“Nel nostro futuro, e nell’orizzonte di tutto il settore, incombono due mostri: il conto energia e la carenza di personale”. Lo sostiene Gabriele Burgio, ceo di Alpitour, un gruppo con settantacinque anni di storia, dal piccolo ufficio di Cuneo del ’47 al mondo Exor degli Agnelli degli anni Novanta, ai fondi di private equity del 2012, fino ad Asset Italia e Tip, nei tempi recenti.



Dottor Burgio, da poche ore Istat ha diffuso i dati sull’inflazione, aumentata dello 0,9% su base mensile e del 6,9% su base annua, un record che non si registrava da marzo 1986.

Appunto, quando parlo di energia mi riferisco proprio a questo. Si sperava in una pace imminente, nella risoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina, per ottenere un “rilassamento”, un calo del nervosismo che oggi s’avverte ben presente ad esempio nel mercato dei futures. E invece… Ovvio che i riflessi della componente energia si evidenzino nei viaggi e nella ospitalità: basti pensare al costo dell’aria condizionata, al caro carburante per i voli, ma anche alla lievitazione dei prezzi degli alimenti. Il tutto si traduce in vacanze probabilmente più care.



Con conseguenti flessioni sul mercato?

Per ora no: le vacanze sono un bene essenziale, e attualmente la forte domanda copre eventuali costi aggiuntivi. Forse il prossimo anno si registreranno modifiche, ma saranno probabilmente nei criteri di scelta, che diverranno più selettivi, più attenti alla spesa. Adesso si vive un ritorno alla normalità dopo due anni di pandemia, quando si è viaggiato solo con la fantasia; adesso la voglia di muoversi vince su tutto. Certo, non si può mai dormire tranquilli, serve una nuova capacità di reazione, più pronta, ma i segnali sono tutti positivi, e anche il fai-da-te sembra oggi in forte controtendenza.



Alpitour è pronta a questo restart?

I nostri resort sono tutti al lavoro, 21 sparsi nel mondo e 13 in Italia. Le richieste sono superiori a quelle del 2019, che fu un anno record. La nostra compagnia aerea, Neos, dopo essersi messa a disposizione negli ultimi due anni per voli umanitari, per il rifornimento di dispositivi sanitari o per il rientro in Italia di concittadini bloccati all’estero, adesso ha rinnovato parte della flotta e ha aggiunto in servizio due grandi apparecchi Boeing 787 per il lungo raggio. Resta aperta la seconda questione che dicevo, l’altro mostro: la carenza di personale.

Che ha qualche responsabilità accertata?

Beh, si parla della disincentivazione creata dal Reddito di cittadinanza, ma anche delle corte stagionalità offerte dal settore e via dicendo. Noi avevamo proposto un correttivo che avrebbe potuto generare effetti positivi, e cioè che i contributi versati per i lavoratori stagionali fossero lasciati invece in busta paga, in modo da rinforzare le competenze e attirare di più gli indecisi. Ma è rimasta lettera morta.

Alpitour ha voluto anche calcolare il valore del gruppo nel suo impatto economico, sociale e ambientale.

Ci sarebbe piaciuto elaborare un report per tutto il settore, ma era di fatto impossibile, così abbiamo iniziato guardando in casa nostra. Abbiamo lavorato (in collaborazione con Strategy Innovation, spin-off dell’università Ca’ Foscari di Venezia) per evidenziare e richiamare l’attenzione sul peso e il ruolo del turismo per l’Italia: un business strategico, ma scarsamente considerato. In ogni caso, dal questo nostro primo Impact report, che abbiamo presentato in Parlamento, è emerso che il valore economico totale distribuito dal gruppo Alpitour è pari a 3 miliardi di euro, con una ricaduta occupazionale diretta e indiretta su 27.704 persone. Un valore che durante la pandemia è andato sospeso, ma il gruppo ha comunque messo a disposizione tutti gli strumenti in nostro possesso per sostenere il Paese (ad esempio con i voli umanitari), chiedendoci sempre come supportare il settore e la sua ripartenza, su come evidenziare le debolezze e le potenzialità di un’industria piena di contraddizioni, ma anche di talenti e grandi opportunità.

A questo proposito, crede che le difficoltà legate alla pandemia abbiano fatto capire a tutti la necessità di creare sinergie in grado di aumentare qualità, capacità contrattuale, competitività?

Credo che non si comprendano bene le necessità di un’industria così importante. Credo anche che imperi il Titolo V della Costituzione, quello che demanda alle singole Regioni la gestione del turismo, e che fa sì che per noi non possa esistere una politica nazionale omogenea. Il risultato è che ognuno va per conto proprio, a cominciare dalle Regioni, passando poi per i Comuni, per finire con i singoli operatori.

Dottor Burgio, durante la pandemia era nato il “Manifesto per il turismo italiano”, che aveva visto insieme tutte le sigle di rappresentanza e moltissimi grandi operatori del settore. Un’iniziativa che sembrava preludere a un inedito fare squadra. Da allora è cambiato qualcosa?

… No.

(Alberto Beggiolini)