Circa 1.300 strutture alberghiere (in un territorio che vanta montagne e laghi sparsi tra Dolomiti e il Garda), con 80 mila posti letto, 12 mila addetti e un fatturato che in alta stagione arriva a 150 milioni al mese. È il Trentino, regione autonoma ma anch’essa colpita dalla pandemia (circa tremila contagi e poco meno di 200 vittime) proprio in uno dei suoi volani più importanti e sensibili: il turismo. “Milletrecento strutture e praticamente tutte chiuse”, confessa amaro Gianni Battaiola, Presidente ASAT, l’associazione degli albergatori del Trentino, anche lui albergatore per tradizione familiare. “Una chiusura che va avanti da lunedì 9 marzo, quando fu comunicato lo stop agli impianti di risalita. Di colpo i clienti scomparvero e iniziarono invece a piovere le disdette per le settimane successive, e subito dopo le cancellazioni per il periodo pasquale, che invece, specie sui laghi, rappresenta solitamente una ministagione ben frequentata. I clienti che potevano accedere alle cancellazioni gratuite lo hanno fatto, ma anche gli altri non hanno perso anticipi o caparre, sia perché le varie OTA (Online Travel Agencies) li hanno rimborsati (ma addebitando a noi i costi), sia perché nei casi più difficili sono stati gli stessi albergatori a intervenire, pur di mantenere i buoni rapporti con la clientela abituale, la fidelizzazione”.
Mi sta dicendo che le OTA fanno “bella figura” con i soldi vostri?
Beh, più o meno è così. Sia chiaro, non voglio demonizzare nessuno, ed è ovvio che ognuno fa il suo mestiere. Ma è anche vero che spesso i contratti con le OTA prevedono addebiti diretti tramite RID, che scattano automaticamente. E in più continuano a valere le commissioni pattuite, dal 15% in su, che scattano anche su stanze prepagate e poi magari disdettate.
Forse tutto questo indica la necessità di procedere il più possibile con le prenotazioni dirette?
È una strada che stiamo percorrendo già da tempo: quasi tutti vendiamo anche direttamente, ma arrivare a ottenere una visibilità simile a quella di colossi come Booking (che investe cifre mostruose in pubblicità) è impossibile. È stata attivata una piattaforma provinciale di vendita diretta, ma con risultati ancora limitati. Ogni nuova iniziativa in questo senso sarà la benvenuta, anche perché una maggiore operatività diretta degli albergatori consentirà loro un’altrettanto maggiore capacità contrattuale proprio verso le altre OTA. Abbiamo anche partecipato come ASAT all’attivazione di un programma territoriale di consulenza, con Trentino Marketing, e da quindici giorni di un board commerciale con le associazioni di categoria, che vede attività suddivise in tre direzioni.
Quali?
La formazione degli operatori, anche volta proprio alla vendita on-line sui propri siti; un toolkit, una cassetta degli attrezzi a disposizione degli albergatori, con immagini, video, newsletter e altri strumenti per rilanciare l’immagine di strutture e territorio; una prima ricognizione di idee per ipotizzare come potrà essere il turismo prossimo venturo, perché è chiaro che il turismo come lo conoscevamo è morto.
Avete già immaginato qualche scenario?
Guardi, fino a quando non ci sarà un vaccino a disposizione non si potrà davvero stabilire il quando e il come. Certo, la ripresa non avverrà di colpo, ma seguirà vari step, e vedrà prevalere il mercato domestico. Speriamo che quando si ripartirà saremo ancora tutti presenti…
Perché invece è prevedibile che qualcuno non ce la farà?
Può darsi che in alcune zone, magari quelle più isolate, si farà fatica. Ma se la Provincia non interverrà concretamente, saranno in tanti a soccombere.
Andrà meglio forse per le strutture inserite in grandi catene?
Non è detto. Certo, una catena può spalmare guadagni e perdite, ma è anche vero che le piccole realtà spesso possono contare sulla gestione di famiglia, con meno incombenze impellenti da affrontare e una marcia in più. In emergenze come questa, probabilmente una struttura piccola e snella può rispondere meglio.
Il problema più incombente, nel vostro settore, si dice sia la liquidità di cassa.
Ed è così: nessun cliente, nessun incasso, mentre le spese (affitti, manutenzioni, dipendenti, interessi passivi, tasse e via dicendo) continuano. Qualcosa, comunque, da noi è stata fatta, come il protocollo che offre la possibilità di chiedere un finanziamento fino al 50% del fatturato dell’anno precedente, garantito da Confidi su cinque banche, soprattutto locali, che per questo frangente attivano procedure particolarmente snelle e rapide. È nell’immediato un’ottima cosa, ma ovviamente dopo un paio d’anni quelle somme andranno restituite, somme che se ne saranno andate in pagamenti, affitti e tutto il resto, non già in investimenti tesi ad un aumento del fatturato. Quindi, si rischia di trovarsi alla fine solo con un aumento dell’indice di indebitamento.
Soluzioni tampone, insomma, che si pagheranno care. Tutto qui?
Spero di no. Il turismo è un volano importantissimo, che dà e restituisce valore al territorio. In Trentino rappresenta il 14% del Pil, il 30% considerando l’indotto. La Provincia lo sa bene, ed è sicuramente sensibile. Bisogna evitare a tutti i costi le chiusure definitive, serve tenere accesa la fiamma pilota, al minimo, in modo da essere pronti a spingere i motori alla ripartenza. Già arrivavamo da un lungo periodo di crisi, dal 2009 in avanti, superato grazie a sforzi enormi, ad adeguamenti, modernizzazioni, tutto quello che serve per vincere la competitività, la globalizzazione e rispondere alle moderne esigenze della clientela. Adesso siamo tornati a un altro anno zero, ma la patrimonializzazione delle imprese è quella che è, e le difficoltà ad andare avanti senza incassare un euro sono enormi.
Quali contromisure economiche ritiene fondamentali? Secondo lei, il credito d’imposta per gli italiani che scelgono di fare vacanze in Italia, meccanismo invocato dal presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, ha un senso?
Può averlo, ma bisogna dire che un credito d’imposta implica che vi siano le imposte, e se mancano i soldi in tasca sarà difficile… Io credo che a una calamità straordinaria si debba rispondere con strumenti straordinari, quindi serve che la Provincia attivi debiti fuori bilancio per finanziamenti a fondo perduto per le imprese in difficoltà. S’è parlato anche di sospensione delle tasse, ma non serve a nulla: c’è bisogno della cancellazione.
Cosa chiedete allora?
Di ragionare in sistemi facili, di velocizzare al massimo i tempi di risposta e di intervento, i tempi di attuazione dei vari decreti. C’è bisogno immediato di reazioni importanti. C’è anche urgenza di cominciare a delineare le regole per la ripresa: ci si dovrà adattare alle distanze sociali? Dovremo dimezzare la capacità ricettiva in ogni struttura? Potremo riassumere gli stagionali con maggiore flessibilità? Forse con i voucher? Si può pensare a incentivi agli albergatori piuttosto che alla cig per i dipendenti?
(Alberto Beggiolini)