Da settant’anni il suo nome e il suo indovinato simbolo (il tridente di Nettuno) sono l’evocazione di vacanza, un’avventura iniziata sulle coste del mare nostrum, il Mediterraneo, e finita col fare il giro del mondo, toccando sempre mete esotiche, affascinanti, prima di allora solitamente irraggiungibili: da Ixtapa a Columbus Isle, da Turquoise a Phuket. È il Club Méditerranée, per tutti Club Med, quello dei GO (i “gentili organizzatori”, ossia i capi villaggio, gli animatori e via dicendo), delle primissime formule all inclusive e degli outfit minimali, maglietta e sandali. In settant’anni il Club – a fortune alterne – ha fatto tanta strada, attraversando crisi e rilanci, assetti societari diversi e leadership comunque carismatiche, da Gilbert Trigano (dal 1963 al 1993) all’attuale presidente Henry Giscard d’Estaing, figlio dell’ex presidente francese. Dal 2016 il Club Med Italia è guidato dal ceo e amministratore delegato Arnaldo Aiolfi, un manager cresciuto “all’interno” (è anche direttore progetti di sviluppo per l’Europa del sud).
Alle prese oggi con la crisi più difficile e diffusa. È così, Aiolfi?
Beh, noi ne abbiamo vissute davvero tante. Siamo una multinazionale e abbiamo resorts in tutto il mondo, così o in un Paese o in un altro in passato abbiamo dovuto affrontare in prima persona ad esempio l’epidemia da Sars, quella dell’aviaria, lo tsunami, l’eruzione del vulcano islandese….
Per cui?
Beh, l’esperienza in un certo senso ci rassicura, visto che siamo sempre riusciti ad uscire da tutte le emergenze trascorse, più forti di prima. Per mia natura tendo ad essere ottimista, che non vuol dire essere incosciente. Penso insomma che sapremo ripartire, certo ci vorrà del tempo: credo che si riuscirà a tornare ai volumi 2019 solo tra un paio d’anni.
Ecco: ripartire nello stesso modo di prima sarebbe un errore e nello stesso tempo uno spreco, perché questa crisi offre lo spunto per ripensare tutto il comparto turismo. Ci sarà una nuova normalità da introdurre, che sarà diversa da quella cui eravamo abituati. Una normalità fatta soprattutto di nuove attenzioni, per sé, per gli altri, per l’ambiente. Sono convinto che, al pari di quanto successe dopo la fine della seconda guerra mondiale, ci sarà tanta voglia di gettarsi alle spalle questo lungo periodo di sacrifici e dolori. Solo bisognerà capire che il modello che si stava percorrendo non era quello giusto: la natura ci ha fatto capire che andava al più presto modificato. In questo senso la crisi, e la ripartenza, sono una formidabile opportunità.
Quindi, quale modello di turismo sarebbe più adatto per il post Covid?
Mai come adesso ci sarà bisogno di libertà, che è proprio uno dei nostri valori fondamentali: bisognerà fare i conti con le mutazioni delle domande. Penso che bisognerà tornare all’essenziale, restituire al viaggio il suo senso primitivo, la riscoperta dell’ambiente, delle culture locali, delle tradizioni, dei patrimoni di bellezza che questo Paese offre. Bisognerà fare un passo indietro e riflettere su quello che vogliamo essere. E bisognerà anche pensare a quale forma di globalizzazione sia più sostenibile. È chiaro che l’overturism, il mordi e fuggi, l’esasperata condivisione di moltitudini negli stessi luoghi attrattori non possono più funzionare e non forniscono nessun valore aggiunto. Dopo il lockdown la vacanza sarà di prossimità, quindi alla riscoperta delle bellezze che ci circondano, una moltitudine di mète spesso ingiustamente snobbate.
Voi siete pronti?
Certamente. Contiamo di riaprire a fine giugno, nell’osservanza di ogni possibile regola di sicurezza sociale e sanitaria.
Regole che vi sono state indicate?
Da noi stessi. Abbiamo consultato un team di esperti che ci ha tracciato la strada che tutto il nostro gruppo sta seguendo. Fin da quando è scoppiata la pandemia il nostro unico obiettivo è stata la sicurezza dei clienti e del personale: abbiamo provveduto al rimpatrio degli ospiti che dovevano raggiungere le proprie residenze e abbiamo adottato da subito le cautele che si andavano proponendo. Del resto, abbiamo potuto contare anche sull’esperienza maturata nei nostri resorts in Cina, dove l’emergenza era arrivata prima: abbiamo riaperto due Club Med Joyview situati vicino alle principali città. Quello di Anji, vicino a Shanghai, è stato riaperto il 6 aprile e quello di Yinquang, vicino a Pechino, è stato riaperto il 20 aprile. Devo dire che i nostri clienti cinesi, che stanno uscendo da un periodo di confino molto difficile, rivogliono i contatti sociali, trovarsi in un’atmosfera collettiva, condividere momenti di felicità con la famiglia, tutte cose che possono trovare nei nostri resorts, che hanno adottato i i vincoli imposti dal rispetto rigoroso e necessario delle misure sanitarie”.
Qui invece la sicurezza sembra molto lasciata al fai da te…
Sì. Guardi, io non voglio fare nessuna polemica, ma è del tutto evidente che avrebbe dovuto essere il Governo a fornire chiare linee guida per tutte le attività turistiche e ricettive, e preoccuparsi poi che le imprese le seguissero. Ed invece sono state Aica, Federalberghi e Assohotel, per la prima volta insieme, a proporre ai ministeri un protocollo che, se validato, potrebbe essere esteso ad ogni operatore, possibilmente evitando che ogni Regione vada avanti per suo conto. S’immagina cosa accadrebbe se, per esempio, a distanza di pochi chilometri, ma in regioni diverse, gli stabilimenti balneari fossero tenuti ad osservare distanze, orari, metodi diversi? L’ennesimo caos.
Qualcuno ha già espresso un parere su questo protocollo?
Ancora no. Si continua a perdere tempo, e il tempo, adesso più che mai, vuol dire denaro. Già oggi, in condizioni normali, le prenotazioni per l’estate sarebbero state completate quasi al cento per cento. Invece siamo tutti fermi, con il fiato sospeso: nessuno prenota, nessuno ha certezze, in un comparto che invece di prenotazioni vive. Sì, è vero, magari si arriverà a ricevere conferme sottodata, ma così non si riesce a programmare niente, non si può calcolare alcun flusso di cassa. Mentre, al contrario, c’è assoluta certezza sui costi che imporrà proprio l’applicazione di quel protocollo. Adesso vedremo le misure contenute nel nuovo decreto-maggio: certo è che servono misure importanti, che aiutino concretamente gli imprenditori del turismo a ripartire, perché altrimenti saranno in molti a scegliere la chiusura prolungata o addirittura a chiudere per sempre. Per chi opera nel turismo il rischio d’impresa c’è sempre, e alto, ma si vorrebbe poter contare almeno nella fiducia sul Governo, sulla certezza nel suo supporto, attraverso finanziamenti, sospensioni finanziarie e via dicendo.
Il vostro protocollo interno quali misure contempla?
Soprattutto la sanificazione degli ambienti, di tutti gli ambienti, e più volte al giorno, la riorganizzazione degli spazi comuni, dei punti ristoro, i buffet “serviti”, i servizi in camera. Il tutto già sapendo che comunque il tasso di occupazione dei locali non sarà quello di prima, ma molto ridotto, se non dimezzato dalle regole di distanziamento. Altri incassi perduti. In ogni caso, consideriamo fondamentale la trasparenza e la comunicazione ai clienti: bisogna restituire fiducia e certezza di una vacanza sicura.
Diceva che prevedete di riaprire a fine giugno. In tutte le vostre strutture?
Sicuramente a Cefalù. Stiamo ancora valutando invece la riapertura a Kamarina, sempre in Sicilia. Ma riapriremo certamente in montagna, a Pragelato Vialattea, a Sestriere, e anche subito al di là del confine francese, in altre 15 strutture. La montagna mai come quest’estate può offrire le distanze, l’allargamento, la salubrità ambientale, tutti requisiti che si davano scontati, ma che oggi sono diventati basilari.
Il Med, in epoca pre Covid, aveva anche messo in cantiere nuovi progetti. Avete dovuto metterli in stand by?
Assolutamente no. Il nostro gruppo nel suo piano industriale considera l’Italia strategica per qualsiasi sviluppo: non abbiamo mai smesso di lavorare su questa strada. In primis c’è il nuovo resort al Lido di Venezia, al vecchio ospedale a mare, un obiettivo ambizioso che stiamo portando avanti grazie alla partnership di Cdp e ThResorts, due compagni di viaggio eccezionali. Con Th, in particolare, condividiamo filosofie simili nel mettere sempre il cliente al centro delle attenzioni e di qualsiasi sforzo. Abbiamo previsto ambienti con tipologie adatte a soggiorni anche lunghi, anche per gruppi familiari, con ampissimi spazi comuni e tutto quanto servirà a garantire la “nuova normalità”. Abbiamo studiato poi anche l’ampliamento della struttura di Pragelato, con l’aggiunta di cento camere, stiamo lavorando al progetto di Sansicario, in Piemonte, e stiamo valutando anche altre possibilità. Prevediamo buone notizie nei prossimi mesi.
(Alberto Beggiolini)