Rapido breviario sulle prime reazioni post nomina di Daniela Garnero in Santanchè al ministero del Turismo, dicastero con (scarso) portafoglio e con (tanti) problemi in agenda: il recente Osservatorio sul Turismo di Nomisma-Unicredit, ad esempio, sostiene che il 6% degli albergatori teme di dover chiudere entro il 2023, e il 67% denuncia difficoltà operative, tra aumenti dei prezzi energetici, ritardi nelle consegne, difficile reperimento delle materie prime.
Scontati gli auguri di buon lavoro arrivati da praticamente tutte le rappresentanze di settore. Pier Ezhaya, presidente di ASTOI Confindustria Viaggi, dice che “in questa delicata congiuntura internazionale, siamo lieti di rilevare che il nuovo governo abbia deciso di mantenere un dicastero autonomo e dotato di portafoglio per questo strategico comparto del nostro Paese. Le sfide da affrontare sono moltissime e alcune di queste davvero severe; facciamo gli auguri di buon lavoro al nuovo governo e alla neo ministra del Turismo Daniela Santanchè assicurando, come sempre abbiamo fatto, la nostra piena collaborazione con uno spirito aperto e costruttivo”.
“Crisi internazionale dovuta alla guerra in Ucraina, aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, incremento dei tassi d’interesse, la fine del Temporary Framework per il Covid sugli aiuti di Stato stanno minacciando l’esistenza di migliaia di imprese turistiche – gli fa eco la presidente di Federturismo Confindustria, Marina Lalli -. E nonostante il settore si confermi trainante per l’industria e l’economia italiana le sfide che il neo ministro dovrà affrontare nell’immediato sono grandi e molteplici. Siamo soddisfatti di aver mantenuto un ministero dedicato con portafoglio, che abbiamo conquistato a fatica, con a capo una donna imprenditrice che con la sua conoscenza del settore e le sue competenze siamo sicuri saprà dettare la politica nazionale del turismo in un momento così delicato”.
“Congratulazioni e auguri di buon lavoro al nuovo ministro del Turismo. La attende un compito impegnativo, che le condizioni di contesto rendono ancor più arduo”, aggiunge il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca. “Tutti gli albergatori italiani sono pronti a lavorare al suo fianco, per sostenere lo sviluppo dell’economia del turismo e la produzione di reddito e occupazione, nell’interesse dell’Italia”. E via così anche molte altre associazioni di categoria.
Al contrario, però, la nomina di Santanchè ha anche provocato pesanti reazioni opposte. Angelo Bonelli e Eleonora Evi, i due portavoce di Europa Verde (deputati di Alleanza Verdi e Sinistra), ad esempio, dichiarano che è “inaccettabile” che possa sedere al ministero del Turismo “chi ha interessi nel demanio marittimo, un settore che fattura tra i 7 e i 10 miliardi di euro”. Tutto mentre “con le concessioni demaniali lo Stato incassa solo 100 milioni di euro, con un’evasione erariale di quasi il 50%. Attualmente, infatti, le concessioni demaniali costano tra 1 euro e 1,70 euro al metro quadro all’anno”. “Il Twiga – continuano Bonelli ed Evi, riferendosi allo stabilimento di superlusso a Forte dei Marmi, fondato dalla Santanchè con l’amico Flavio Briatore e con Marcello Lippi e Paolo Brosio – pagherebbe un canone irrisorio di 17 mila euro l’anno mentre ai consumatori fa pagare ben 300 euro al giorno per una tenda. Con gli incassi di meno di mezza giornata, il Twiga riesce a pagare il canone che versa allo Stato per la concessione della spiaggia per tutto l’anno”. Il tutto mentre proprio Briatore, già nel 2019, sostenesse che “gli affitti delle concessioni balneari andrebbero rivisti tutti. E almeno triplicati”.
E allora? Va detto che le concessioni sono in realtà di competenza degli enti locali e non del ministero del Turismo, anche se il dicastero ha ovviamente influenza sui rinnovi e le norme in materia. Ma che una revisione sia inevitabile lo sostiene perfino Mondo Balneare, considerato l’house organ degli operatori. In un lungo commento, Alex Giuzio scrive che “da una parte c’è un’imprenditrice balneare nominata ministro del Turismo, dall’altra un vecchio nemico della categoria al dicastero per gli Affari europei. I titolari degli stabilimenti balneari italiani sono soddisfatti per metà dalla lista dei ministri del governo Meloni. Se infatti al Turismo è andata Daniela Santanché, socia del noto stabilimento Twiga, agli Affari europei i balneari ritroveranno Raffaele Fitto, autore nel 2009 della prima proposta di riforma del demanio marittimo che introduceva la riassegnazione dei titoli tramite gare pubbliche”. Ma c’è da considerare anche un terzo ministro: Matteo Salvini, neoministro delle Infrastrutture, che ha peraltro la competenza diretta sul demanio. “La partita – continua Giuzio – è ancora molto aperta anche se non manca molto all’esito finale, dal momento che entro il 12 febbraio occorrerà varare il decreto attuativo per completare la riforma Draghi“. Si tratta delle norme esecutive sulle modalità con cui effettuare i bandi di gara e il calcolo degli indennizzi per i concessionari uscenti. “Dalla riassegnazione tramite gare pubbliche non si può più scappare, ma il governo ha comunque ancora alcuni margini di manovra sul calcolo dell’indennizzo per i concessionari uscenti”. E proprio sulla consistenza degli indennizzi, a carico dei subentranti, si giocherà la partecipazione alle gare.
A questo punto, come si comporterà la neo ministra, portavoce di uno schieramento che da sempre s’era schierato contro la revisione? E per di più coinvolta con la sua attività privata in queste incombenze d’ufficio. Tra le ipotesi spunta lo spacchettamento delle competenze del suo dicastero, con il capitolo demanio-concessioni ceduto ad altri ministeri (Infrastrutture o Sud-Mare). Oppure l’ennesima proroga di un anno o due, basata sulle tempistiche di gara non adeguate per molti Comuni, salvo mettersi di traverso alla sentenza del Consiglio di Stato, che di fatto aveva stabilito una tassativa road map per l’applicazione della Bolkestein. Primi nodi da sciogliere, insomma, per la Santanchè, che sembra già talmente presa da aver annunciato la sua non presenza, il 28 e 29 ottobre prossimi, agli Stati generali del Turismo, organizzati a Chianciano dal suo predecessore, l’ex ministro Massimo Garavaglia, con la collaborazione di tutto il mondo del turismo italiano: Aci, Enit, Trenitalia, Federturismo Confindustria, Confturismo, Assoturismo Confesercenti, Federalberghi, Associazione italiana Confindustria Alberghi, Assohotel Confesercenti.
A Chianciano ci si sarebbe dovuti confrontare sulla definizione di misure di breve e medio periodo a sostegno della crescita e della competitività delle diverse componenti dell’ecosistema turistico e, dunque, nell’attuazione del nuovo piano strategico, possibilmente con nuove visioni per “porre le basi del futuro intercettando le tendenze globali e, al tempo stesso, facendo fronte alle complesse sfide del momento attuale”. Per il piano strategico ministeriale si dovrà quindi aspettare, ma è abbastanza logico che la neoministra abbia necessità di comprendere situazioni e priorità. Meno logico forse confermare quelle date di fine ottobre, sapendo che il ministero ha cambiato timoniere e sta per affrontare un prevedibile spoil system e una nuova rotta.
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