Addio alla vacanza in riviera tutto compreso, pensione completa a buon prezzo, in un hotel ministellato o in una pensione, ovviamente a gestione familiare, quella che la mattina sapeva servirti il caffelatte con fette di pane, burro e marmellata, a pranzo la lasagna col ragù di casa e la sera una zuppa “di stagione”. Adesso quella formula, che così tanto aveva inciso sulle fortune della riviera romagnola, la Mecca del turismo di massa dagli anni Cinquanta in poi, sembra destinata a restare solo un ricordo, schiacciato da un fenomeno dei tempi, una trasformazione legata non tanto a mode o trend, ma a necessità economiche.



Da alberghi a b&b, cioè bed and breakfast, dormire e prima colazione, insomma. Ma anche oltre: da alberghi a b, e basta, cioè un letto e stop. Perché in quest’estate 2024 sta esplodendo un fenomeno già iniziato da almeno qualche anno, cioè la riconversione di hotel in alloggi dormitori turistici, secondo il detto che vuole “la tavola mangiarsi il letto”, ovvero ogni possibile marginalità della struttura ricettiva: troppo onerosi gli obblighi della ristorazione in situ, tra personale, attrezzature e forniture, meglio quindi proporre solamente una camera dove dormire e semmai qualche pseudo-convenzione con caffetterie o ristoranti vicini.



Al moltiplicarsi degli alloggi dedicati agli affitti brevi turistici, da tempo ormai il grande incubo delle città ma anche delle destinazioni stagionali, al mare o in montagna (Confesercenti sostiene che in dieci anni sono scomparsi 2.790 hotel a uno e due stelle, sempre più schiacciati dalle aggressive politiche tariffarie degli hotel di categoria superiore e al tempo stesso sopraffatti dall’aumento delle proposte di appartamenti in affitto), gli albergatori superstiti cercano di rispondere come possono, ottimizzando i profitti eliminando le spese più massacranti, e optando nella sostanziale riconversione delle proprie strutture. Come accade, ad esempio, a Cattolica (ma succede in moltissime altre località turistiche italiane), uno dei centri più gettonati della costiera romagnola: qui – come riporta il Resta del Carlino – oltre 30 alberghi (su un totale di 200) si sono riconvertiti a bed and breakfast, secondo i dati delle associazioni di categoria. Sono oltre dieci in più rispetto all’anno scorso: stop alla pensione completa, solo pernottamento e al massimo la prima colazione.



“In questo momento serve una riflessione perché queste strutture hanno scelto di tagliare cucina e personale per restare sul mercato – ha commentato sul Resto Giuseppe Barbieri, presidente Adac (associazione con oltre 200 iscritti tra medie e piccole imprese horeca) – e si deve capire in che direzione stiamo andando. Alcuni clienti a formato famiglia o giovani chiedono questo, ma poi che ne sarà dei gruppi o di chi chiede tradizionalmente anche pranzo e cena in albergo?”. “Questo fenomeno del bed and breakfast fa riflettere – aggiunge Giovanni Ruggeri, segretario Confartigianato – perché fa intuire la fatica dell’impresa alberghiera e degli imprenditori privati. È normale tagliare il personale e i costi di gestione, ma dove andrà a finire il turismo di Cattolica? Credo che si debba ragionare su che tipo di turismo vogliamo, è arrivato il momento di alzare l’asticella, migliorare strutture e città e magari cercare un turismo anche d’elitè, con un alto potere d’acquisto, con nuove strategie promozionali”.

“Il fenomeno della riconversione in b&b – sostiene Giovanni Gaudenzi, vicepresidente associazione albergatori – riguarda soprattutto le piccole strutture sotto le 30 camere, che per mantenersi competitive scelgono di ridurre i costi di gestione”.

La situazione è simile in tutt’Italia, e i dati sono impietosi: nel 2011 in Italia lavoravano 10.266 hotel a 1 e 2 stelle, che offrivano il 13,3% dei posti letto del settore alberghiero. Oggi ne restano 7.476, per il 9,6% dei posti letto del comparto. Come dire: si salvi chi può…

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