Stagione allungata, aperture no. Avevamo già registrato il consistente flusso dei “wet”, i week-end tourists, sulle spiagge insolitamente ancora assolate (meglio sfruttare anche il prossimo fine settimana, probabilmente l’ultimo con queste alte temperature), ma già da parecchi giorni desolatamente abbandonate dagli impiantisti balneari, nonché dai commercianti e dagli altri fornitori di servizi. In giro sui litorali si vedono adesso solo rari vu’ cumprà (termine molto anni Ottanta), i venditori di origine extracomunitaria che evidentemente non hanno scelte alternative a portata di mano.



Avevamo anche riportato i perché espressi da molti operatori, motivati soprattutto dal termine dei contratti dei lavoratori stagionali, ma anche dalla consuetudine di calendari stabiliti in epoche pre-cambiamenti climatici, o dagli impegni meno balneari e forse più urbani con cui molti di loro riempiono i mesi di non-spiaggia (ma lo stesso discorso vale anche per la montagna: vedasi, ad esempio, le serrande abbassate di Cortina). “Va detto anche che molte attività come i negozi sono in affitto. Ma è indubbio che ci saranno cambiamenti, i primi a modificare i contratti per non perdere clienti e ricavi saranno gli stessi operatori”, ha rassicurato l’assessore al Turismo della Regione Veneto, Federico Caner (come riportato da Il Gazzettino), in occasione dell’edizione numero 22 di Buy Veneto, il salone di promozione, valorizzazione e pianificazione turistica. Occasione giusta anche per tirare le prime somme della stagione: ormai noto il calo del 10% di turisti nel bimestre luglio-agosto, frutto di incertezze, dal caro trasporti, dell’inflazione generale che ha fatto lievitare i prezzi di qualsiasi servizio, da quelli d’albergo a quelli di spiaggia. Una flessione però assorbita in fretta proprio da quell’allungarsi dell’estate, che ha registrato per tutto settembre e in questi primi giorni di ottobre un tonico aumento delle percentuali di occupazione delle stanze d’hotel.



Secondo i dati dell’Hospitality Data Intelligence dell’Osservatorio del Turismo della Regione, il 4 settembre si è toccato 72,7%, l’11 settembre il 71,8%, il 9 ottobre il 47,6%. L’anno scorso si registravano rispettivamente 70,8%, 66,2%, 34,5%. Un trend evidente e confortante che però dovrebbe portare a una riprogrammazione radicale delle stagioni turistiche, che – complice il clima – stanno destagionalizzandosi da sole, ancora però non favorite dall’adeguamento indispensabile delle offerte di hospitality, fatta sì di ricettività alberghiera, ma anche di commerci e servizi ancillari.



“Maggio e le prime settimane di giugno – ha detto Caner – sono state interessate dal maltempo, con un ritardo del via alla stagione. Complessivamente, però, montagna, città d’arte e terme hanno registrato dati migliori del 2022, malgrado la flessione di agosto. Il tasso di occupazione medio nell’estate 2023 è stato del 78,8% nelle città d’arte, 65,2% in montagna, 75,4% alle terme. La previsione finale è chiudere il 2023 con dati migliori del 2019″.

E se è vero che reputation on-line e sentiment sono diventati i parametri turistici (molto social) su cui basare le strategie d’impresa, vale la pena registrare anche i dati del periodo luglio-settembre: per locali e ristoranti la percentuale è stata di 86,4% (+0,6% sul 2022), per ricettività 84,8% (ancora +0,6%), e per attrazioni 90,5% (+1,2%). Si cresce, insomma, anche nel gradimento dei turisti che hanno scelto il Veneto, la regione più turistica d’Italia, per le loro vacanze.

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