L’inflazione sfinisce imprese e lavoratori del turismo a un tasso reale ben superiore al 9%. Lo sostiene FederTerziario Turismo, l’associazione che rappresenta migliaia di imprese e professionisti del turismo e dei pubblici esercizi: le materie prime del comparto agricolo hanno registrato impennate superiori al +45%, i costi energetici si sono quasi decuplicati e il costo del lavoro è diventato insostenibile. “Il turismo nazionale e internazionale – dice Enzo Carella, presidente di FederTerziario Turismo – continua a mostrare segni di una ripresa costante, nonostante le crescenti sfide economiche e geopolitiche che rischiano di far precipitare l’intera filiera del turismo in una crisi strutturale senza precedenti.
Da un lato il turismo nazionale ha visto un forte rimbalzo da maggio a tutto agosto, segnando risultati in linea o superiori al pari periodo del 2019, con la spesa dei turisti provenienti da Francia, Germania, Italia e Stati Uniti ormai compresa tra il 70% e l’85% dei livelli pre-pandemia (secondo dati BankItalia gli stranieri in Italia nei primi sei mesi del 2022 hanno speso 15,9 miliardi di euro, +308% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso ndr). Dall’altro – continua Carella – costi energetici fuori controllo, costi delle materie prime alle stelle e situazione politica in stallo, rischiano di aggravare irrimediabilmente la salute di imprese che avevano appena assaporato una ventata di ripresa. In questo contesto, complice l’imminente tornata elettorale del 25 settembre, molti imprenditori hanno deciso di sospendere la propria attività o di chiudere anticipatamente la stagione estiva per limitare i costi, con un grave danno per imprese, territori e lavoratori”.
Il clima è a dir poco variabile, denso di incertezze. La nuova stagione turistica invernale si presenta ricca di incognite: molte destinazioni rischiano di fare i conti con impianti di risalita fermi, innevamento artificiale sospeso e strutture alberghiere chiuse, un forfait imposto dal conto energetico. Allo stato attuale, il rischio di perdite per il comparto turistico, tra caro-bollette e inflazione diventa insostenibile. “Alcuni temi sono diventati improrogabili – dice Carella -: se non affrontati immediatamente, rischiano di provocare uno smottamento insostenibile non solo per il turismo, ma per l’intera economia italiana, che ha beneficiato di un bonus di entusiasmo estivo. L’Industria turistica italiana deve poter esprimere la propria forza nei 12 mesi dell’anno ed in tutti i territori. In un panorama complicato come quello che si intravede, stridono gli annunci trionfalistici che parlano di stagione record. Siamo tutti felici per gli ottimi segnali riscontrati in estate, ma siamo altrettanto preoccupati per le nubi all’orizzonte e per i conti economici delle imprese”.
Quello di FederTerziario è l’ennesimo grido d’allarme che arriva dal comparto turismo: si chiede che l’agenda politica non dimentichi la necessità di un ministero dedicato e forte, “animato da risorse competenti, in grado di riprendere il filo dei dossier abbozzati e interrotti: dossier energia, riduzione del cuneo fiscale, agenda digitale, riqualificazione delle strutture alberghiere. Sono solo alcuni dei temi che non possono essere sacrificati sull’altare degli equilibrismi politici”.
Le imprese del comparto turistico, per competere nei mercati internazionali, hanno bisogno di risorse qualificate per erogare servizi di eccellenza e rafforzare il posizionamento dell’Industria Turistica Italiana. “La stagione estiva appena conclusa – continua Carella – ha evidenziato da debolezza di un sistema che necessita di interventi strutturali in ambito formativo e sul fronte dei contratti di lavoro. La competitività delle imprese turistiche dovrà passare anche per un riequilibrio delle competenze Stato-Regioni e per un piano strategico di sviluppo che contempli il contributo di tutte le professionalità della filiera turistica, spesso dimenticate”.
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