Di Europei ne ha vinto uno solo, nel 2016, battendo la Francia 1-0 nei tempi supplementari della finale. Ma quello era calcio. Nel turismo, invece, il Portogallo di europei ne ha vinti ben cinque, aggiudicandosi per cinque anni di fila il “Best Tourist Destination in Europe”: il trofeo 2022 è appena stato assegnato ai World Travel Awards 2022, svoltisi a Palma di Maiorca, frutto delle votazioni da parte di migliaia di professionisti del settore turistico da tutto il mondo. Considerando che il premio era alla sua 29esima edizione, i lusitani possono vantare una percentuale di vittorie che non ha eguali, un primato invidiabile, portandosi a casa quest’anno, oltre all’Oscar principale, altri trenta premi “minori” meritati per altrettanti settori specifici, dai prodotti alle regioni, alle destinazioni, ai servizi.
La domanda è scontata: perché? Cosa avrà mai il Portogallo di talmente speciale da meritare questi primati turistici? Le risposte sono tante, e si stratificano interessando vari aspetti della società, dell’organizzazione e dell’industria turistica portoghese. Vediamo.
Il Portogallo ha una superficie di 88.889 kmq (218 km di larghezza, 561 km di lunghezza, 832 km di costa atlantica). E comprende gli arcipelaghi di Madeira e delle Azzorre, nell’Oceano. L’Italia ha una superficie di 301.230 kmq, conta 7.914 km di coste, e comprende una varietà di isole e arcipelaghi. Non c’è paragone nemmeno nel numero di posti letto, di strutture ricettive, di servizi dedicati. Per quante spiagge belle possa offrire il Portogallo, poi, l’Italia ne ha dieci volte di più; lì però ci sono le onde dell’oceano, ma vuoi mettere l’acqua della Sardegna? Per non parlare di arte e cultura…
La chiave dunque dev’essere un’altra. E infatti gli Oscar del turismo non premiano le bellezze delle destinazioni, ma le best practices, le migliori aziende dell’ospitalità della catena di produzione dei servizi (dal settore crocieristico a quello aereo, passando per le strutture ricettive) e i migliori enti di destination management. Così il Portogallo si è portato a casa anche i premi quale migliore destinazione nazionale, cittadina (Oporto), balneare (Algarve), turismo d’avventura (Azzorre), city break, metropoli sul mare, per le crociere (tutti per Lisbona)…
Insomma il Portogallo è un modello vincente. Incredibile, solo ricordando la situazione del Paese nel 2011, quando sull’orlo del default decise di abbandonare le politiche di austerità invocate dalla Germania, dimezzando nel giro di tre anni il tasso di disoccupazione, incrementando il salario minimo garantito e puntando sulle privatizzazioni. Il risultato è stato un deciso aumento del Pil, in una crescita stabile che ha motivato nuovi investimenti stranieri. Aumento che si è basato anche sul riconoscimento dell’industria turistica quale vero volano di crescita: il turismo portoghese è cresciuto del 10% ogni anno, anche grazie a un incremento dei collegamenti aerei (e si sa che il transport network influisce in maniera determinante sul successo delle destinazioni), trascurando invece i trattamenti contrattuali, la sostenibilità nei trattamenti salariali, e insomma molti aspetti nel rapporto datore-lavoratore.
Altro mattone nella costruzione del successo lusitano è dato dall’interscambio culturale e industriale con altri Paesi, tradotto anche con piani d’investimenti diversificati. Altre attenzioni sono state rivolte al perfezionamento dell’immagine (sicurezza, politiche anti-sovraffollamento), alla comunicazione, ai regimi particolari offerti agli investitori stranieri, al lavoro delle regìe territoriali di promozione non solo turistica. In una parola, al coordinated marketing, che adesso sta portando quel Paese ad esempio per tutta Europa.
Inutile sottolineare che è anche, e forse soprattutto grazie alle performances dell’industria turistica che il Portogallo ha saputo uscire così bene dalla crisi economica che l’aveva portato sull’orlo del baratro. Ed è altrettanto inutile ricordare che il Governo Draghi ha confessato in più occasioni che è il turismo il volàno della nostra ripresa, e che il ministro Garavaglia ha recentemente ammesso che è proprio grazie al turismo che il Pil italiano sta tenendo più di molti altri Paesi europei. Inutile è una brutta parola, ma sembra davvero inutile ripetere che sul turismo qualsiasi piano industriale nazionale dovrebbe puntare in maniera più convinta, e poi lasciare le sorti del comparto all’italica arte d’arrangiarsi. Avvilente pensare che se si fosse strutturata in Italia un’azione combinata sul modello portoghese chissà oggi quanti award avremmo portato a casa…
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