Con la stagione estiva ormai agli sgoccioli, l’Italia si appresta a fare i conti con un record di presenze turistiche senza precedenti. Mentre il trionfo olimpico entusiasmava, un’ondata di visitatori ha raggiunto le località turistiche più ambite del Paese.
Ma questo boom ha portato con sé anche una congestione preoccupante, oscurando il tanto sbandierato principio di sostenibilità. Per parlare veramente di turismo sostenibile però, è essenziale non dimenticarsi il vero significato di sostenibilità.
Overtourism
Partiamo dalle basi. Quest’estate ci ha testimoniato come il settore turistico abbia vissuto una vera e propria esplosione, con un aumento vertiginoso delle presenze che ha portato, in molte località, a un sovraffollamento. Questo fenomeno, noto come “overtourism”, ha messo a dura prova le infrastrutture, minacciando l’ambiente e creando tensioni con le comunità locali. È quanto è accaduto per esempio in Sardegna, travolta dal turismo di quest’estate: a San Teodoro, durante il mese di agosto, il numero di presenze è schizzato da 5mila a 100mila. La sindaca Testone ha evidenziato le conseguenze di questo incremento vertiginoso, con problemi legati alla disponibilità d’acqua, oltre al sovraffollamento delle spiagge. Situazioni simili si sono verificate a Stintino, dove la spiaggia della Pelosa ha registrato un record di 12mila richieste al giorno per soli 750 ingressi consentiti.
Gli effetti dell’overtourism sono duplici: ambientali e sociali. Sul piano ambientale, i danni sono evidenti: degrado delle aree naturali, traffico e rifiuti in aumento che compromettono la qualità dell’aria e l’accesso alle risorse idriche e, nei casi più gravi, perdita di biodiversità. Sul piano sociale, invece, la congestione urbana e l’aumento dei prezzi rendono più difficile l’accesso ai servizi per i residenti, erodendo la qualità della vita e le tradizioni locali.
Il punto di equilibrio
L’aggravarsi di questo fenomeno è strettamente legato alla sostenibilità e all’equilibrio che essa implica. La gestione del turismo, come accade in ogni ambito legato alla sostenibilità, richiede il raggiungimento di un compromesso tra i diversi stakeholder coinvolti: visitatori, comunità locali, autorità, settore dei trasporti e alberghiero, e imprese turistiche private.
Per affrontare l’overtourism, ciascuno degli attori deve fare la propria parte. In Sardegna, ad esempio, la Regione ha introdotto il numero chiuso per diverse spiagge, come Rena Bianca e Cala Goloritzè, accessibili solo tramite prenotazione e pagamento di un ticket. A Baunei, invece, le spiagge di Cala Mariolu, Cala Biriola e Cala dei Gabbiani prevedono una sosta limitata a circa un’ora e mezza per i visitatori che arrivano con i barconi, garantendo così una migliore esperienza e accessibilità a tutti.
Oltre alla regolamentazione, ci sono poi strategie complementari di altri soggetti che possono riguardare la diversificazione dell’offerta turistica, strategie di marketing e comunicazione efficaci, piani di multe e tassazione e prodotti turistici più innovativi. La sola applicazione di queste misure non è tuttavia sufficiente e non esiste ancora, tra l’altro, una mix di iniziative vincente. Per questo, è essenziale che ciascun attore comprenda e adotti innanzitutto il concetto di sostenibilità, condividendone il vero spirito e attivando un cambiamento culturale più profondo.
La sostenibilità nel turismo deve essere, infatti, intesa da tutti come un equilibrio tra business, ambiente e dimensioni sociali. Un delicato bilanciamento in cui ogni parte deve operare sfruttando le opportunità e tenendo conto dei compromessi necessari che si presentano. In altre parole, significa capire come operare efficacemente all’interno dei limiti imposti non solo dalla natura, ma anche dalle realtà sociali.
In questo contesto, l’educazione gioca un ruolo fondamentale. Se le strategie per contrastare l’overtourism possono essere già implementate, più o meno efficacemente, la sfida educativa è di gran lunga più complessa, poiché richiede un cambiamento profondo, alla radice. L’educazione alla sostenibilità è un’azione trasformativa, che va ben oltre la semplice informazione e che richiama un vero e proprio processo di trasformazione culturale e collettiva.
La prossima estate
Ora che l’estate volge al termine e le città ritornano alla quiete, non possiamo ignorare il rischio che il turismo, se non gestito con cura, si trasformi in un’esperienza insostenibile. L’overtourism è il campanello d’allarme che minaccia l’equilibrio tra profitto, ambiente e comunità.
Le soluzioni, che siano restrizioni o strategie più ampie, devono nascere da una comprensione condivisa della sostenibilità e una visione comune tra i soggetti interessati. Solo con questa consapevolezza potremo parlare, in futuro, di un turismo realmente sostenibile.
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