Vari osservatori sostengono che nel ponte dell’Immacolata appena digerito la quota di italiani che hanno scelto un rapido viaggio all’estero sia aumentata dall’11% al 18% rispetto all’anno scorso, soprattutto verso Paesi di prossimità, possibilmente raggiungibili senza l’obbligo di esibire il passaporto. Perché proprio le difficoltà di ottenere il documento stanno ancora e incredibilmente indirizzando le scelte dei viaggiatori. L’allarme fu lanciato già l’anno scorso, e poi rilanciato anche nei mesi scorsi, da varie associazioni di consumatori e dalle rappresentanze delle adv, in molti casi costrette ad annullare le prenotazioni dei turisti vista la loro impossibilità di munirsi del passaporto.
I passaporti. Altroconsumo ha condotto una nuova indagine a metà novembre in 17 città (Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Pordenone, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia), e il risultato è stato a dir poco avvilente: rispetto a un anno fa, e nonostante le promesse fatte da più parti, non è cambiato niente. Anzi. La realtà è che in sei città su 17 (Bologna, Genova, Milano, Pordenone, Potenza e Torino) non si riesce nemmeno a prendere l’appuntamento sulla piattaforma della polizia di Stato. E dove si riesce a fissarlo, le attese sono infinite: dieci mesi a Venezia, quasi otto a Bolzano, sette a Cagliari, e solo per avere l’appuntamento in Questura. In molti casi (ad esempio in Alto Adige o a Cagliari) prenotare l’appuntamento è ancora più difficile rispetto a un anno fa. Per arrivare al caso limite di Genova, dove non si è riusciti a ottenere un appuntamento in tutte e tre le rilevazioni effettuate. Caso virtuoso, invece, quello di Roma, dove lo si ottiene sempre velocemente: al massimo 10 giorni di attesa un anno fa, due a giugno e uno oggi. Imbattibile Perugia, dove il primo appuntamento è addirittura il giorno dopo. Ottima anche Pescara, due giorni dopo. Ad aggravare il tutto è anche la considerazione che il passaporto italiano è tra i più cari d’Europa: qui farlo o rinnovarlo costa 116 euro, in Spagna 30 e in Germania 60.
Le cause sono sempre le solite, già più volte descritte: l’accumulo delle richieste, l’obbligo del documento anche per l’Inghilterra, le nuove cittadinanze che portano alla richiesta di passaporto, la mancanza di personale, i deficit informatici e via dicendo. Un caos che ha portato perfino al bagarinaggio: sono state scoperte agenzie che assicuravano il passaporto in tempi rapidi, pagando.
Il caro voli. Ci stiamo rapidamente avvicinando al periodo clou, quello dell’altissima stagione, tra Natale e Capodanno, e le compagnie aeree sembrano già pronte a spremere i passeggeri. Ancora Altroconsumo ha confrontato i costi (reperiti su Skyscanner) dei voli in diversi periodi su otto tratte nazionali, per le isole e non solo. Sono emerse, prevedibilmente, enormi differenze tra alta e bassa stagione, con in testa le isole: da Milano a Catania per le vacanze si arriva a spendere il 1.130% in più (un posto andata il 23 dicembre e ritorno il 2 gennaio costa 408 euro contro i 33 euro con andata il 13 gennaio e ritorno il 23). Messe male anche la Sardegna e la Calabria, con voli che arrivano anche a oltre 470 euro. In media la differenza fra i due periodi è del 301%. Un viaggio aereo a/r per le vacanze natalizie costa in media 288 euro, contro i 72 di un viaggio a gennaio (differenza media del 301%). Anche un’indagine condotta da Antitrust conferma che la Sicilia insieme alla Sardegna – ma anche la Calabria – domina la classifica delle differenze maggiori: subito dopo Catania c’è Lamezia Terme, dove la differenza tra i due periodi è dell’830% (un volo da Milano costa 448 euro a Natale contro i 48 in bassa stagione). Poi c’è Palermo, dove un volo nei festivi (sempre da Milano) costa 336 euro contro i 39 euro di gennaio (+758%). Dopo le città siciliane (e anche con partenza da Roma, non solo da Milano), c’è Cagliari: 477 euro contro 76 euro e una differenza del 527%. Non scherzano neanche Napoli e Bari. Le differenze più contenute sono da Roma a Olbia (11%, da 98 a 89 euro); e anche da Roma a Milano, dove la variazione è nulla: il biglietto in entrambi i periodi sarebbe costato sempre 91 euro, vista la tratta preda della concorrenza dei treni ad alta velocità. Incredibile il confronto con destinazioni all’estero, ad esempio Parigi o Londra, mète per le quali il costo medio per il periodo natalizio è di 151 euro, più basso dei 288 euro dei voli nazionali e la differenza tra il periodo di alta e bassa stagione è del 163%; per l’Italia è il doppio, del 301%.
Si potrebbe sorridere, se non ci fosse da piangere, pensando che un tempo si credeva che l’aumento della domanda inducesse una riduzione dei prezzi. Oggi il pricing dinamico conclude esattamente l’opposto: se la domanda sale, anche il prezzo sale. E non ci sono motivazioni tecniche: il costo dei carburanti è addirittura sceso, e il costo del personale è rimasto più o meno costante. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’indagine conoscitiva sulle tariffe e sugli algoritmi che le generano. Resta il fatto che se l’anonimo algoritmo viene “umanamente” impostato per generare i maggiori guadagni, il risultato non potrà che essere sempre un aumento dei prezzi sincronizzato all’aumento della richiesta.
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