Il turismo è da tempo uno dei pilastri dell’economia italiana. Ora è tra i settori economici più colpiti dalla crisi. Nel discorso al Senato il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dedicato uno spazio adeguato alla crisi del turismo “(…) un’attività che prima della pandemia rappresentava il 14% del totale delle nostre attività economiche”, ha preso l’impegno di aiutare le imprese e i lavoratori del settore a uscire dalla crisi e fornito alcune indicazioni utili per costruire il futuro. È stato anche istituito il ministero con portafoglio per il Coordinamento e la Promozione delle Politiche Turistiche la cui responsabilità è stata affidata a Massimo Garavaglia.



Facciamo un passo indietro. Il ministero del Turismo ha avuto una storia molto travagliata di accorpamenti con numerosi altri ministeri, di spacchettamenti, di soppressioni e di riattivazioni, di attribuzione e di eliminazione del portafoglio fino all’assegnazione della competenza esclusiva alle Regioni nel 2001. Dall’allora in poi è stato ancora accorpato ad altri dicasteri.



Diciamo la verità: l’instabilità del ministero del Turismo e lo scarso interesse da parte dei politici per questo dicastero conferma la storica sottovalutazione per questo settore economico. Un caso di autogol…

Ora si apre una prospettiva interessante per due ragioni. La prima è che l’autonomia del ministero costituisce un duplice e meritato riconoscimento per il settore: per il suo ruolo economico e per la gravità della crisi. Il distacco dal Mibac, o in generale da altri dicasteri, va accolto con favore. La seconda è che è stata dichiarata in modo chiaro la sua missione: il coordinamento con le azioni delle regioni e la promozione del turismo italiano nel mondo.



La prima missione è pienamente giustificata dal fatto che i turismi regionali sono molto diversi tra loro e le regioni possono costruire meglio le politiche per il turismo sulla base di conoscenze appropriate. Un esempio: le scelte delle regioni in materia di regolazione dell’imposta di soggiorno, applicata dai comuni, sono state molto differenziate e questo è un bene per evitare l’uniformità delle scelte a fronte di una capacità ricettiva e di pernottamenti molto diversificata.

La seconda missione è altrettanto giustificata perché non è desiderabile che ogni regione si occupi della promozione del suo turismo a livello internazionale. È impensabile che nell’era della globalizzazione una piccola regione possa attrarre da sola visitatori dal mercato turistico cinese in uscita, che fino all’esplosione della pandemia era in forte crescita. Un esempio in questa direzione è costituito dall’azione del governo centrale francese. Potrebbe essere l’occasione giusta per imprimere slancio al lavoro di promozione dell’Italia turistica nel mondo da parte dell’ENIT. 

Dunque il settore turistico italiano ha bisogno subito degli indennizzi per i danni subiti dalla pandemia, in prospettiva di migliorare il posizionamento sui mercati internazionali e aumentare la sua competitività. Per fare questo è necessario il coordinamento perché il turismo è una risorsa importante per le regioni, le province e le città italiane come emerge dal loro posizionamento a livello europeo per l’attrazione di turisti stranieri.

Nel frattempo permangono grossi interrogativi per il futuro, su diversi fronti: prima di tutto l’evoluzione della pandemia, poi il ritorno dei flussi dall’estero dipenderà dall’andamento del trasporto aereo.

Fin qui il ruolo del pubblico. Vediamo che cosa accade dal lato del mercato. Perfino AirBnB, la piattaforma on line che aveva avuto un boom quasi inarrestabile, anche in Italia, a partire dal 2007, tanto da porre grandi interrogativi per l’impatto delle grandi città turistiche come Venezia, Firenze e Roma, stenta a riprendersi. Si segnalano tendenze degli host a voler ricollocare gli appartamenti sul mercato dell’affitto più residenziale. Il tanto demonizzato fenomeno AirBnB negli ultimi anni, in molte realtà urbane ha alimentato un piccolo, ma significativo indotto dovuto agli ospiti.

Ma la crisi del turismo sta avendo ripercussioni territoriali forse non ancora comprese in tutte le loro implicazioni. Ad esempio, in Liguria sempre più spesso le strutture alberghiere chiedono di essere riconvertite in appartamenti. Dunque il mercato anche nella fase acuta della crisi dimostra capacità di adattamento. Ma non basta. Come ha sottolineato il Premier Draghi, anche per il turismo “uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la lampadina”. Occorrerà una forte azione dal centro dal lato del coordinamento e della promozione e la capacità dell’azione del Governo di sciogliere alcuni nodi che da decenni bloccano la crescita dell’economia in generale e del settore turistico in particolare.

Un promemoria, tra i numerosi possibili, al nuovo Ministro e al Governo: lo sviluppo della portualità turistica nelle regioni del Sud.

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