C’era quella normale, quella verde, e adesso è arrivata la super. Non è benzina, ovviamente, ma la certificazione vaccinale, che con l’adozione del Super Green Pass (SGP) ha fatto il salto di qualità, una spinta in più per spingere i renitenti alla puntura (ancora più di 6 milioni) evitando di adottare definitivamente l’obbligatorietà (che comunque, ricordiamo, in Italia vale già per 10 sieri, stabiliti col Decreto vaccini del 2017, previsti per minori da zero a 16 anni d’età: antipolio, antidifterico, antitetanico, antiepatite B, antipertosse, antihaemophilus influenzae tipo B, trivalente per morbillo, rosolia, parotite, e antivaricella).



Il SGP adesso varrà dal 6 dicembre anche per gli alberghi, dove fino a oggi non era richiesto, anche se erano già molte le strutture che lo prevedevano: una misura che inevitabilmente sta incassando reazioni contrastanti, anche tra operatori aderenti alla medesima organizzazione di rappresentanza. In Federalberghi (27 mila imprese associate su un totale di circa 33 mila in Italia), ad esempio, c’è chi ha accolto positivamente l’introduzione del SGP (come Aldo Werdin, presidente di Federalberghi Liguria, o Giuliano Bardi, vicepresidente sud Sardegna: “Facciamo qualsiasi cosa pur di non richiudere”) e chi invece ne sottolinea alcune criticità (sempre restando in Sardegna, il presidente della stessa Federalberghi, Fausto Mura, ha detto che il problema del SGP riguarda gli stranieri: tutti gli asiatici, i russi o i sudamericani non hanno il green pass, e quindi “renderlo obbligatorio significa rinunciare alla clientela di mezzo mondo, una follia”).



Anche la federazione nazionale sostiene che “la misura rischia di chiudere le porte dell’Italia a milioni di cittadini stranieri che sono stati immunizzati con un vaccino non riconosciuto dall’Ue. Saranno avvantaggiati i Paesi concorrenti, che attendono i turisti stranieri (asiatici, russi, brasiliani, ecc.) che l’Italia si appresta a respingere”. “Si tratta di una nuova mazzata che si abbatte sul settore – continua Federalberghi -, dopo che la Banca d’Italia ha certificato che nei primi otto mesi del 2021 la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia è diminuita di quasi 19 miliardi di euro, con un calo del 61,4% rispetto al 2019. Un ulteriore problema riguarda chi viaggia per lavoro: per accedere ai luoghi di lavoro sarà sufficiente il green pass semplice, quindi logica vorrebbe che la medesima deroga dovesse essere accordata a chi viaggia per motivi di lavoro e ha bisogno di pernottare fuori casa”.



A dirimere pareri e posizioni, comunque, interviene il Presidente nazionale della federazione, Bernabò Bocca: “Comprendiamo perfettamente l’emergenza che ci si trova a gestire a causa della pandemia. Per questo non discutiamo le misure indicate dal Governo. Solleviamo solo il tema della disparità di trattamento: gli alberghi, che già soffrono della forte concorrenza di altre forme di ospitalità, sono chiamati a rispettare rigorosamente le nuove disposizioni, cosa che non accade per ciò che riguarda le locazioni brevi, dove il rispetto delle regole non è garantito. Ci auguriamo quanto meno che si vigili su questo, per il bene dei nostri turisti e delle nostre comunità”.

Infine, un’altra organizzazione di categoria, Confindustria Alberghi, mette l’accento su un aspetto diverso: il SGP potrebbe mettere in crisi le famiglie con i componenti più giovani. “C’è il rischio di rendere impossibile l’organizzazione di una vacanza alle famiglie che scelgono il soggiorno in hotel – sostiene Maria Carmela Colaiacovo, presidente dell’Associazione Italiana Confindustria Alberghi -. Le festività sono alle porte ed è fondamentale poter avere indicazioni chiare da subito, tenendo anche conto delle complessità che riguardano questi casi. La situazione per gli operatori è già complicata dopo tanti mesi di stop forzato, la chiarezza sulle regole è fondamentale per evitare un ulteriore colpo al settore che potrebbe davvero non riuscire a riprendersi”.

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