Il nuovo Governo sembra intenzionato a mettere mano al fisco, con possibili novità riguardanti non solo la flat tax incrementale (un’imposizione del 15% sui redditi superiori a quanto denunciato nei tre anni precedenti), ma anche il passaggio da 4 a 3 aliquote, in alleggerimento, e la semplificazione della tax expenditure, ossia il compendio di detrazioni, crediti d’imposta e altro, che andrebbe probabilmente ricondotto a pochi parametri più chiari e immediati (ma forse anche più restrittivi). Di certo c’è l’intenzione – espressa chiaramente dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo (FdI) – di immettere le novità nel disegno di legge delega che andrà presentato il prossimo febbraio, e che lo stesso Leo dice conterrà capitoli riguardanti anche il settore turistico-alberghiero. Come il passaggio dal 10% al 5% dell’aliquota Iva per alcuni beni o servizi, ancora non specificati, previa verifica delle coperture necessarie, senza scostamenti di bilancio.



Nella bozza di legge già approvata dal Cdm per ora di evidente c’è la detassazione delle mance per “il personale impiegato nel settore ricettivo e di somministrazione di pasti e bevande”, che dovrebbero quindi passare da una tassazione ordinaria a quella del 5%, con la dichiarata volontà di favorire l’occupazione nel settore turistico, sempre in affanno nella ricerca del personale. Una misura che però lascia il settore abbastanza indifferente: le mance in Italia non vengono praticamente mai inserite nei conti (come invece si può richiedere e facilmente ottenere all’estero), ma devolute in contanti direttamente ai prestatori dei servizi, e quindi detassate per definizione…



Per tutti gli altri “beni e servizi” da portare dal 10% al 5% non ci sono ancora chiarimenti, anche se più volte e da più parti viene sottolineato che si procederà su questa strada solo se ci saranno le risorse, anche se lo stesso viceministro ha ricordato il valore dell’industria italiana del turismo e della sua lunga filiera (oltre il 13% del Pil generato), e la “vocazione turistica” nel nostro Paese.

Vero è che “il turismo può dare ricchezza e lavoro, ma per fare ciò c’è bisogno di un’adeguata politica per il turismo, con obiettivi chiari, concreti e soprattutto con politiche coordinate e finalizzate al raggiungimento di obiettivi comuni e condivisi”, ricorda Azzurra Rinaldi (Unitelma Sapienza). Ed è proprio la politica fiscale a svolgere un ruolo fondamentale nella competitività del sistema economico di un Paese, in particolare nel turismo. “All’alta pressione fiscale che grava in generale su tutti i settori produttivi, vanno aggiunte tasse specifiche per il turismo (aeroportuali, di soggiorno, ecc.) che fanno incrementare il livello dei prezzi dei prodotti e servizi turistici, riducendo ancor più la competitività del settore”.



Eppure, in uno studio di vari anni fa, il WTO aveva rilevato ben 40 tasse diverse sul turismo, 30 pagate direttamente dai turisti, le altre dalle imprese che operano nel settore turistico. Dall’epoca dell’analisi del WTO a oggi, la situazione non è cambiata, anzi, con buona pace di tutti coloro che oggi si affannano a ricordare la valenza del comparto in un Paese che potrebbe vantare proprio nel turismo la sua prima eccellenza. Tenendo sempre presente l’importanza della competitività: è stato calcolato (Mara Manente, ex Ciset) che se il costo della vacanza aumenta dell’1% rispetto a quello dei Paesi concorrenti, il movimento verso l’Italia diminuisce del -0,2% dall’Europa, -0,7% dai Paesi extraeuropei, e le entrate diminuiscono del 3%.

Ogni revisione positiva in materia fiscale, ovviamente, è sempre ben accetta, soprattutto nel mondo del turismo. “Gli interventi di politica economica – ricorda Angelo Quarto (La Sapienza di Roma) – dovrebbero tener conto delle potenzialità del settore turistico nella creazione di reddito e occupazione, indirizzando gli interventi per il settore verso una politica che accresca la competitività del settore e che sia attenta a ciò che accade nei Paesi concorrenti”. In febbraio la nuova legge delega sarà presentata nella sua interezza: sarà quella la verifica.

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