L’85esima assemblea generale Hotrec (l’associazione di hotel, ristoranti, bar e caffè in Europa) a Stoccolma ha rinnovato i suoi organi direttivi: Alexandros Vassilikos (a capo della camera ellenica degli hotel) è il nuovo presidente; suo vice è stato confermato Marc Van Muylders (Belgio). Ad Hotrec aderiscono 47 associazioni nazionali di 36 Paesi, in rappresentanza di oltre due milioni di imprese, con un fatturato di 607 miliardi di euro e dodici milioni di lavoratori. Tre gli italiani eletti ai vertici della Confederazione Europea degli imprenditori del settore dell’ospitalità, in rappresentanza di Federalberghi e Fipe: Alessandro Cavaliere rappresenterà l’Italia in seno all’executive committee di Hotrec, organo di governo dell’associazione; Antonio Flamini farà parte del financial committee e Andrea Chiriatti è stato eletto nel Sectoral social dialogue committee.



“Le imprese nel settore dell’ospitalità e del turismo (il 90% delle quali microimprese) – ha detto Vassilikos – sono una risorsa fantastica per l’economia e la società europea. Hanno il potenziale per innovare e trasformarsi. Oggi, la priorità è aiutarli a superare grandi sfide come l’aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari e la carenza di manodopera. Non dimentichiamo che ci stiamo ancora riprendendo da anni di chiusura senza precedenti e di fronte a una guerra sul suolo europeo. Allo stesso tempo, dobbiamo gettare le basi di un’ospitalità sostenibile, affinché il settore continui a contribuire in modo significativo all’Europa e ai suoi cittadini”. I leader dell’industria dell’ospitalità europea hanno invitato a dare priorità alla ripresa delle attività ricettive e turistiche, ponendo un’attenzione particolare alle PMI e alle loro esigenze. Negli ultimi due giorni, i rappresentanti dell’associazione dei membri Hotrec hanno riflettuto sulle loro priorità: come sopravvivere all’attuale crisi energetica, affrontare la carenza di manodopera, gestire la sostenibilità e le transizioni digitali e gli affitti a breve termine.



Considerando che “l’Europa è la principale meta turistica mondiale; che il turismo riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo di molte regioni europee, soprattutto di quelle in ritardo di sviluppo, per la forte ricaduta che produce e il suo potenziale di creazione di posti di lavoro, specialmente per i giovani; che il turismo ha inoltre dato prova di una notevole resilienza e ha subito una crescita costante persino durante la recente crisi” (tutte considerazioni espresse dall’Ue nel sito della Commissione), oggi appare particolarmente obsoleta la posizione espressa sempre dalla Commissione: “Il turismo non rientra tra gli obiettivi tematici previsti dai regolamenti che disciplinano i Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE), in quanto costituisce uno strumento o un settore piuttosto che un obiettivo. Tuttavia i regolamenti prevedono numerose possibilità per investimenti in turismo intelligente”.



Di intelligente, oggi, per il turismo si fa in realtà ben poco, lasciando l’intero settore (più di altri) appeso alla volatilità del mercato dell’energia, con tutte le incertezze contabili che impediscono qualsiasi programmazione e che stanno spingendo molti operatori a sanguinosi stop. Quando, chissà quando, l’Europa saprà finalmente decidere linee comuni d’intervento mitigante, quasi certamente per molti sarà troppo tardi, vista la fragilità di una convalescenza ancora non terminata. “Il comparto turistico, seppure in netta ripresa, potrebbe non aver ancora recuperato del tutto i livelli del 2019, neanche nel terzo trimestre del 2022”, sostiene Confindustria nel suo recente rapporto sullo stato dell’economia italiana.

“Dopo il profondo shock subito nel 2020 con la pandemia, nel 2021 il turismo in Italia ha registrato un parziale recupero, con un sostanziale incremento rispetto all’anno precedente delle presenze di italiani e stranieri negli esercizi ricettivi (+39%) e della spesa dei turisti internazionali (+23%), senza però riuscire a colmare il divario rispetto ai livelli pre-pandemia, soprattutto in termini di presenze di turisti dall’estero (-52% rispetto al 2019)”. Ma “la piena ripresa di questo settore è cruciale per le prospettive di crescita dell’intero sistema economico italiano”. Non sembra però che tutti ne siano consapevoli.

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