Usa parole fortissime Massimo Caputi, Presidente Federterme, nell’intervento su Il Sole 24 ore di oggi con cui – rifiutando l’accusa di muovere un ingiustificato catastrofismo – parla di ecatombe di posti di lavoro e imprese nel settore del turismo. Caputi scrive: “Si parla di tutto in questi giorni di stesura (riservata) del Recovery Plan, ma nessuno pronuncia la negletta parola “turismo”. Ci si riempie la bocca di ogni ipotesi di intervento: magica digitalizzazione, infrastrutture, ambiente, sanità, ecc ma pare che la parola “turismo” non sia nel vocabolario del sistema di governo“. Nel mirino di Caputi è finita anche la bozza del decreto Rilancio 2 che sta circolando in questi giorni nei palazzi romani, colpevole di accomunare “le problematiche del lavoro nel turismo a quelle dei metalmeccanici; sbagliatissimo“. Caputi entra nel dettaglio: “Per esempio, la bozza di Decreto interviene sull’art. 93 del “Decreto rilancio”, ma non modifica il comma 1-bis, che ha imposto l’obbligo di proroga della durata dei contratti a termine per un tempo corrispondente ai «periodi di sospensione lavorativa» che siano stati conseguenti all’emergenza epidemiologica; è di tutta evidenza, infatti, come sia impossibile per le aziende turistico-termali dover riattivare numerosi contratti a termine a stagione finita, quando magari l’azienda ha programmato la chiusura o, comunque, a esigenze sostanzialmente cessate; addirittura in una Faq del ministero del Lavoro del 31 luglio, è stato espressamente precisato che i contratti stagionali rientrano nel perimetro di applicazione della norma e che per «sospensione lavorativa» si deve intendere non solo quella derivante da periodi di cassa integrazione correlati all’epidemia, ma anche, a titolo d’esempio, quella correlata alla fruizione delle ferie; la vicenda ha dei risvolti paradossali e la scadenza del contratto rischia di spostarsi in avanti in modo indefinito“.
“TURISMO, ECATOMBE DI POSTI DI LAVORO E IMPRESE”
L’unica speranza di Caputi è che “questa bozza sia un caso di fake news, perché se non lo fosse, sarebbe stata scritta da soggetti che non hanno la più pallida idea di come funzioni e operi un’impresa turistica, del tutto dissimile dalle altre imprese industriali e di servizi. Parliamo dei lavoratori nel turismo che in estate superano i 3 milioni e sono il 15% degli occupati totali del Paese; il numero dei dipendenti inattivi nel turismo e termalismo è un dato terribile: dell’87,7% di inattivi, mentre negli altri settori oggi il numero di addetti inattivi è inferiore al 20 per cento“. Secondo il presidente di Federterme, la classe dirigente è colpevole di guardare al futuro prossimo con eccessivo ottimismo: “Nei vari webinar, che si susseguono a decine, si sentono lamentele e petizioni di ogni genere, ma tutte miranti al breve periodo, ipotizzando che il 2021 sarà un’alba luminosa. Erratissimo”. Egli infatti sottolinea: “Le previsioni europee più credibili ritengono che forse nel 2023 si arriverà a recuperare i livelli di flussi del 2019 e non si risolve la gravissima problematica del turismo solo estendendo la cassa integrazione, che peraltro dovrebbe essere superata da modelli di sostegno più evoluti e adeguati alla specificità dell’ impresa turistica, o varando i voucher per le famiglie, o dando finanziamenti a 6 anni che nessuno sarà in grado di rimborsare“. Per passare dalla critica alla proposta, Caputi elenca anche 5 azioni che a suo dire sarebbero in grado di aiutare un settore in gravissima crisi come il turismo:”1) Allungare assolutamente a 15 anni i finanziamenti ex art. 13 Decreto Liquidità (oggi a 6 anni); 2) Incentivare in modo consistente le imprese ad aprire, dando loro le somme destinate alla cassa integrazione in proporzione ai fatturati persi; 3) Riattivare l’ art. 8 della L. 388/2000 per tutti gli investimenti del settore turistico e termale e su tutto il territorio nazionale, è una norma fondamentale; 4) Estendere il contributo a fondo perduto (utilizzando le risorse del Recovery Plan), per le imprese turistiche e termali, senza limite di fatturato, per tutto il 2020 e per almeno il 30% del fatturato perso; 5) Varare un decreto “semplificazione turismo e terme”, settore oggi affogato da burocrazia“. Poi l’amara conclusione sul quotidiano di Confindustria:”Se nessuno parla di turismo seriamente si assisterà a un’ecatombe di imprese e di posti di lavoro che non ha eguali dal dopoguerra in Italia e non è catastrofismo”.