I lavori del Forum internazionale del turismo, e del G7 sul turismo, entrambi tenutisi a Firenze, hanno avuto sostanzialmente un importante comun denominatore: la visione del turismo quale motore propulsivo e strategico dell’economia. E in particolare di quella italiana, che insiste su un territorio a particolare vocazione turistica.
Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria, lo può confermare?
L’Italia è, senza dubbio, un Paese unico al mondo. La nostra storia millenaria, il nostro straordinario patrimonio culturale e paesaggistico, la varietà e la qualità dei nostri prodotti tipici – i cosiddetti “saperi e sapori” – creano una combinazione straordinaria che ogni anno attira milioni di visitatori da ogni angolo del globo. Non è una coincidenza che l’Italia sia costantemente ai vertici delle classifiche internazionali delle destinazioni turistiche più amate e ambite. Il 2024, nello specifico, ha segnato una crescita significativa degli arrivi internazionali, registrando un incremento del 18% rispetto all’anno precedente. Questo risultato è stato trainato dalla domanda costante di mercati strategici come la Germania, la Francia e gli Stati Uniti, ma anche dall’aumento di interesse di mercati emergenti, il che testimonia l’attrattività del nostro Paese a livello globale.
Quindi il turismo è davvero un volano per la produzione di Pil?
Oggi è sempre più chiaro che il turismo non è solo un settore economico; è un’industria complessa, dinamica e integrata, capace di generare ricchezza e occupazione in maniera trasversale, intersecando settori strategici come i servizi, la manifattura e l’agroalimentare. È una delle principali piattaforme per valorizzare il Made in Italy, mettendo a sistema le nostre eccellenze e creando sinergie che amplificano il valore aggiunto per il Paese. Se gestito con una visione strategica e con criteri di efficienza e qualità, il turismo può esprimere al meglio le risorse uniche di cui disponiamo: le meraviglie naturali, i nostri borghi antichi, le tradizioni enogastronomiche, l’arte e la cultura, e non ultima la nostra ospitalità, riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo.
Quindi l’hospitality italiana è forse il volano più forte di questa catena?
Il Made in Italy rappresenta non solo un marchio, ma una vera e propria identità che è sinonimo di bellezza, eleganza, qualità e professionalità. È una chiave di volta fondamentale per il rilancio del turismo italiano, perché esprime l’essenza della nostra cultura e della nostra tradizione. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a uno sviluppo straordinario di quella che oggi definiamo l’Economia della Bellezza. Questo concetto va oltre i confini del turismo tradizionale, includendo tutti quei settori e comparti che fanno della bellezza e dell’eccellenza italiana la loro bandiera. Parliamo di crescita e innovazione nel turismo culturale e paesaggistico, nell’industria del design e delle imprese creative, tutte realtà che si sono sviluppate in misura maggiore rispetto al resto del sistema produttivo italiano. Il contributo di questa Economia della Bellezza al benessere del Paese è tangibile: nel 2023 ha generato un valore di quasi 595 miliardi di euro, pari al 29,2% del Pil nazionale, confermando l’importanza di questo comparto come pilastro economico del nostro Paese.
È giunta l’ora, insomma, di riconoscere al turismo l’importanza che merita?
Decisamente. La crescita del turismo è una priorità strategica non solo per il nostro comparto, ma per il rilancio economico dell’intero Paese. Sia dal punto di vista dell’impresa che della finanza, il turismo si configura come un settore centrale e imprescindibile, grazie al suo considerevole effetto moltiplicatore. Investire nel turismo significa dare impulso a una vasta gamma di attività e di settori collaterali, generando valore aggiunto in ogni angolo d’Italia, dal Nord al Sud, dalle aree urbane a quelle rurali. Studi recenti evidenziano che ogni presenza turistica aggiuntiva in Italia genera in media un incremento di 103,4 euro di valore aggiunto sul territorio, dimostrando quanto possa essere strategico incentivare il turismo come leva di sviluppo economico e sociale per le nostre comunità locali.
Eppure, si parla insistentemente del “troppo turismo”…
Non dobbiamo concentrarci solo sulla “quantità” di turisti che arrivano nel nostro Paese. Un aspetto altrettanto fondamentale è la “qualità” dell’esperienza turistica e l’impatto economico che questa può generare. L’Italia ha la capacità e la responsabilità di attrarre un turismo consapevole, che sappia valorizzare le nostre risorse e che rispetti la nostra cultura e il nostro ambiente. Quando l’offerta turistica tradizionale si integra efficacemente con altri ambiti economici – penso all’agroalimentare di eccellenza, alla cultura, all’innovazione tecnologica e alla sostenibilità ambientale – si possono generare risultati economici di gran lunga superiori alla media nazionale. Ci sono regioni italiane che hanno saputo costruire un modello di turismo sinergico con il territorio, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: in queste aree, l’industria turistica riesce a generare ampie relazioni di filiera, ottenendo performance nettamente superiori alla media. Credo sia fondamentale ribadire che la crescita del turismo deve essere fondata sui due pilastri della “quantità e qualità”. Non basta aumentare il numero dei visitatori, occorre puntare a un turismo sostenibile e di alta qualità, in grado di rispettare e valorizzare l’unicità del nostro Paese. Solo in questo modo potremo massimizzare le opportunità di sviluppo, preservando al contempo le risorse culturali e naturali che fanno dell’Italia una meta straordinaria. È questa la direzione verso cui dobbiamo lavorare: un turismo integrato, innovativo, che rafforzi il nostro posizionamento competitivo sui mercati internazionali e che sia un modello di sostenibilità e rispetto per il territorio.
Una grossa sfida…
Senza dubbio, una sfida ambiziosa. Ma è una sfida che possiamo affrontare con successo, grazie a una visione condivisa e a un’azione concertata tra istituzioni, imprese e comunità locali. Abbiamo la responsabilità di costruire un turismo che non sia solo un settore economico, ma un pilastro dello sviluppo sostenibile del nostro Paese, capace di generare valore per le generazioni presenti e future. Investire nel turismo significa investire nel nostro Paese, nelle nostre eccellenze, nella nostra identità e nella nostra comunità.
(Alberto Beggiolini)
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