Per la travel industry l’Italia è un grande magnete, in grado attrarre una fetta consistente del turismo mondiale. E per l’Italia il turismo è un asset fondamentale, che pre-pandemia valeva (in aggregato con i segmenti della sua lunga filiera) più del 13% del Pil, e che oggi sta rapidamente raggiungendo medesimi livelli, dopo gli anni di stop dai quali è riemerso grazie a un’auto-resilienza sconosciuta in altri comparti.
Se n’è discusso al recente primo Summit Hotellerie Pambianco (la società milanese di lyfestile fondata nel 1977), centrato sul ruolo dell’Italia nel nuovo turismo mondiale, un incontro tra esperti e protagonisti sulla base di uno studio che ha fotografato il settore del turismo e del viaggio.
Si diceva del Pil generato nel 2019, ultimo anno prima del Covid; Pambianco ha aggiunto che, nel 2021, con un valore aggiunto di 179 miliardi di dollari in crescita del 58% sull’anno precedente, il turismo ha pesato per il 9,1%, impiegando in Italia 2,6 milioni di addetti, l’11,6% sul totale degli occupati. Si parla di un settore che, anche considerando solo il segmento dell’hospitality, ha un saldo attivo di 8,6 miliardi di euro nel 2021, con un trend di crescita importante che ha visto un saldo attivo di 12,7 miliardi di euro, frutto della grande capacità attrattiva dell’Italia, che ha reso possibile l’incoming di 51,4 milioni di turisti nel 2022 (ne mancano ancora 10 milioni per tornare ai livelli del 2019).
Lo studio è quindi proseguito con un’analisi puntuale dei flussi turistici mondiali, e con la previsione per il nostro Paese, dove l’offerta ricettiva è destinata a un innalzamento di livello, per rispondere sempre meglio a una clientela internazionale di alto livello. In Italia gli alberghi sono circa 32mila, ma quasi tre quarti sono di fascia economica (55% 3 stelle, 19% 4 stelle). La tendenza è però verso strutture di maggior pregio: dal 2017 al 2021 sono diminuite le strutture fino a 3 stelle e sono cresciute (complessivamente del 6,5%) quelle a 4-5 stelle.
Cifre che vanno interpretate tenendo presente che gli alberghi di fascia alta sono quelli preferiti dagli stranieri: il 60% degli arrivi dall’estero ha scelto i 5 stelle e il 38% i 4 stelle. I gruppi si stanno concentrando sulla gestione delle strutture più che sulla proprietà immobiliare e cresce anche la formula del franchising delle grandi catene internazionali. I player italiani, infatti, a oggi hanno ancora una presenza internazionale molto limitata.
Nella classifica top dei gruppi alberghieri per fatturato, Pambianco indica Starhotel (da 83 milioni di euro nel 2021 a 241 nel 2022, +190%), Hotelturist (cioè TH Resorts, da 62 a 115, +85%), Alpitour div. alberghiera (da 81 a 134, +66%). Tra le sfide per il turismo in Italia c’è la concentrazione di un settore ancora molto frammentato, la riqualificazione delle strutture, la crescente attenzione alle tematiche ambientali, sociali e di governance, la digitalizzazione e l’adeguamento infrastrutturale dei trasporti.
“Siamo positivi sull’andamento del settore del turismo italiano, pur trovandoci in una situazione sicuramente non ottimale – ha detto Bernabò Bocca, Presidente Federalberghi -. Il nostro obiettivo è superare i dati del 2019 già nel 2023. Ma è anche vero che il nostro Paese non può essere una meta per tutti: oggi più che mai deve scegliere un posizionamento internazionale che punti su target con grande capacità di spesa. L’Italia è infatti un piccolo contenitore che va utilizzato bene per farlo rendere turisticamente al meglio. E in quest’ottica più turisti ricchi arrivano più è un bene per tutto il Paese. Basti pensare che in media la spesa di un turista va per il 50% all’hotel e per l’altro 50% sul territorio, permettendo di generare una crescita economica a tutto l’indotto, tra ristorazione, shopping ed esperienze culturali o ludiche”.
“Il Pnrr ha dato al turismo italiano pochissime risorse – ha detto Maria Carmela Colaiacovo, Presidente Confindustria Alberghi -. I numeri del piano andrebbero rivisti. Qualcosa va fatto. I numeri del 2022, ad esempio, sono stati interessanti, ma ci sono luci e ombre. La Spagna ha 25 miliardi di euro dedicati all’industria turistica, noi due. Sono dati che fanno riflettere, soprattutto perché il turismo nel 2022 ha mosso il Pil italiano. La deadline per rivedere i numeri del Pnrr è il 30 aprile, quindi abbiamo ancora poco tempo per cambiare le cose e io come Presidente chiedo in maniera forte che vengano rivisti i numeri. Qualcosa va fatto. Un altro punto cruciale del settore riguarda il supporto a quelle imprese che sono cresciute diventando grandi, ma che proprio per questo sono state penalizzate. Nel momento in cui il piccolo diventa grande non viene più aiutato e questo è un problema perché parliamo spesso di aziende famigliari che sono cresciute con grandi sforzi e si trovano a non poter usufruire di tante risorse”.
“Nessuno è consapevole della potenza del brand Italia – ha aggiunto Gabriele Burgio, Presidente e Ad Alpitour – che invece ha una potenza allucinante, che nessuno riuscirebbe a ottenere neanche investendo miliardi in pubblicità. Il problema quindi non è tanto investire sul brand-Italia all’estero, quanto investire sulle infrastrutture e sulla qualità delle strutture del nostro Paese, soprattutto in funzione del fatto che la Penisola, come è emerso dal summit, dovrebbe puntare maggiormente su un turismo di alto livello“.
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