Quando sarà possibile tornare a viaggiare in Europa, da un punto di vista della normativa fiscale l’Italia potrebbe rischiare di accaparrarsi un triste primato, quello di essere il Paese europeo meno attraente per i turisti internazionali. Mentre gli altri Paesi del Vecchio Continente si impegnano al fine di mettere a punto politiche fiscali sempre più attrattive, l’Italia resta ancora immobile alla normativa del 1993. Un punto a discapito dal momento che il rilancio dell’economia può contare su una spinta molto importante derivante proprio dal settore del turismo. Lo sa bene la Francia che facendo leva su questo ragionamento ha annunciato che dal primo gennaio del prossimo anno i viaggiatori internazionali potranno chiedere il rimborso dell’Iva per acquisti personali superiori a 100 euro, contro la vecchia soglia che da anni era ferma a 175 euro. Una svolta decisiva per il paese transalpino e che trasferisce in automatico il triste primato all’Italia dove per poter ottenere il rimborso dell’Iva i turisti stranieri devono spendere per ciascun acquisto le vecchie 300mila lire, ovvero 154,95 euro. Germania e Spagna da questo punto di vista si sono evolute da tempo eliminando la soglia minima di spesa per il tax free shopping e rendendo quindi possibile il rimborso anche dopo aver speso cifre pari a pochi euro.



TURISMO INTERNAZIONALE: COSA RISCHIA L’ITALIA, L’APPELLO DI GLOBAL BLUE

La svolta avvenuta in Francia ha comportato l’intervento di Global Blue Italia, società che opera nell’ambito del tax free shopping. Come riferisce il Corriere, Stefano Rizzi, Country Manager della società, ha osservato come l’Italia “non può permettersi di non intervenire, soprattutto in un momento storico nel quale registriamo un crollo del settore del 90% rispetto allo scorso anno e nel quale lo stesso Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha sottolineato come si pone, su diversi fronti, un serio problema di competitività tra ordinamenti giuridici dell’Unione Europea”. L’immobilità del nostro Paese potrebbe avere delle conseguenze molto serie sul piano economico dal momento che, sottolinea ancora Rizzi, quando si tornerà a viaggiare il turista cinese, americano o australiano, in assenza di correttivi preferirà senza dubbio fare shopping in altri Paesi come Spagna, Francia o Germania. Ed a farne maggiormente le spese, spiega Rizzi, rischiano di essere proprio i piccoli artigiani, già in ginocchio a causa della attuale crisi.



Lo shopping rappresenta di fatto un fattore determinante nella scelta del viaggio da compiere: “Dove fare acquisti, cosa comprare, quanto spendere viene sempre più spesso pianificato prima della partenza, prevedendo di dedicare a questa attività diverse ore se non alcuni giorni del programma di viaggio: sono dinamiche cruciali per la competitività di un Paese che non possono più essere ignorate”. Da qui l’appello di Global Blue al governo ed ai ministeri di economia e turismo guidati rispettivamente da Gualtieri e Franceschini “di non sottovalutare il peso e l’importanza del settore imprenditoriale legato al turismo internazionale”.

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