Il turismo è ridotto al lumicino. Chi resiste lo fa mettendo a rischio accantonamenti pregressi o nuovi affidamenti, sempre nell’incertezza sulle date di un possibile restart. Adesso la lievitazione “dei fondi destinati al settore (8 miliardi) dal Recovery Fund – dice la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli – anche se ancora non proporzionata alla grave crisi che sta vivendo il comparto, è una notizia che ci fa finalmente tirare un sospiro di sollievo”.  Un sospiro che però resta incerto, visto che non è dato sapere l’esatta ripartizione di quelle risorse tra turismo e cultura.



Ma quanto ha perso (e sta perdendo) davvero il settore? “Con tempi e modalità diverse nel corso di questi lunghi e difficili mesi, tutte le filiere dell’industria turistica – ha detto la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli – sono state chiuse o limitate nello svolgimento delle proprie attività. Con la conseguenza che il 2020 per la maggior parte degli imprenditori del settore, a seguito delle forti restrizioni imposte e dei ristori insufficienti, si è chiuso con una perdita di fatturato che va ben oltre l’80%”.



Federturismo rappresenta 25 filiere del settore, molte delle quali sono state totalmente ignorate dai ristori che, per chi li ha ricevuti, si sono rivelati comunque inadeguati rispetto alla gravità della situazione. “Il settore – ha aggiunto Lalli – è allo stremo e i suoi imprenditori, che faticano a sopravvivere, per rimettersi in piedi hanno immediato bisogno di veri aiuti e di una regolamentazione europea unica con una ripartenza che sia uguale per tutti. Per sensibilizzare le forze politiche sulla situazione insostenibile, abbiamo voluto realizzare un video che raccogliesse in un’unica voce le testimonianze dei soci della Federazione”.



Un video impressionante, con il susseguirsi dei volti dei rappresentanti delle varie categorie che delineano il tragico bollettino di una guerra che non vede ancora la fine. Ecco allora Maria Carmela Colaiacono, di Aica, associazione italiana Confindustria alberghi: “Siamo fermi da dieci mesi, abbiamo perso almeno l’80% di fatturato, su 20 miliardi ne sono spariti 16”. Ecco Domenico Pellegrino, di Aidit, associazione italiana distribuzione turistica: fatturato a -90%. Ecco Filippo Capellupo, di Aig, associazione italiana alberghi per la gioventù: “Faccio presto: ostelli chiusi, nessun ospite, perdita totale”. E ancora Giuseppe Vinella, di Anav, associazione nazionale autotrasporto viaggiatori: -90%. E Valeria Ghezzi, presidente Anef, associazione nazionale esercenti funiviari: -1/3. Angelo Macola, di Assitai, associazione delle imprese del turismo all’aria aperta: -50%. Luciano Zanchi, di Assointrattenimento: “Siamo a -95%: abbiamo tremila aziende chiuse, con 9 mila famiglie in grave difficoltà”. Roberto Perocchio, di Assomarinas, associazione italiana porti turistici: -40%. Pier Ezhaya, presidente Astoi, Confindustria viaggi: -90%. Luigi Fortuna, di C.S.A.In, centri sportivi aziendali e industriali: 40% di chiusure definitive. Marco Kampp, ceo DB Bahn Italia: -70% nel mercato italiano. Fabrizio Licordari, presidente Assobalneari: -50%. Paolo Bianchin, presidente Mio Italia: -60%. Luigi De Montis, di Federcatering: -95%, in conseguenza al crollo del trasporto aereo. Alessandra Albarelli, di Federcongressi & eventi: -70%. Massimo Caputi, di Federterme: -70%, con nessuna prospettiva di ripresa sul 2021. Mauro Rosatti, general manager Albarella: -30%. Giuseppe Ira, presidente Anesv, parchi permanenti italiani: -75%. Alberto Brandani, di Federtrasporto: -70%. Stefano Rizzi, managing director Global Blue: -95%. Armando Brunini, ad SEA Milano (aeroporti): perdita di passeggeri fino al 95%.

Come si diceva, un bollettino di guerra, o la cartella clinica di un malato terminale. E infatti “è in gioco la stessa sopravvivenza delle nostre imprese” dice la presidente Lalli. Che ha appena lanciato, con un secondo video (embeddato su questa pagina), le proposte per tentare una drastica cura del comparto. Gli imprenditori di Federturismo chiedono sì di ristorare adeguatamente le imprese tenute chiuse per decreto, ma chiedono anche un piano di ripresa di medio lungo periodo che abbia al centro finanziamenti a lungo termine a tutte le filiere coinvolte più pesantemente, lanciando l’idea di un bond ventennale turismo con garanzia dello Stato che consenta alle imprese di guardare avanti. Servono sgravi fiscali e ammortizzatori sociali da estendere a tutto il 2021 – sostiene Federturismo -, un aiuto per la riqualificazione delle strutture, ma soprattutto una semplificazione amministrativa per poter competere a livello internazionale. L’assenza di turisti stranieri ha, tra l’altro, messo in ginocchio le attività di tax free shopping: è necessario che venga rivisto il limite del minimum spending come negli altri Paesi europei. “Abbiamo bisogno di tornare presto a viaggiare – conclude Marina Lalli – e per questo oltre ad una accelerazione della campagna di vaccinazione auspichiamo in una riapertura coordinata del traffico internazionale sulla base di corridoi turistici sul modello delle crociere e attraverso l’adozione di protocolli condivisi. Sono tutte proposte realizzabili che necessitano solo di essere messe in cantiere in tempi brevi per la sopravvivenza stessa del turismo”.