Che la filiera dell’industria del turismo sia particolarmente lunga e ramificata lo si è ripetuto più volte da ogni osservatorio. Ma forse non si sono mai forniti esempi concreti, proprio perché la vastità dei riverberi è talmente profonda da consentire a stento la computisteria. Adesso, però, con la devastante crisi in atto, sono tanti i settori altri che stanno facendo i conti sulle perdite connesse alla paralisi del turismo. Ecco allora l’analisi fornita da Coldiretti, in uno studio appena licenziato.
L’emergenza Covid, secondo lo studio dell’organizzazione sulla base di dati Bankitalia, è costata complessivamente 25 miliardi di mancati introiti al turismo solo per il drammatico calo di viaggiatori stranieri nei primi undici mesi del 2020, con un conseguente pesante calo del Pil, previsto ancora “in sofferenza nei prossimi mesi, secondo la Commissione Ue, che ritiene peraltro che il turismo si riprenderà più lentamente, dato che i turisti, specie quelli di altri continenti, si pensa ritorneranno solo gradualmente, con il diminuire dell’incertezza”. Da tutto ciò, si è verificato – sottolinea Coldiretti – un calo del 59% della spesa dei viaggiatori stranieri in Italia che è risultata pari a quasi 17 miliardi di euro per un totale di 37,6 milioni di turisti nel periodo considerato.
Un particolare focus è stato compiuto da Coldiretti sul Veneto. “Nel 2019 gli stranieri in arrivo in Veneto erano oltre 13 milioni, pari a 48 milioni di presenze durante l’anno. A causa del Covid i turisti internazionali arrivati nel 2020 sono stati poco più di tre milioni, per 15 milioni di presenze. Il crollo del turismo internazionale nei primi undici mesi dello scorso anno – sostiene Coldiretti Veneto – ha inciso pesantemente sul fatturato agroalimentare regionale, con scarse prospettive di rapide riprese”.
È un vuoto pesante, che grava sulla lunga filiera che si ricordava: mancate spese nell’alloggio, nell’alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir e altro ancora. “Il cibo – precisa Coldiretti – era diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia, con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche. A essere colpite sono state soprattutto le città d’arte, le storiche mete del turismo dall’estero, con trattorie, ristoranti e bar praticamente vuoti. In difficoltà anche gli agriturismi, dove gli stranieri in alcune regioni rappresentavano tradizionalmente oltre la metà degli ospiti nelle campagne”.
Adesso, a pesare sono anche gli effetti dello stop al turismo invernale “non solo sulle piste da sci, ma – sostiene l’analisi di Coldiretti – sull’intero indotto delle vacanze in montagna, dall’attività dei rifugi alle malghe con la produzione dei pregiati formaggi. Proprio dal lavoro della stagione invernale dipende buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole, che con le attività di allevamento e coltivazione svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico, l’abbandono e lo spopolamento”.
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