C’era una volta il last-minute, che garantiva prezzi particolarmente stracciati. La leggenda racconta che c’era chi metteva in valigia sia il costume da bagno che la maglia di lana, perché avrebbe scoperto la sua destinazione solo al banco dell’agenzia e voleva essere pronto a tutto. Erano viaggiatori soprattutto giovani, disposti all’imprevisto e con limitate capacità di spesa. Oggi delle tre caratteristiche è rimasta solo l’ultima, l’attenzione al portafogli, ma è comunque aumentata l’attitudine a non scegliere in grande anticipo la mèta di vacanza, un’incertezza legata a pandemia, restrizioni e adesso gli effetti del conflitto. 



La cosiddetta “booking window”, cioè la finestra tra la data di prenotazione e quella di check-in, si è ridotta notevolmente: più di 50 giorni nel 2019, meno di 40 nel 2021. Mentre aumentano, appunto, le prenotazioni last minute (nelle città d’arte il 30% del totale). Con un indice di spesa, però, ben diverso da quello di un tempo: tra tariffa di partenza e il prezzo massimo applicato (stessa camera, stessa data), si possono verificare differenze anche considerevoli, ma a salire. Sono i “prezzi dinamici”, che hanno definitivamente mandato in soffitta quelli fissi, per abbracciare politiche già in voga, ad esempio, nelle compagnie aeree, ma perfino nei trasporti ferroviari: difficile che due viaggiatori in un FrecciaRossa abbiano pagato la stessa cifra per la stessa tratta. 



Negli alberghi, capita di vedere cambiare i listini di una stanza anche nella stessa giornata, visto che il prezzo varia a seconda dell’occupazione complessiva. E quindi il last-minute oggi non assicura affatto condizioni migliori, anzi a volte le peggiora, anche se non esiste una regola definita: a volte prenotare con due o tre mesi d’anticipo è più conveniente, altre no.

Problemi che non toccano le fasce alte di viaggiatori: dalla recente edizione di Duco Travel, il salone fiorentino dedicato all’alta gamma, arrivano conferme di una rinnovata volontà attrattiva dell’hotellerie italiana pluristellata verso gli ospiti stranieri. E il ritorno dei turisti americani registrato in questi primi mesi del 2022 fa ben sperare. Ma tutto il settore del turismo e del travel è in continuo cambiamento, come testimonia anche un progetto finanziato dal ministero del Turismo e realizzato in collaborazione con Unioncamere e Isnart (la società del sistema camerale che studia le evoluzioni del settore turismo). La radiografia restituisce una nuova fisionomia: la metà dei turisti italiani è data da giovani, spesso nativi digitali, molto attenti alla sostenibilità (anche nei soggiorni, nei viaggi, nelle vacanze in genere). “Cambia la domanda dei turisti – ha detto il presidente Isnart, Roberto Di Vincenzo -. Se prima le scelte partivano dal ‘cosa’ (cosa voglio fare, cosa voglio vedere), oggi il trend è dominato dal ‘perché’ (perché voglio viaggiare? quale motivazione mi spinge?), un cambiamento profondo legato a necessità di auto-realizzazione e auto-determinazione. Bisogna passare da una narrazione basata sull’Italian Way a una narrazione costruita sull’Italian Why”. In questo senso, si innesta il progetto del ministero: l’obiettivo è promuovere l’offerta turistica nazionale valorizzandone territori, prodotti e comunità, proprio in risposta alle nuove tipologie di domanda turistica.



Nel bouquet variegato di domande, il turismo culturale continua ad avere un forte ruolo: oltre il 53,1% degli operatori lo individua come propria area di specializzazione, seguono il turismo naturalistico (51,1%), il turismo balneare (29,3%) e quello enogastronomico (23,8%). In crescita il cicloturismo (+30% nel biennio 2019-2021) e il turismo religioso, che rappresenta il 2,5% del totale. Secondo BizAway (la fortunata ormai ex-startup friulana che, tramite l’omonima multipiattaforma digitale, gestisce tutti gli aspetti dei viaggi d’affari, dalle prenotazioni alla rendicontazione), dopo due anni di pandemia, sono in forte rialzo le prenotazioni dei viaggi di lavoro: +493% nel primo trimestre rispetto allo scorso anno, con un totale di oltre 28.000 prenotazioni. E il consuntivo di marzo potrebbe toccare oltre 10 mila, per un +521% rispetto allo stesso mese nel 2021.

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