È l’ultimo grido d’aiuto di chi sta per soccombere definitivamente. “Crediamo che tutte le imprese italiane, e quindi anche quelle del turismo, meritino pari dignità, anche e soprattutto rispetto alla gestione della crisi economica generata dalla pandemia”. L’appello è rivolto – tramite una lettera aperta fatta pubblicare sui quotidiani – al premier Giuseppe Conte, al ministro del Turismo, Dario Franceschini, e a quello dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ed è sottoscritto dai principali operatori del sistema alberghiero italiano, per una volta insieme: Borgo Egnazia, Swadeshi, Fincres, Michelacci, Club Med, Marriott, Planetaria, Th Resorts, Accor, Zacchera, Lungarno Collection, Starhotels, Ai Cappuccini, Europlan, HNH, UNA, Saturnia, Duca d’Este.



“Nessun altro comparto – proseguono gli operatori – ha registrato e subìto un disastro economico paragonabile a quello che stiamo vivendo. Nonostante questo, le misure statali di ristoro non sono adeguate alle significative perdite che la filiera del turismo sta registrando, ed i provvedimenti previsti appaiono risibili”. L’industria dell’ospitalità italiana è stata comunemente definitiva strategica, capace di assicurare il 13% del Pil e creare 4 milioni di posti di lavoro. “Generiamo un enorme mercato e consentiamo la scoperta e la fruizione del territorio. Ma le misure contenute nei vari provvedimenti degli ultimi nove mesi e i decreti ristori si rivelano profondamente insufficienti rispetto alla crisi che stiamo vivendo e non sembrano cogliere la gravità della situazione che ci sta duramente piegando. Allo stesso modo, la legge di bilancio 2021 ed il piano nazionale ripresa e resilienza non presentano interventi adeguati ad un settore trainante dell’economia italiana. I dati pubblici evidenziano spietatamente una situazione tragica, senza precedenti. Ad oggi il 95% dei fatturati, dei capitali investiti e dei posti di lavoro delle nostre filiere risulta a rischio”.



Tanto per dare un peso alle parole, che potrebbero essere archiviate come sempre tra i piagnistei scontati da parte di chi sta vedendo assottigliarsi le proprie rendite di posizione, occorre riportare qualche numero. Dopo lo spiraglio estivo (che comunque ha riguardato solo le località di vacanza, e per niente le città d’arte), uno spiraglio subito richiuso, l’industria del turismo in Italia sta perdendo la speranza del riscatto della stagione invernale, un periodo che, in tutto l’arco alpino, pesa tra i 10 e i 12 miliardi di euro. È una chiusura che non penalizza solo albergatori o impiantisti di risalita, ma tutta la lunga filiera collegata, dai lavoratori impiegati direttamente (personale degli impianti a fune, skipass e amministrazione, addetti alle piste, maestri di sci, noleggiatori di attrezzatura, guide), a quelli della logistica (hotel, case private, appartamenti, B&B, residence; cuochi, camerieri, pizzaioli, baristi, disc jockey, addetti alle pulizie) e dei servizi (estetiste, parrucchiere, personale dell’après ski, addetti ai trasporti), a quelli del commercio (commessi, alimentaristi stagionali, ristoranti, bar, pub, discoteche, negozi souvenir, distributori di benzina, manutentori). Un esercito rimasto senza lavoro.



“Chiediamo oggi – proseguono gli albergatori – strumenti finanziari e contributi che consentano di limitare le ripercussioni e di proiettarci verso un futuro di ripresa, che immaginiamo lento e faticoso”. Con una precisa indicazione. “Invochiamo l’applicazione dell’articolo 107.2.b del trattato di funzionamento dell’Unione Europea che consente il ristoro totale dei danni subìti per effetto di eventi eccezionali, come il Covid-19”. Il TFUE citato tratta la “Nozione di aiuto di Stato e deroghe”, e al punto 2, comma b, cita appunto “gli aiuti destinati a ovviare ai danni arrecati dalle calamità naturali oppure da altri eventi eccezionali”.

“Il rilancio del Paese – chiude la lettera aperta degli albergatori – muoverà principalmente dall’immenso patrimonio che custodiamo, dalle eccellenze che rappresentiamo, dalle qualità che ci identificano e in cui ci identifichiamo. Perciò chiediamo a gran voce un supporto serio da parte del Governo”.