Via il green pass per chi arriva dall’estero, e tra quindici giorni via la mascherina anche al chiuso (unica eccezione gli ospedali). È l’ultimo via libera alla ripresa definitiva del turismo, anche e forse soprattutto per quel segmento che era stato di fatto completamente annichilito dalla pandemia, il Mice (meetings, incentives, conferences and exhibitions), sul quale oggi sono in molti a scommettere ancora. A partire da Milano, dove il recente Tavolo del turismo ha annunciato un focus di promozione internazionale nel 2022 proprio su grandi congressi e giovani.



Ma sul Mice si sono accesi ieri anche i riflettori dell’Imex di Francoforte, il salone dedicato al turismo congressuale internazionale (aperto fino a domani) dove Mitur ed Enit, insieme alle Regioni, promuovono il brand Italia, anche attraverso una corsa simbolica, la Imex Run, che coinvolge tutti i grandi buyer internazionali per 5 chilometri: è una sorta di ripartenza, con gli “atleti” che indossano le magliette Italia.it, il nuovo sito del turismo italiano.



Il business travel è un settore cruciale del turismo italiano e in forte espansione nonostante la battuta d’arresto dettata anche dall’impossibilità di pianificare sul lungo periodo, che è invece una delle caratteristiche del Mice. Enit ha aumentato la quota di budget destinata alla promozione di questo settore che nel 2019 contava 13.254 meetings nel mondo, con l’Italia al quinto posto con 218 mila business travel, superando il Canada in quella stessa posizione nel 2018.

“I trend – dicono in Enit – vedono ancora settembre, ottobre e giugno tra i mesi più gettonati per organizzare gli incontri, mentre dicembre, gennaio e febbraio i meno popolari. La scienza medica (17%), la tecnologia (15%) e la scienza (13%) sono i temi principali dei meetings internazionali. Guardando agli altri Paesi, gli Stati Uniti con 934 meeting si confermano al primo posto nella classifica dei 10 Paesi che hanno ospitato il maggior numero di congressi nel 2019 e rimangono saldi al primo posto anche nella classifica dei Paesi per numero di partecipanti, con 357mila delegati ospitati nel 2019. La Germania rimane al secondo posto con 714 convegni, mentre la Francia si porta in terza posizione, al posto della Spagna, con 595 meeting. Il Regno Unito in quinta posizione e l’Italia, con 550 congressi ospitati, resta in sesta (+5,4% sul 2018). Seguono Cina, Giappone, Paesi Bassi e Portogallo. Quanto al numero di eventi Mice in Italia, superano quota 100 Roma (373 sedi, circa il 7,0% del totale), Milano (272, il 5,0%) e Firenze (117, il 2,2%). Sono circa 1.727 comuni italiani che hanno almeno una struttura per congressi ed eventi: il 56,7% un’unica sede, il 31,1% da 2 a 4, l’8,0% da 5 a 9 e il 4,2% 10 sedi. Sono 23 le città con almeno 20 sedi, quasi il 29,0% del totale. Milano è tra le città di preferenza all’ottavo posto nel 2019 e si unisce ad Amburgo, Praga, Pechino ed Atene. Circa il 53% delle sedi per congressi ed eventi si trova al Nord, il 25,3% al Centro, il 13,6% al Sud e l’8,2% nelle Isole. Gli alberghi congressuali presenti sul territorio rappresentano il 67,3% delle sedi totali e hanno ospitato circa l’81,0% degli eventi nel 2019”.



Le previsioni del settore indicano numeri (secondo Strategic Alliance of the National Convention Bureaux of Europe gli eventi si manterranno ancora inferiori del 33% rispetto al 2019) e tendenze: in seguito alla pandemia, ma ancora con tante incertezze sul futuro, si assisterà ancora a una prevalenza di eventi ibridi con un orizzonte locale o nazionale. La sostituzione degli eventi internazionali con quelli nazionali, insieme a una riduzione nella permanenza media dei partecipanti e della spesa, fanno ritenere che il settore troverà il vigore di un tempo nel 2026. “Il successo dei meeting face to face – sostiene Roberta Garibaldi, ad Enit – dovrà essere basato in futuro sulla qualità dei contenuti e l’apporto che la destinazione può dare al raggiungimento degli obiettivi dell’evento, l’affiancamento di elementi virtuali, l’offerta di un’effettiva esperienza di networking, la sostenibilità. Occorre concentrarsi sul valore intellettuale che la destinazione può offrire agli incontri con interazioni tra pubblico e privato. Esperienze di networking efficaci da parte dall’organizzatore saranno fondamentali per il successo e il ritorno di investimento del meeting in presenza”. “

Ci rendiamo conto di quanto sia aumentata la determinazione di fattori come la reputazione, l’accessibilità dei luoghi, i fattori ambientali, il clima, le opportunità extra conferenze, le caratteristiche delle strutture ricettive per qualità e standard di sicurezza e come ci si orienti anche su strutture con meno camere con un’ospitalità più familiare – aggiunge Giorgio Palmucci, presidente Enit -. È cresciuto l’interesse per strutture con aree esterne con flessibilità degli spazi, è aumentata l’attenzione alla sostenibilità e all’enogastronomia e alla dotazione tecnologica delle sedi”.

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