Quaranta strutture ricettive sparse tra Europa (Grecia), Canarie, Baleari, Africa (Tunisia, Kenya, Zanzibar, Madagascar, Maldive, Mauritius, CapoVerde, Egitto), Asia (Thailandia), Centroamerica (Messico, Repubblica Dominicana, Cuba, Giamaica) e Italia (Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia), sempre con uno spiccato “italian style”, che si riflette dalla gastronomia all’animazione, dalle attività alle “esperienze”. È Veratour, la compagnia fondata trentun’anni fa da Carlo Pompili, che oggi l’amministra dal quartier generale a Roma Eur, aiutato dai figli Stefano (direttore generale) e Daniele (general manager villaggi).
Direttore, state subendo anche quest’estate l’impatto della pandemia?
Ha presente tutti quegli affascinanti Paesi extra Ue che ha citato? Beh, oggi sono un miraggio, irraggiungibili – dice Stefano Pompili -, e i nostri 20 resorts restano tutti chiusi. Speravamo, e speriamo tuttora, in corridoi turistici aperti almeno per Egitto o Maldive, dove le situazioni sono controllabili, specie negli atolli dell’Oceano Indiano: voli Covid-free (li operavamo in collaborazione con Neos, ma oggi gli aerei sono a terra), viaggiatori con green pass, personale tamponato e via dicendo. Ma ancora non abbiamo visto niente: confidiamo nell’autunno…
Quindi poco estero e più Italia?
Tanta “più Italia”: i nostri Veraclub in Italia sono passati da sei a dieci, il 25% del totale. Abbiamo inaugurato nuove strutture in Sardegna (l’hotel Moresco di Santa Teresa di Gallura, completamente ristrutturato, un boutique hotel di dimensioni raccolte), in Sicilia (il Veraresort Grand Palladium di Cefalù, grazie alla joint venture con Palladium), in Puglia (in provincia di Lecce) e in Calabria (Borgo di Riaci, un piccolo hotel di trenta camere proprio sull’acqua, vicino a Tropea). Devo dire che si è trattato di scelte azzeccate: tutti i nostri villaggi italiani stanno lavorando al 100%.
Restano poi gli altri villaggi in Europa…
E cioè le nostre 12 strutture tra Grecia e Spagna, quattro delle quali sono rimaste chiuse, mentre le otto operative sono sottoccupate. Avevamo riaperto il 20 giugno, e tutto sembrava promettere bene. Poi però, circa tre settimane fa, è scoppiata la paura, diffusa da comunicazioni drammatiche ed eccessive, che hanno ravvivato incertezze e psicosi, portando a una raffica di disdette. Adesso sto vedendo sia in Grecia che in Spagna hotel pieni di tedeschi o inglesi, e i nostri (che ospitano solitamente i viaggiatori italiani) lavorare al 50%.
Pensa che il green pass non stia funzionando?
Io sono molto favorevole alla certificazione vaccinale, purché serva davvero a far viaggiare le persone. Oggi in Italia abbiamo il 65% della popolazione vaccinata, e quindi dotata del pass: perché non lasciarla libera di scegliere la propria destinazione?
Veratour l’anno scorso ha compiuto 30 anni d’attività, e in trent’anni non aveva mai chiuso un bilancio in rosso. Un trend che s’è interrotto con il consuntivo 2020?
Lo dico sommessamente, e solo perché me lo chiede lei, perché io avrei sorvolato. No, non abbiamo interrotto niente: il bilancio 2020 ha registrato un +1.8, poco sì, ma in positivo, e prevedo che anche quest’anno i valori saranno simili.
Un caso raro, nell’industria turistica italiana.
Il fatto è che nel 2020 avevamo cominciato bene, molto bene nei primi due mesi. Poi, il 9 marzo, s’è fermato il mondo: abbiamo riaperto solo in luglio e agosto. Ma quei primi mesi dell’anno, con i viaggi di Capodanno, ci hanno di fatto salvato, generando circa 58 milioni di euro. A tutto questo vanno aggiunti i ristori (pochi), il risparmio che abbiamo applicato alle spese di marketing e pubblicità (ad esempio i cataloghi sono stati realizzati solo on-line), la cassa integrazione (che abbiamo usato per non lasciare a casa i dipendenti). E infine il superbonus al 65% per la rigenerazione energetica, che stiamo applicando anche per la completa ristrutturazione di un vecchio hotel a San Teodoro, in Sardegna, che abbiano acquistato lo scorso gennaio (sarà pronto nel 2022).
Un altro anello nella catena Veratour, che conta ancora oggi su un’enorme fidelizzazione degli ospiti?
Solitamente, il nostro è un brand che genera il 42% di clienti fidelity, che prenotano di anno in anno. Ma quest’anno la percentuale è in netto aumento: nel villaggio di Costa Rei, in Sardegna, ad esempio, la percentuale arriva al 70%. Evidentemente diamo… dipendenza: chi soggiorna da noi si trova bene e vuole ripetere l’esperienza. La nostra formula club funziona. Per cui il cliente o già in struttura si assicura la vacanza per l’anno successivo (e certi chiedono addirittura anche la medesima stanza), o con largo, larghissimo anticipo va in agenzia per prenotare.
Se dovesse fare una previsione per il prossimo futuro?
Una fondata speranza, più che una previsione. Credo che quando finalmente il mondo sarà prevalentemente vaccinato e si potrà rialzare lo sguardo, quando si tornerà a una certa “normalità”, il turismo godrà di un grande boom, pari o superiore a quello che s’è visto dopo la guerra del Golfo. L’importante è trovarsi pronti.
(Alberto Beggiolini)
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