Dal primo albergo sorto in val Pusteria nel 1957 a una catena di 27 hotel sparsi in sette Paesi, dalla Carinzia all’Austria, dalla Croazia alla Repubblica Ceca, al Montenegro, alla Slovacchia, alla Serbia. Oltre all’Italia, ovviamente, in Alto Adige, e poi in Lombardia, Calabria, Sardegna e Veneto (Jesolo). Per un totale di oltre 4.500 camere, con 2.500 dipendenti e un fatturato che s’aggira sui 180 milioni. È il gruppo FMTG, un acronimo che non nasconde fondi d’investimento o società straniere, ma la famiglia del fondatore, Josef Falkensteiner, che insieme alla moglie aprì quella prima, piccola pensione a Casteldarne, vicino a Brunico. Dopo la prematura scomparsa del padre, nel ’78, la guida venne presa dai due figli, Erich e Andreas, affiancati dal 2000 dal progettista di strutture alberghiere Otmar Michaeler.
E oggi, nel pieno della fase 2 delle restrizioni imposte dalla lotta alla pandemia, tutti quei letti, tutti quegli alberghi sono tristemente chiusi. È così, Erich?
Purtroppo sì. Ma se non altro abbiamo già stabilito una nostra tabella di marcia per la ripartenza: il 29 maggio apriremo i primi quattro hotel in Austria, poi il 5 giugno altri tre in Croazia. In Italia penso toccherà solo il 19 giugno, in Alto Adige, e a seguire Jesolo, la Calabria, la Sardegna. Si vedrà.
Come mai ripartirete dall’Austria?
È semplice: perché lì già un mese fa sapevamo date e regole, e qui in Italia invece si sta arrivando solo adesso a qualcosa di omogeneo tra i territori.
Probabilmente la situazione sanitaria austriaca è diversa…
Macché, l’R con zero è praticamente uguale a quello italiano. È solo una questione di concretezza, di capacità decisionale, di idee chiare. Ad esempio, in Austria la cassa integrazione è stata pagata puntualmente, senza alcun ritardo, mentre qui… Non voglio banalizzare il raffronto, capisco che sono questioni complicate e di difficile composizione, però bisogna anche capire che senza regole certe e in tempi utili il nostro settore non riuscirà a mettersi in moto.
Quali sono i requisiti che secondo lei il Governo dovrebbe rispettare per tutelare il turismo italiano?
Come ho detto, dare certezze, e dimostrare un vero rispetto per la nostra categoria. La realtà è che, anche in una simile situazione, l’industria turistica italiana ha dimostrato di non possedere nessuna capacità contrattuale: siamo senza lobbing. Assurdo, per un comparto che genera il 13% di Pil, ma che arriva a influire fino al 23%, considerando il commercio indotto e la lunghissima filiera coinvolta.
Però è arrivato il nuovo Decreto Rilancio…
Era meglio se non l’avessero fatto. È stato una vera delusione. Di quei 55 miliardi della manovra, agli albergatori sono destinate solo briciole. Per non parlare poi dell’incapacità di definire un piano attuabile con l’Europa per l’apertura dei confini, mentre altri Stati stanno predisponendo corridoi privilegiati per gli spostamenti. Ma anche in Europa evidentemente manca una vera leadership. Noi fortunatamente ospitiamo una clientela prevalentemente italiana, ma penso agli albergatori ad esempio di Merano, che solitamente ospitano tedeschi, o austriaci. Per non parlare poi delle responsabilità, altra gigantesca questione.
Adesso però sembra che anche l’Inail abbia fatto marcia indietro sulla chiamata in causa dei titolari delle strutture in caso di un contagio degli ospiti.
Certo, anche se ancora non è tutto davvero chiarito. S’immagina in quanti avrebbero potuto accettare un simile rischio, nonostante tutte le precauzioni che si potranno adottare? Ci sarebbe stato certamente qualcuno intenzionato a sfruttare quel pretesto per intentare azioni risarcitorie: cause legali dalla durata indefinibile, anni e anni. Una follia solo italiana: in tutt’Europa non esiste una norma simile. Se non venisse abrogata in toto quella assurdità, non ci saranno davvero le condizioni per la riapertura. Noi resteremo chiusi.
Diceva delle precauzioni. Voi avete già stabilito un vostro protocollo?
Noi siamo stati i primi a chiudere gli alberghi, giorni prima dell’obbligo. E fin da subito abbiamo messo al lavoro un team di sette persone per studiare metodi e presìdi. Addirittura abbiamo messo a punto una particolare formazione del personale proprio su queste regole di sanificazione e distanziamento, formazione svolta in e-learning con un esame finale obbligatorio. E in ogni hotel abbiamo nominato un manager ad hoc. Poi abbiamo fornito a tutti una check list caricata sui cellulari che prevede la spunta quotidiana di tutte le regole previste dal protocollo, l’igienizzazione delle mani, il controllo degli ambienti e via dicendo. È una cosa solo nostra.
Per la prossima stagione, avete avuto disdette?
Tante, ma per fortuna abbiamo avuto anche prenotazioni, da luglio in avanti: almeno il 50% delle nostre camere sono fissate. È frutto della fidelizzazione che abbiamo creato con i nostri clienti, anche attraverso una newsletter che inviamo a circa un milione di soggetti. Da sempre crediamo nella comunicazione: se abbiamo prenotazioni è merito anche di questa capacità di rapportarci. I primi due mesi di quest’anno sono stati eccezionali, poi è arrivata la chiusura: il 2020 sarà un anno di sofferenze e di perdite, è sicuro.
Allora, l’appuntamento in Alto Adige il 19 giugno?
Sì, però con qualche anticipazione.
Aprirete anche prima?
Sì, ma solo per chi in questi mesi, medici e infermieri, si è preso cura dei pazienti contagiati dal Covid-19. Abbiamo pensato di offrire a loro e alle loro famiglie un weekend gratuito nelle nostre quattro strutture dell’Alto Adige (Falkensteiner Hotel & Spa Antholz à– Anterselva, Falkensteiner Hotel & Spa Sonnenparadies – Terento, Falkensteiner Family Hotel Lido Ehrenburgerhof – Casteldarne e Falkensteiner Hotel & Spa Falkensteinerhof – Valles), che saranno riservate esclusivamente ai dipendenti del servizio sanitario altoatesino. La nostra iniziativa partirà l’11 giugno e proseguirà fino al 19. Pensavamo di ricevere poche centinaia di richieste, ma visto il successo siamo ben presto arrivati a mille. Sono piccole cose, lo so bene, ma è la nostra maniera di dire grazie a tutti questi eroi.
(Alberto Beggiolini)