Mentre a Roma si sta studiando un modo gentile per una Cinexit, ovvero un’uscita senza strappi (se possibile) dalla Via della seta, il progetto politico-commerciale siglato a suo tempo dal primo Governo Conte, l’European travel commission ha diffuso le proiezioni del China outbound tourism research institute, secondo le quali sarebbero in arrivo in Europa sei milioni di traveller orientali, e due milioni di questi in Italia.
Di più: l’Enit ha portato a termine un sondaggio tra cittadini cinesi “di città”, già abituati a viaggi all’estero, ed è risultato che è proprio l’Italia la destinazione più attrattiva (38%) tra i principali competitor in Europa (sul podio seguono la Svizzera 35% e la Francia 31%). E la Civil aviation administration of China sostiene che entro la fine del 2023 il traffico aereo in&out of China recupererà il 75% rispetto ai livelli pre-pandemia.
Seta o non seta, insomma, tra i viaggiatori cinesi l’Italia gode di una reputation invidiabile, forte di molte calamìte, dall’arte alla cultura, dall’enogastronomia alla storia, alla natura, al benessere. Il portale online cinese Sohu.com ha stilato la classifica aggiornata alla primavera 2023 dei brand più influenti tra le destinazioni turistiche globali in Cina. L’Italia è complessivamente in settima posizione, subito dietro le principali destinazioni asiatiche e la seconda destinazione europea dopo la Svizzera. Ma considerando solo le attività sui social media, l’Italia è in prima posizione tra le destinazioni europee e quarta nella classifica complessiva, superando addirittura la Thailandia, solitamente la più preferita, anche logisticamente.
Tornando al sondaggio Enit, sono stati considerati anche i nuovi trend del turismo, arrivando a delinearne alcuni: i cinesi sperimentano l’Italia outdoor a contatto con la montagna e la natura; la visita mordi e fuggi alle principali città d’arte non è più sufficiente a soddisfare le aspettative; i giovani in Cina stanno dedicando molta attenzione alla carriera e all’autoaffermazione e tendono a sperimentare località autentiche, destinazioni che consentono esperienze di viaggio approfondite; i cinesi oggi guardano a mete prima non considerate come ad esempio la Sicilia, le Cinque Terre e le destinazioni balneari. Di conseguenza, Enit ha preparato la ripartenza posizionandosi su tutte le principali piattaforme digitali cinesi e ha commissionato uno studio per valutare quali cambiamenti siano intervenuti nella percezione che i turisti cinesi hanno della nostra destinazione. “Va adattato il prodotto turistico tenendo conto che si tratta di viaggiatori con un ammontare di tempo inferiore rispetto ad altri mercati per ogni singola attività – sostiene Ivana Jelinic, presidente Enit. Va sottolineata l’unicità di ogni singola esperienza e va costruita una narrativa localizzata dal punto di vista della qualità del messaggio, nonché favorito il contatto con la popolazione locale, soprattutto con chi condivide i medesimi interessi. In tema di adattamento del prodotto è importante inserire anche attività educative per bambini. Dobbiamo concentrarci sulla qualità invece che sulla quantità, sul monitoraggio della soddisfazione invece che sui grandi numeri” dichiara la presidente Ivana Jelinic -. Si assiste anche ad una modifica delle tendenze, come nel balneare, soprattutto del segmento lusso con resort di alta qualità, con esperienza in riva al mare e cucina di alto livello. E aumenta la presenza dei giovani, vista la cresciuta disponibilità economica”.
Il sondaggio mostra anche che gli intervistati hanno una buona conoscenza buona del Paese, un’enorme curiosità per il nostro cibo (al primo posto), e per le città più famose come Roma e Venezia, ma anche per le attrazioni più pop, come la Torre Pendente di Pisa o il Colosseo. In particolare, i cinesi hanno più familiarità con la cucina (3,35), la moda (3,26), l’architettura e i musei (3,2). Masticano meno, invece, la storia e la nostra religione, l’economia, la politica, l’istruzione e la tecnologia.
Non manca qualche confusione: gli intervistati hanno identificato erroneamente le attrazioni di altri Paesi come italiane, anche se il 24% è già stato in Italia, e quasi tutti (97%) dicono che ritorneranno. Due i picchi in termini di arrivi: luglio & agosto e la Golden Week (prima settimana di ottobre). Uno dei risultati della pandemia è il minore interesse verso tour di gruppo con sconosciuti. L’equilibrio si sposta con forza verso i viaggi su misura, con piccoli gruppi di amici, colleghi o in famiglia. Nei primi due mesi dell’anno i visti per turismo rilasciati dall’Italia a cittadini cinesi hanno raggiunto il 30% rispetto ai livelli del 2019, e dal 15 marzo l’Italia è entrata a far parte della lista di destinazioni autorizzate anche per i gruppi. L’obiettivo è raggiungere e superare entro il 2024 i livelli del 2019, anno dei record per il turismo cinese outbound, quando l’Italia era prima destinazione in Europa con oltre 3 milioni di arrivi e 5,4 milioni di presenze. Nel 2019 furono circa 170 milioni i viaggi di cittadini cinesi fuori dalla propria nazione. Ma solo una percentuale vicina al 10% dei cittadini cinesi possiede un passaporto. È ancora questo il principale limite alla totale ripresa dei viaggi outbound dalla Cina: i tempi di ottenimento dei visti, il numero di collegamenti aerei, ancora insufficiente a soddisfare la domanda, e i relativi costi, molto alti.
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