Uno sguardo alle maggiori destinazioni turistiche di mare e monti potrebbe indurre a ritenere superata ogni crisi, viste le consistenti presenze in questa settimana di Ferragosto. Ma basta esaminare i registri delle prenotazioni (che a fine agosto s’interrompono, visto che i periodi successivi erano un’esclusiva dei vacanzieri stranieri, oggi evaporati), o fare l’appello dei rari hotel aperti nelle città in genere, e in quelle d’arte in particolare (desolanti le immagini di Milano, Roma o Venezia semideserte), per rendersi conto della situazione. La realtà è che non siamo ancora nella fase post-Covid, siamo e resteremo in fase Covid ancora per mesi, e i bilanci del 2020 rischiano di passare alla storia (insieme al crollo del Pil) quali i peggiori dal dopoguerra. Una situazione che vede il turismo in prima linea, bersaglio di incertezze, restrizioni, frontiere a singhiozzo, rinunce per motivi economici. Graziano Debellini è presidente di TH Resorts, da quarant’anni uno dei gruppi leader in Italia per il segmento leisure, con 28 strutture sparse nelle località più belle del Paese.



Presidente, com’è la situazione in TH e in genere come giudica la salute del turismo oggi in Italia?

Sembra che un imprevedibile uragano abbia investito il pianeta, mettendo in discussione valori che si davano scontati, quali la salute e il lavoro. Il turismo, che stava iniziando un anno straordinario, è entrato subito in questo vortice, che vuole riportarlo ai valori di fine anni Ottanta. Per noi si presentava un 2020 eccezionale, in cui dovevamo raccogliere i frutti di tre anni interi di crescita e sviluppo. Ma bisogna guardare avanti: dopo il comprensibile smarrimento iniziale, sta adesso emergendo un’urgenza di cambiamento a tutti i livelli. Oggi abbiamo aperti 20 villaggi, pur limitandone la ricettività per garantire i distanziamenti, e osservando ogni possibile indicazione sulle prevenzioni e la sicurezza sanitaria. Proprio in questi giorni è arrivata anche la survey, un’analisi sui circa ventimila questionari sulla soddisfazione degli ospiti nelle strutture TH nel mese di luglio. L’80% degli intervistati ha apprezzato il nostro prodotto, e di questi il 20% ha dichiarato di aver trovato i servizi erogati superiori alle aspettative. Ancora l’80% ha espresso il desiderio di replicare una vacanza in resort TH. È un risultato che ci conforta e da una nuova spinta alla nostra impresa.



Come giudica le misure per il turismo inserite nel “decreto agosto”?

Mi sembra vi siano circa tre miliardi per turismo e cultura, tra sostegno alle imprese, sgravi contributivi, proroga della cassa integrazione per i lavoratori del turismo, tax credit per affitti, agenzie di viaggio e tour operator, sospensione rate dei mutui, no Imu per il settore turistico, riqualificazione delle strutture ricettive e balneari, nonché aumento del fondo per il ristoro ai Comuni per la mancata riscossione dell’imposta di soggiorno e proroga per gli esercenti dell’esonero dalla tassa di occupazione di spazi e aree pubbliche. Un po’ di tutto, nell’ottica della sopravvivenza: mancano però ancora misure e piani strategici per rivedere completamente gli asset del settore, ponendo le basi per ripartire con i giusti criteri. È necessario un salto di qualità nel dialogo tra il mondo turistico e il Governo, e in particolare con il ministro Dario Franceschini e il suo vice, Lorenza Bonaccorsi. Le critiche anche reciproche devono trovare una strada e non innanzitutto stabilire chi ha ragione e chi ha torto. Da questo punto di vista, dopo la tragedia del comparto accaduta in questo frangente, non si può non sottolineare la necessità di un vero, strutturato ministero dedicato solo al Turismo che, in collaborazione con le Regioni, costruisca un progetto adeguato. L’attuale frammentazione di deleghe e il disordine promozionale con cui ci presentiamo normalmente sulla scena internazionale non favoriscono nessuna prospettiva. Sono convinto che le attuali circostanze siano un aiuto e uno sprone a superare ogni campanilismo.



Appare oggi sempre più evidente la necessità di una nuova cultura dell’impresa turistica, e di un’adeguata crescita professionale degli addetti e del management.

Quasi profeticamente, da due anni abbiamo dato il via – con il supporto dell’Università Ca’ Foscari – al progetto della nuova Scuola di Ospitalità, al Lido di Venezia, proprio nella convinzione dell’assoluta necessità di un corso di laurea professionalizzante che prepari personale e quadri ai nuovi canoni del turismo prossimo venturo. Un progetto che non sarebbe stato possibile senza la preziosa collaborazione di Cdp, che coraggiosamente ha inserito lo sviluppo del turismo tra le sue priorità, riconoscendo al comparto l’importanza di quel 14% di Pil prodotto ogni anno, per il 17% dell’occupazione totale nel nostro Paese. Eppure finora il turismo in Italia si condensava in una semplice analisi dei rischi, affidando solo all’iniziativa privata (spesso ovviamente solo difesa di posizioni acquisite) la tenuta del settore, esposto come si vede bene adesso a mutevoli fattori meteorologici, sanitari, politici.

In questa difficile estate 2020, su cosa avete potuto far conto per la vostra tenuta d’impresa?

Il cliente è tornato a essere al centro di ogni attenzione, fatto che ha riproposto modalità di cura spesso superate, meno self e più servizio. E proprio queste nuove, vecchie modalità stanno di fatto arricchendo la vita e i rapporti nei nostri villaggi. Ecco, direi che la nostra tenuta è confortata dalla stima, dalla fiducia, dalla disponibilità che abbiamo percepito anche nei confronti dei protocolli sanitari che abbiamo voluto adottare. Il nostro valore è dato dal capitale umano, dal coraggio con cui sono stati affrontati anche i rischi inevitabili connessi con la convivenza, dall’umiltà con cui si sono affrontati cambiamenti di consuetudini acquisite.

Recentemente il vostro gruppo è stato destinatario di un poderoso investimento da parte del sistema finanziario, con la garanzia di Sace. Pensate di utilizzarlo solo per pareggiare i problematici bilanci di quest’anno?

Nient’affatto. Pensiamo invece a un ulteriore e poderoso sviluppo, basato sulla forza dei nostri collaboratori, le persone che ci consentiranno di costruire una nuova, impegnativa tappa della nostra storia. E non solo entro i confini della nostra azienda: a noi, anche per l’autorevolezza dei nostri soci, viene chiesto di contribuire al rilancio di tutto il comparto turistico, dalla Scuola di Ospitalità a nuovi progetti di digitalizzazione. Sono impegni importanti, che richiedono cambiamenti e disponibilità anche a tutto il nostro consiglio, chiamato ad accompagnare con decisioni adeguate questo processo straordinario. Nello sviluppo di TH vogliamo innanzitutto collaborare insieme ad altri affinché tutta la potenzialità occupazionale del turismo possa esprimersi e dare una vera stabilità a tutti i lavoratori del comparto. In tal senso, una priorità allo sviluppo nel Sud d’Italia, in primis ristrutturando e bonificando tante strutture che sono deteriorate e sono uscite dagli standard italiani ed europei ed altre realtà lasciate incompiute o abbandonate. Dopo vent’anni di presenza di TH nelle principali regioni del Sud abbiamo potuto constatare la straordinaria bellezza dei luoghi e il valore di tantissimi lavoratori. Nella nostra azienda molti di quelli che abbiamo chiamato “i ragazzi del Sud” oggi sono diventati figure direzionali importanti, che godono di tutta la stima del gruppo. Siamo fiduciosi che l’attuale Governo, con il suo ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, saprà indirizzare risorse importanti che l’Europa ci da in questi momenti per questo obiettivo. Sarebbe strategico inoltre sviluppare una complementarietà con la montagna, e superare così la fragilità della stagionalità.

(Alberto Beggiolini)