C’è una voce tra le componenti del Pil italiano (appena +0,1% tendenziale nel terzo trimestre 2023) che è andata molto bene nel 2023 e sta sostenendo la dinamica complessiva: è la spesa degli stranieri in viaggio in Italia, ovvero gran parte del valore economico diretto del turismo nel Paese. Il contributo degli stranieri al boom turistico è stato cruciale: il centro sudi di Confindustria aveva già chiarito nel report Congiuntura flash dello scorso dicembre che a settembre 2023 è proseguita l’espansione della spesa dei viaggiatori esteri in Italia: +11,8% sul 2022 (a prezzi correnti), +24,5% sul 2019. Complessivamente, a fine 2023 gli introiti dal turismo straniero hanno superato i 50 miliardi di euro.
L’ottima performance turistica si è riflessa nel settore alberghiero italiano, che ha beneficiato di un vero e proprio boom. Il fatturato dei servizi di alloggio ha segnato nel 2023 +28,8% nel terzo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2019 (+7,1% sul 2022).
Nel quarto trimestre 2023 il Pil italiano ha mostrato una fase di stagnazione, restando quasi fermo. Deboli sia i servizi che l’industria. Il rientro dell’inflazione aiuta, ma i tassi di interesse resteranno ai massimi ancora per alcuni mesi e il credito è troppo caro. Gli scambi mondiali e l’export italiano mancano di vero slancio, a causa di guerre e incertezza. Il costo di gas e petrolio non si è impennato, ma resta storicamente elevato (a dicembre, 39 €/mwh e 79 $/barile). Nel 2023 il monte retributivo nominale nel settore privato è stimato a +5,8%. Il settore pubblico, in mancanza di rinnovi contrattuali, frena la crescita del monte retributivo. Con un’inflazione annua di 5,7% acquisita a novembre, non si vede una spinta del mercato del lavoro ai consumi delle famiglie: robusti nel terzo trimestre (+0,7%), sembrano aver frenato nel quarto.
Anche l’ultimo report di VenetoLavoro, l’agenzia regionale sull’occupazione, conferma che il turismo continua a fare da traino, in questo caso alla crescita occupazionale, registrando nel 2023 159.000 assunzioni (+3% sul 2022) e 7.800 posti di lavoro in più. Andamento positivo anche nel commercio al dettaglio (+7% assunzioni e +3.200 posti di lavoro) e in agricoltura (+1% assunzioni e +3.200 posti di lavoro). Maggiori difficoltà nel settore industriale, che nonostante un saldo positivo per circa 10 mila posti di lavoro (erano +16.000 nel 2022), mostra un calo delle assunzioni pari al 4%, con un forte rallentamento soprattutto nel metalmeccanico (-8%) e in alcuni comparti del made in Italy, quali industria conciaria (-21%), calzature (-23%) e legno-mobilio (-15%). Le eccezioni sono rappresentate dall’industria alimentare, che registra una crescita di 1.200 posti di lavoro e il 3% di assunzioni in più, e dall’edilizia, con +4.300 posti di lavoro e +6% delle assunzioni. Rallentamenti nella logistica (-5% di assunzioni e saldo dimezzato rispetto al 2022).
Nonostante l’incertezza e i segnali di rallentamento che persistono sul fronte economico, comunque, il 2023 si è confermato un anno particolarmente positivo per il mercato del lavoro veneto, grazie soprattutto all’andamento registrato nella prima metà dell’anno. Il saldo tra assunzioni e cessazioni è infatti pari a +35.900 posti di lavoro dipendente, di cui circa la metà riferiti alla componente femminile (+16.900). Si tratta di un risultato migliore di quello registrato l’anno precedente e superiore anche ai livelli pre-pandemici del 2019. A crescere sono soprattutto i contratti a tempo indeterminato (+39.400), ma il saldo è positivo anche per il lavoro a termine, che è tornato a crescere dopo un 2022 che si era chiuso con un saldo negativo. Prosegue invece il calo dell’apprendistato, che perde nell’anno 3.700 posizioni di lavoro.
Anche la domanda di lavoro si mantiene particolarmente elevata: le assunzioni effettuate nel corso dell’anno sono state complessivamente 624.500, che rappresenta il valore più alto dell’ultimo quinquennio, con una crescita più marcata per lavoratori stranieri (+7%), maschi (+2%), giovani (+2%) e over 55 (+4%). Tra le cause di cessazione dei rapporti di lavoro diminuiscono invece dimissioni (-2%) e licenziamenti economici individuali (-11%), mentre aumentano i contratti a fine termine (+2%), anche per effetto dell’aumento delle assunzioni e delle trasformazioni a tempo indeterminato registrate nel corso dell’anno. Continua a crescere il part-time: le assunzioni a orario ridotto sono aumentate del 4% nel 2023 e del 10% nel solo mese di dicembre. L’incidenza sul totale delle assunzioni è pari al 32% (35% a dicembre), con significative differenze tra donne (48% delle assunzioni totali) e uomini (21% ma in crescita rispetto agli anni precedenti).
Il bilancio occupazionale è positivo in tutto il Veneto, con un netto rafforzamento soprattutto nella provincia di Verona, che guadagna nell’anno oltre 9 mila posti di lavoro a fronte dei +6.800 del 2022. Seguono Padova (+7.600), Venezia (+6.900), Vicenza (+5.300), Treviso (+4.800), Belluno (1.300) e Rovigo (+940), unica provincia a registrare un saldo inferiore a quello dell’anno precedente. Belluno è invece l’unica a registrare un saldo positivo nel mese di dicembre, beneficiando dell’avvio della stagione turistica invernale, mentre Venezia e Verona si contraddistinguono per l’aumento più marcato della domanda di lavoro (rispettivamente +3,7% e +1,7% di assunzioni rispetto al 2022), grazie soprattutto al buon andamento di alcune attività del settore terziario.
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