Non c’è solo la variante Omicron, con il suo strascico di contagi ad ampio raggio, a impensierire il mondo del turismo e della ristorazione, che rischia un nuovo stop o quanto meno un’attività a singhiozzo. Il 2021 ha infatti fatto conoscere un ospite davvero indesiderato: il caro bollette. E all’orizzonte si staglia l’iceberg della scadenza, fissata al 31 dicembre, degli ammortizzatori sociali: secondo Confesercenti, dal 1° gennaio 2022 almeno 200mila lavoratori si troveranno senza copertura se non ci sarà una proroga immediata della Cig.



A soffrire di più sarà il comparto alberghiero, specialmente nelle città d’arte, e quello delle agenzie di viaggio, con il 95% delle imprese con dipendenti in cassa integrazione. Paura scatenata dall’aumento dei contagi, rincari delle bollette e restrizioni del Decreto Vigilia rischiano di far arenare l’attività delle imprese turistiche e della ristorazione? Come sarà l’inizio del 2022? Che cosa bisognerebbe fare per aiutare queste attività? Lo abbiamo chiesto ad Augusto Patrignani, presidente della Confcommercio della provincia di Forlì-Cesena.



Il 31 dicembre 2021 scadono gli ammortizzatori sociali d’emergenza. Senza una loro proroga che cosa potrà succedere?

Il nostro auspicio è che, alla loro scadenza, gli ammortizzatori sociali siano prorogati, alla luce soprattutto del momento che stiamo vivendo, visto che si parla di chiusure, perché la situazione sembra di nuovo fuori controllo. Abbiamo bisogno che la cassa integrazione venga prorogata almeno per il periodo invernale. E’ chiaro che tutto dipenderà dal fatto se il settore della ristorazione potrà rimanere aperto oppure no. Nel primo caso andiamo incontro a minori problemi, perché avremmo anche delle ricadute positive sul fronte dell’occupazione.



Anche turismo e ristorazione fanno i conti con le quarantene di lavoratori e dipendenti che risultano positivi?

Purtroppo il problema della quarantena è stato preso un po’ sotto gamba. Non possiamo mettere in quarantena chi non è contagiato e se uno è stato a contatto con un non infettato dopo due o tre giorni è comunque possibile capire se si è infettato a sua volta o no. All’inizio questo sistema poteva essere utile, perché ancora sapevamo poco di questa malattia, ma oggi è un controsenso.

Quindi siete favorevoli a una riduzione della quarantena per i vaccinati con le tre dosi?

Certamente, altrimenti a che servono le vaccinazioni? Non possiamo fermare le attività, mettendo in quarantena tutti quelli che sono entrati in contatto con un contagiato. Così, poco alla volta, blocchiamo non solo il lavoro, ma tutto il paese.

Le Regioni chiedono l’imposizione del Green pass rafforzato anche sul luogo di lavoro, sia che si tratti di un impiego pubblico che privato. Così, chi non è vaccinato o guarito dal Covid rischierà la sospensione senza stipendio. Che ne pensa?

Resto dell’idea che sarebbe stato necessario rendere la vaccinazione obbligatoria per non avere tutti questi problemi. Nel mondo del lavoro chi non si vaccina mette in difficoltà l’imprenditore, che è il responsabile ultimo della propria azienda. Nello stesso tempo è un problema anche non poter contare sui propri dipendenti perché non si sono vaccinati. I dipendenti sono importanti per mandare avanti un’impresa, un’attività. Sono misure magari anche giuste, ma non sono certo la strada migliore da imboccare.

Quanto pesano le restrizioni introdotte dal decreto Vigilia? Hanno impattato anche sul Natale?

Il Natale, tutto sommato, è andato abbastanza bene, gli esercizi hanno lavorato, anche perché la situazione dei contagi era più sotto controllo.

La Omicron sta provocando una marea di cancellazioni delle prenotazioni per Capodanno. Quale sarà la ricaduta sul turismo e sulle attività dell’indotto?

Il Capodanno è un po’ a rischio, abbiamo molte perplessità, proprio perché i contagi sono in crescita, le regioni possono tornare in zona gialla e ci sono le restrizioni previste dal decreto Vigilia. Tutto questo ha fatto aumentare le disdette.

Oltre all’epidemia, turismo e ristorazione sono alle prese anche con il caro bollette. Quanto pesano questi rincari?

Stime precise non ne abbiamo, ma il caro bollette è un’altra mazzata, che va a sommarsi al calo dell’occupazione e ai vari costi che le strutture ricettive devono mettere in campo. Le bollette nei settori turismo e ristorazione sono una voce di costo importante, è oggi sono insostenibili, anche perché gravate da molte imposte.

A fronte di questi problemi, al di là della proroga della Cig, quali altri interventi bisognerebbe adottare per evitare una nuova caduta dei ricavi e una nuova frenata delle attività?

Siamo in una situazione davvero delicata e complicata. Il mondo imprenditoriale, compreso quello turistico e della ristorazione, avrebbe bisogno soprattutto di un taglio delle tasse. È una necessità.

Servono nuovi ristori, moratorie fiscali, crediti d’imposta…?

Se non si riesce ad attutire il caro bollette, serviranno sicuramente nuovi ristori.

Con quali aspettative il mondo del commercio, del turismo e della ristorazione guardano al 2022?

Come già nel 2021 turismo e ristorazione nelle zone balneari non andranno incontro a problemi così pesanti come quelli che hanno affrontato e dovranno affrontare gli esercizi ubicati nelle città d’arte. L’inizio del 2022 comunque non si preannuncia affatto semplice.

(Marco Biscella)

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI