È appena terminata la tre-giorni organizzata da SIO (la Scuola italiana di ospitalità varata da Cassa depositi e prestiti con TH Resorts) per il varo di un executive master, per ora rivolto ai direttori e ai manager TH, ma che successivamente sarà aperto ai quadri delle aziende del settore. Il master combina insegnamenti teorico-pratici sulle nuove competenze che il settore turismo richiede: leadership, gestione delle risorse umane, strategia aziendale, controllo di gestione, sostenibilità, tecnologia.
Mi perdoni, presidente Debellini, ma le sembrava il momento?
Sì. Noi crediamo che sia proprio questa l’ora di non ristagnare nelle difficoltà e nell’incertezza, ma di investire nel rilancio dell’intero comparto, puntando su uno dei pilastri su cui il turismo prossimo venturo dovrà necessariamente puntare: la formazione. Con un’attenzione particolare altri altri fondamenti: l’evoluzione digitale e la sostenibilità. Noi crediamo nel turismo che verrà dopo il Covid: le motivazioni che ci hanno portato ad affiancare Cdp nella creazione della Scuola non sono cambiate, anzi si sono ancor più irrobustite proprio nel progettare una risposta efficace alla crisi derivata dalla pandemia. Abbiamo iniziato la scorsa primavera, ancora in lockdown, con i corsi webinar, adesso abbiamo lanciato il master in Hospitality management. Il prossimo passo previsto sarà l’inizio dei corsi di studio per l’alta formazione, in collaborazione con l’università Ca’ Foscari.
Graziano Debellini, presidente dello storico gruppo TH Resorts (da qualche anno partecipato proprio da Cdp: una trentina di villaggi sparsi nelle più belle località italiane di mare e montagna), è convinto in un 2021 di netto recupero.
Perché i bilanci 2020, ovviamente, sono invece destinati a registrare una perdita consistente?
La flessione dei fatturati sarà vicina al 60%, dovuta all’interruzione della scorsa stagione invernale, ad una stagione estiva pur positiva, ma iniziata in forte ritardo e con le limitazioni di vendita che ci siamo imposti, e ad una nuova stagione invernale 2020/21 ancora del tutto incerta, messa in forte discussione dalla curva dei contagi e dalle conseguenti restrizioni imposte, per altro sempre variabili, in dipendenza dai dati raccolti, e compromessa anche dalla scarsa ricettività degli ospedali dei territori, impegnati a fronteggiare l’epidemia, con scarse disponibilità agli eventuali traumi di sci.
Ed infatti Valeria Ghezzi, presidente Anef, l’associazione dei gestori degli impianti di risalita, ha detto che “ci vorrebbe la sfera di cristallo per sapere se quest’inverno si scierà”. E aggiunge anche che “servirebbe innanzitutto un protocollo di sicurezza condiviso”. Adesso quel protocollo è stato rivisto e sembra essere in discussione tra la Conferenza stato-regioni e il Comitato tecnico scientifico.
È evidente che un’eventuale mancata apertura degli impianti ricadrebbe su tutta la filiera legata allo sci e alla montagna invernale: hotel, ristoranti, noleggi, scuole sci, una vera industria-inverno che vale circa dieci miliardi di euro, tra attività a monte e a valle, cioè tra impianti ma anche servizi di accoglienza e ristoro, imprese addette agli innevamenti (ma la neve programmata è adesso rinviata ad una data da definire), aziende di produzione degli impianti stessi e via dicendo. Nel quadro complessivo, dieci miliardi possono non sembrare una cifra colossale, ma sono comunque essenziali per la sopravvivenza di tutti i territori montani coinvolti. Sarebbe il caso di tentare un approccio diverso al problema, per affrontare insieme i possibili scenari.
Cosa vuol dire?
Credo che tutto il turismo italiano soffra di frammentarietà: in Italia c’è un universo di oltre 30 mila alberghi, una grande massa che però non ha mai acquistato una vera capacità contrattuale, dispersa in troppe rappresentanze che raramente dimostrano di fare squadra davvero, deprimendo così la possibilità di raggiungere risultati importanti in qualsiasi trattativa. Nel mondo della montagna mi sembra accada lo stesso, e ancor più spesso vedo il Governo affrontare questi problemi con ritardi e distrazioni. Sarebbe ora di stabilire un vero tavolo di confronto, con i giusti poteri decisionali per garantire trasparenza, omogeneità e un minimo di tempestività, tanto per scongiurare agli operatori investimenti consistenti ma “al buio”. Un tavolo che affronti i problemi ma anche le opportunità che oggi vanno sprecate, come i finanziamenti europei sui costi fissi delle strutture ricettive, mai richiesti e mai arrivati. La pandemia ha colpito duro, e la lunga filiera del turismo è forse il settore che sta soffrendo più degli altri. Servirà molto tempo per risanare i danni creati, ma oltre a ristori e bonus serviranno anche piani innovativi di sviluppo e crescita. Si è già perso troppo tempo.
So che è un esercizio azzardato, ma se dovesse fare una previsione sulle prossime settimane, crede che si potrà trascorrere il Natale sulle piste?
Io so solo quello che sanno tutti, cioè nulla. Posso però parlare delle nostre certezze, e cioè che le nostre strutture, quando si potrà, saranno pronte a riaprire, con tutte quelle precauzioni che i nostri protocolli avevano già stabilito per la stagione estiva. Una stagione che ha visto i resort TH indenni, senza nemmeno un caso di positività registrato, malgrado i costanti tamponi effettuati. Detto questo, stiamo ipotizzando vari scenari, dall’apertura nelle prime settimane di dicembre, a quella subito dopo Natale, fino ad una terza chance, verso fine gennaio, con due mesi pieni: oltre non si può andare, visto che i costi supererebbero di molto le entrate.
Nonostante tutto, però, vi preparate al rilancio…
Certo, e non solo con la formazione del nostro master, ma anche con nuovi investimenti. Abbiamo da pochi giorni siglato un accordo per la gestione di una nuova struttura, la Baia degli Dei a Le Castella, in Calabria, un beach resort da duecento camere affacciato sul mare, con spiaggia privata: un altro gioiello che è entrato nel nostro bouquet. Ma stiamo studiando anche altre strutture, per allargare ancora di più l’offerta TH. Il vaccino contro il Covid sta per arrivare, e con il vaccino credo si profili sempre di più un ritorno alla normalità. Puntiamo con ottimismo alla stagione estiva 2021 e alle successive: contiamo in tre anni di riuscire a raddoppiare il fatturato del 2019.
Bilancio 2020 in sofferenza, ma capacità di nuovi impegni, insomma.
Una capacità dovuta, ovviamente, alle possibilità che ci sono state offerte dall’ingresso nel nostro capitale di un investitore come Cassa depositi e prestiti, che ritiene il turismo uno degli asset fondamentali per il nostro Paese, e sta facendo passi importanti per salvaguardarne anche il patrimonio immobiliare, messo a rischio svendita dalla situazione attuale.
(Alberto Beggiolini)