianti, e conseguentemente l’avvio della stagione invernale, per lunedì 18 gennaio. Ci sembra una proposta seria, che tenga conto anche della situazione epidemiologica. Adesso tocca al Governo decidere, il mondo della montagna ha bisogno di certezze, non possiamo continuare a vivere nel limbo più assoluto”.



“Sarebbe davvero la possibilità estrema, per salvare almeno le settimane bianche, il carnevale, e tirare avanti magari fino a Pasqua, il 4 aprile”, conferma anche Tullio Serafini, presidente dell’Apt Campiglio-Rendena.

La situazione resta incerta. Un’impasse ben riassunta dal sindaco di Courmayeur, Roberto Rota: “Non possiamo pensare che i costi fissi di gestione di una stazione – ha dichiarato – possano essere assorbiti in 30-40 giorni di apertura”. “Sicuramente il fatto di non avere certezza sulla data di riapertura delle piste da sci sta creando un danno enorme, non solo alla società di impianti di risalita, ma a tutto l’indotto, quindi a tutte le attività sulle piste e in paese. Il non avere una certezza di riapertura pregiudica le prenotazioni: tutto questo sta diventando insostenibile”.



La sensazione di impotenza è diffusa tra gli operatori della montagna-neve, anche se non manca chi vuole sperare ancora. Come il neopresidente della sezione Impianti a fune di Confindustria Trento, Luca Guadagnini, che vede nelle abbondanti nevicate che hanno trasformato in cartoline natalizie le skiaree, oggi deserte, un segnale di ottimismo: “La neve naturale potrebbe consentire il prolungamento di qualche settimana della stagione, recuperando in primavera parte delle perdite, soprattutto in alta quota. Anche se ormai è chiaro che la riapertura degli impianti non avverrà il 7 gennaio. Speriamo di poter riaprire non appena la curva epidemiologica lo consentirà”.