La guerra, il conto energetico, qualche vago strascico del Covid, ma ancora molti problemi legati alla carenza del personale, quello shortage of workers che non è esattamente un problema solo italiano, ma che qui da un paio d’anni sta causando seri problemi gestionali. Nella poderosa ripresa del turismo della caldissima estate 2022, il 60,7 % delle strutture alberghiere e il 14,1% di quelle extra alberghiere hanno faticato non poco nel recruiting degli operatori. Per non parlare delle formazioni e delle competenze necessarie per ricoprire certe funzioni con garanzia di qualità nel servizio.



L’altro giorno, ad esempio, il presidente della Chambre valdotaine ha ammesso che il reperimento delle risorse umane “sarà l’aspetto centrale della competitività delle imprese turistiche”. Secondo Randstad (società che si occupa di risorse umane) nell’industria turistica italiana oggi mancano ancora nuove figure professionali emergenti, soprattutto data analyst, energy manager, social media manager, digital marketing manager ed esperti di digital management. È un’analisi che sottolinea ancora una volta il gap tra formazione e industry. Gap che la laurea triennale attivata in partnership con Ca’ Foscari in Hospitality Innovation and e-Tourism affiancata da tre cicli di stages operativi (tutti organizzati e garantiti dalla Scuola italiana di Ospitalità) sta cercando di colmare. Il “pacchetto formativo” proposto dalla SIO (nata dalla collaborazione tra Cassa depositi e prestiti e TH Group) e Ca’ Foscari, unico nel suo genere in Italia, è studiato per dotare di una completa tool box i giovani che vogliono affacciarsi al mondo del turismo, sempre più competitivo e basato sulla qualità e sulla digitalizzazione.



“Abbiamo da poco terminato il ciclo dei primi stages operativi, al nostro primo anno di attività, e devo dire che le soddisfazioni, nostre e degli studenti, sono andate oltre le previsioni”, dice Giulio Contini, il direttore della SIO, una solida esperienza nel settore costruita negli anni trascorsi al vertice di una hotel-school universitaria a Barcellona.

Ottenuto un internship placement del 100%, tutti in strutture di primo livello a 4 e 5 stelle su tutto il territorio italiano tra le alpi e la Sicilia, gli studenti hanno terminato il primo anno e i relativi stages e si sono iscritti al secondo anno del corso di laurea. A questo punto, occorre valutare questi periodi di “studi applicati”, di praticantato. Ed emerge chiara la complessiva soddisfazione sia degli studenti che dei tutor aziendali. Da una prima survey interna parziale, risulta che i punteggi medi attribuiti dagli studenti s’aggirano intorno al valore di 8 su 10, con punte di valutazioni da 9/10 per quanto riguarda il supporto ricevuto e l’accoglienza all’arrivo in azienda.



In particolare, è evidente come gli studenti abbiano approcciato l’aspetto teorico-pratico del corso, che fin dal primo anno si mette nella condizione di entrare nel vivo di un’azienda del settore, permettendo loro di conoscere meglio i vari reparti, le varie funzioni e di orientare meglio le loro scelte di carriera futura.

“Con lo stage – dice uno degli studenti frequentanti – ho capito parecchio sui nuovi modelli di ospitalità, e ho inteso quanto ogni struttura sia impegnata a soddisfare le necessità dei clienti, oggi sempre più esigenti. Ho imparato tanto, dall’utilizzo pratico dei nuovi programmi all’outfit migliore per ogni funzione ricoperta nella struttura, alla migliore maniera di presentarsi agli ospiti”.

D’altro canto, anche i responsabili delle strutture valutano positivamente gli studenti, con una media di 7,5/10 e con particolare apprezzamento della capacità di apprendimento rapido e dell’utilizzo degli strumenti informatici, oggi fondamentali per lavorare nel settore hospitality. I ragazzi hanno svolto gli stages in tante e varie strutture, da gruppi internazionali (Club Med, Rocco Forte Hotels, Hilton, NH Hotels, Marriott) a campioni nazionali (TH Group, VOIhotels, Bauer).

“Nel nostro resort – dice Teresa Bernardo, direttrice del TH Ortano – abbiamo avuto due tirocinanti SIO per poco più di due mesi, entrambi ventunenni e con diploma di istituto superiore. Tutti e due con l’aspirazione di entrare realmente nel mondo dell’accoglienza e di relazionarsi all’interno di esso, sia con lo staff che con i clienti. Sul piano delle relazioni è stata un’esperienza importante, abbiamo potuto sviluppare un percorso sul campo, facendo emergere di volta in volta aspetti diversi della nostra attività. I ragazzi si sono integrati bene, ognuno con la propria peculiarità; hanno domandato molto, per la loro voglia di comprendere le varie dinamiche, e soprattutto di misurarsi con le esperienze degli altri dello staff di ricevimento. Per loro credo sia stata un’ottima opportunità, credo che potrebbe svilupparsi un processo sinergico tra la struttura e la scuola, soprattutto se gli obiettivi vengono espressi e condivisi prima dell’inizio dell’esperienza sul campo”.

“Anche qui abbiamo accolto due studentesse SIO – aggiunge Gimi Ventimiglia, direttore del TH Ostuni -, ventenni, una italiana e una di un Paese dell’Asia Centrale. Sono rimaste per l’intera stagione estiva, destinate al ricevimento, che è un service delicato (è il biglietto da visita della struttura), ma ottimo per imparare di tutto, soprattutto a relazionarsi con gli ospiti. E si sa che l’ospitalità non si può imparare solo nelle aule universitarie, ma anche ‘sul campo’. Le studentesse alla fine erano soddisfatte, e ci hanno detto di aver imparato tanto su questo mestiere. Noi consideriamo questi stages un successo, ma anche un investimento per generare le nuove professionalità per il futuro. Devo dire se siamo rimasti soddisfatti? Beh, si pensi che alla fine abbiamo offerto a una delle due stagiste un contratto a tempo indeterminato”.

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