Il turismo sta raggiungendo un altro record. Secondo un’indagine di CNA Turismo e Commercio, le spese che sosterranno in Italia gli oltre 8,5 milioni di turisti stranieri previsti per il corrente mese di settembre toccheranno quota 6 miliardi di euro. Appunto un record, che conferma il rilevante e crescente peso della componente internazionale sull’industria del tempo libero tricolore. Una componente ormai imprescindibile che con il suo contributo potrebbe fare di settembre il quarto mese d’oro dell’estate 2024.
L’indagine di CNA Turismo e Commercio segnala che le presenze straniere quest’anno potrebbero toccare quota 32 milioni contro meno di 30 milioni rilevati nel 2023, grazie all’aumento dei pernottamenti. Oltre che in termini assoluti, infatti, la crescita si registra anche nella media di permanenze per turista, arrivata a poco meno di quattro notti pro capite (3,7).
Ma come spenderanno questi oltre sei miliardi di euro i turisti stranieri nel nostro Paese? In cima alle spese la ricettività, con pernottamenti alberghieri sempre in testa alle preferenze ed extra-alberghieri in crescita. A seguire le spese per enogastronomia, shopping, esperienze e trasporto. Le destinazioni preferite saranno ancora città e borghi d’arte, con il mare a seguire e le località termali più distanziate. Quanto alla provenienza, in Europa saranno i tedeschi a primeggiare con britannici e nordeuropei. Da fuori Europa si registra il boom degli statunitensi con turisti dell’Estremo Oriente nella scia.
L’Italia non è un caso isolato in Europa. Il turismo sta tenendo a galla l’intera area Euro. Lo dice l’ultimo report di Nomura (il gigantesco gruppo finanziario giapponese, che si occupa anche di strategie e consulenze), secondo cui la domanda interna dell’area Euro nel secondo trimestre del 2024 si è contratta e la crescita del Pil è stata rivista al ribasso di 10 basis point: ma, secondo il gruppo finanziario globale, “il turismo ha probabilmente impedito la contrazione economica”. Il report Nomura sottolinea ancora una volta il ruolo fondamentale che la filiera della travel & hospitality industry ha per l’economia del Vecchio continente.
Trattato troppo spesso immeritatamente come un settore marginale (forse semplicemente perché non produce beni materiali, ma servizi), il turismo è in realtà tra quelli che maggiormente contribuiscono alla crescita del Pil dell’area euro. Secondo il rapporto – che per il secondo trimestre ha rivisto al ribasso di 10 punti percentuali la crescita del Pil nell’eurozona, allo 0,2% su base trimestrale -, l’industria dei viaggi mostra attualmente più vigore del settore industriale, uscito depresso da fattori geopolitici e recessione. Al contrario, il commercio netto ha contribuito allo 0,5% alla crescita del Pil in Europa. La fetta più grossa del commercio netto è rappresentata dalle esportazioni di servizi, in particolare turistici. Una tendenza che, prevede il rapporto, proseguirà anche nel terzo trimestre.
Sarà meglio che si cominci a considerare maggiormente una realtà che per molti Paesi che compongono quello che è attualmente il Continente più visitato al mondo rappresenta da tempo il traino economico primario. Quello che emerge dal rapporto Nomura potrebbe essere un valido spunto di riflessione per il primo G7 Turismo, che si terrà a Firenze il prossimo novembre. Eppure, finora l’Unione europea si è occupata poco di turismo (come riporta lavoce.info), per ragioni storiche e per i particolarismi degli Stati. Ma il cambiamento climatico promuove nuove mete e la situazione potrebbe mutare presto.
L’Europa unita nacque soprattutto per evitare nuove guerre tra Paesi europei: anche per questo è molto lontana dal turismo, un fenomeno (e un settore economico) all’epoca decisamente marginale. Basti pensare che la prima indagine Istat sulle vacanze, effettuata nel 1959, fissava al 13% la quota di italiani che allora potevano permettersele. La Comunità europea si fondò su basi ben diverse da quelle dell’economia attuale e volutamente ha trascurato il turismo per almeno 40 anni, fino a Philoxenia, primo (e ultimo) programma comunitario a favore del turismo, proposto dalla Commissione nel 1996 e poi estintosi nel 2002: aveva per obiettivi il miglioramento della conoscenza nel settore, il contesto legislativo e finanziario, la qualità del turismo europeo e l’aumento del numero di turisti provenienti dai Paesi terzi. Tutti argomenti tornati oggi di estrema attualità.
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