Mica solo Parigi val bene una messa. Con buona pace di Enrico IV (che coniò il motto convertendosi al cattolicesimo) oggi è l’intera Francia a valere una messa, un viaggio, una vacanza, risultato di attente operazioni di marketing strategico, di difesa delle particolarità, di valorizzazione dei giacimenti nazionali, di autopromozione un tantino sciovinista eppure così efficace. Tanto più che, dalla primavera all’autunno, ma poi anche d’inverno, chi immagina la Francia, oltre alla capitale, immagina soprattutto il suo sud, la Provenza e ancor più la Côte d’Azur, clima ideale per svernare, teatro di mille film, celebrata in suggestioni da bella vita, scelta dai vip di mezzo mondo, sognata da chiunque per provare almeno un sorso di quel mondo glamour, oggi un po’ meno statunitense e un po’ più Bentley o Rolls targate Qatar o Emirati. Un brand incredibile.



Al di là dell’immaginario e delle sue plusvalenze, quelle coste godono davvero dell’azzurro del loro nome, con un mare che sembra dipinto, ma ancor più di una solida industria dall’ospitalità, spesso ipertrofica, e della potenza dei miti: uno su tutti l’esempio di Saint Tropez, fino agli anni Cinquanta un tranquillo paesino di pescatori, subito esploso per la fama ottenuta dalla bellissima Brigitte Bardot, che proprio lì, dove la sua famiglia possedeva una piccola casa di vacanza, girò E Dio creò la donna, diretto dal regista e marito Roger Vadim. Ma ci sono poi anche atout belli concreti: il grande aeroporto internazionale di Nizza; trasporti pubblici (taxi compresi) numerosi e sicuri; viabilità accessibile; litorali con buone compromissioni tra stabilimenti e tratti di libero accesso, comunque serviti; l’utilizzo di analisi e big data; fino alle grafiche univoche e chiare per le indicazioni stradali e turistiche (una sciocchezza che però contribuisce a rendere al turista la vita più facile).



Certo, tutto ha un costo non indifferente, ma si sa, è la Côte, e qui si punta assai sul turista high spender. E bravi i francesi, ma non bisogna rosicare: la Francia è pur sempre alle spalle dell’Italia nella lista delle destinazioni preferite in Europa dai turisti stranieri. Però qualcosa da imparare c’è. Ad esempio la concentrazione di competenze nelle politiche e nelle comunicazioni sulla travel industry, che in Italia invece sono ripartite, a volte bissate e sovrapposte, tra numerosi, troppi enti, per non dire di Regioni, Comuni, ministeri e via dicendo. Oltralpe, il Comité Régional du Tourisme Côte d’Azur France (unico riferimento per la governance del settore) ha appena proposto dati (diffusi da montecarlonews.it) che confermano l’ottimo andamento della stagione, apparentemente uscita indenne dalle ripercussioni dell’inflazione. Anzi. La crescita dei prezzi ha innalzato i ricavi, per fatturati in aumento di quasi il 20% rispetto al 2022, ripartito sull’intera stagione: 22% a maggio, 31% a giugno,12% a luglio e 5% ad agosto. La spesa dei turisti è aumentata, tornando al livello storico: circa 120 euro al giorno per persona quest’estate contro i 90 nel 2022. “Si tratta di crescite drogate dall’inflazione, certo, ma che mal nascondono una indubbia crescita degli utili, in quanto solo una parte della differenza di prezzi viene assorbita dalla crescita dei costi, mentre il resto si trasforma in guadagno puro”, sostengono gli analisti del sito.



C’è di più: il tasso di occupazione alberghiera in Costa Azzurra ha raggiunto il 75% a maggio (con picchi al 90%) e l’80% a giugno: una primavera definita dagli operatori “eccezionale”. In luglio 2023 il tasso è stato dell’83% (rispetto all’84% nel 2022) e si avvicinerebbe all’85% nel mese di agosto (identico al 2022). Il tradizionale picco stagionale del weekend prolungato del 15 agosto si è leggermente attenuato quest’anno: 92% di occupazione alberghiera sulla Costa, rispetto al 95% nel 2022. A settembre, sulla base dei livelli di prenotazioni attuali, e considerando i grandi eventi sportivi in calendario (Coppa del Mondo di rugby, Campionato del Mondo Ironman) e la ripresa del turismo d’affari si stima che l’occupazione alberghiera media sulla costa sarà superiore al 75%. La destagionalizzazione, da queste parti, è già realtà consolidata. Così come la presenza di turismo straniero: i francesi sono meno della metà del totale.

La Côte attira clienti da ogni Paese: quest’estate il rimbalzo è stato nettamente più forte per i turisti provenienti dall’Asia (il doppio dello scorso anno) e dall’Oceania (+60%), ma anche dal Medio Oriente (+35%), dell’Europa centrale e orientale (+35%) e del Nord America (+30%). Tra i clienti stranieri, le cinque nazionalità più presenti quest’estate sulla Costa Azzurra sono britannici, italiani, nordamericani, tedeschi e scandinavi. E per il periodo da metà agosto a fine ottobre, le prenotazioni di voli di stranieri che giungono all’aeroporto di Nizza segnano il +41% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Questi risultati sono frutto del mix suggestivo che si ricordava, al netto del rovescio della medaglia, un dark side che vede i tumulti delle periferie (le frequenti rivolte delle generazioni-banlieue), la costanza della microcriminalità (proprio a Nizza sono nati i vol à portière, i furti portati a segno da ragazzini in scooter che affiancano gli automobilisti), la recrudescenza della narco-guerra marsigliese che lascia sulle strade una lunga scia di omicidi (circa 40 dall’inizio dell’anno).

Certo, sulla Promenade des Anglais o sulla Croisette tutto questo non si percepisce, ma è tanta polvere che finisce sotto tappeti ben stirati. E anche i fiori sugli alberi continuamente lasciati da chi vuole onorare la memoria delle 86 vittime dell’atto terroristico del luglio 2016, non riescono a scalfire chi resta seduto sulle famose chaises bleues, le sedie blu in ferro della Promenade: la Côte è sempre la Côte.

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