L’avevamo suggerito qualche settimana fa, su queste pagine: nel turismo (ma non solo) una delle leve su cui spingere per rendere il lavoro, soprattutto stagionale, più “appetibile” potrebbe essere la contrattazione di secondo livello, aziendale, compartimentale o territoriale. Oggi, proprio mentre un italiano su quattro sta approfittando del ponte pasquale per concedersi un primo assaggio di vacanza, arriva l’iniziativa varata dalle associazioni di categoria (Aja in testa, l’associazione jesolana albergatori, che raggruppa oggi circa 350 esercizi alberghieri da 1 a 5 stelle), che rappresentano le strutture ubicate prevalentemente nel comune di Jesolo, dove il settore horeca avrebbe necessità di circa 11 mila dipendenti, con una carenza oggi stimata attorno al 30%.



Una situazione comune praticamente a tutti i centri, non solo di vacanza, d’Italia, frutto della disaffezione generalizzata per un lavoro che offre scarse prospettive, che richiede impegno prolungato, che spesso compensa con retribuzioni inadeguate. E che, specie per i lavoratori fuori sede, aggiunge in più la difficoltà di trovare un alloggio decoroso e a prezzi congrui.



Su quest’ultimo problema, proprio l’Aja qualche mese fa aveva già cercato di ovviare, inaugurando una prima foresteria, all’hotel El Paso, una trentina di camere destinate a ospitare alcuni dipendenti degli alberghi locali. Una prima iniziativa, che però non aveva risolto il problema. Adesso si è passati alla fase due: la retribuzione. Associazione Bibionese albergatori, Aja, Confcommercio San Donà-Jesolo, Federalberghi Caorle e Confcommercio Portogruaro-Bibione-Caorle, e i sindacati di categoria hanno sottoscritto un accordo, il primo del genere siglato in Italia (al quale per altro si lavorava da tempo), destinato a fare scuola. Semplice la formula, basata su premi ai lavoratori che contribuiranno a incrementare il risultato aziendale a fine estate.



Evidente lo scopo: maggiore appeal delle strutture e fidelizzazione dei collaboratori, attraverso premi di produttività in busta paga e welfare. L’accordo è basato sulla “necessità di promuovere una politica salariale integrativa rispetto a quella determinata dalla contrattazione nazionale, con l’obiettivo di migliorare le condizioni contrattuali del settore per renderlo attrattivo, cercando di superare la precarietà, valorizzando al meglio le professionalità e sostenendo i lavoratori con particolare riguardo a quelli con contratto stagionale”.

La fidelizzazione avverrà grazie allo scaglionamento del premio, di ammontare minimo pari a 500 euro: per la prima stagione minimo 200 euro, per la seconda 400, poi 500 e 600. Il dipendente potrà anche scegliere di convertire il premio in prestazioni di welfare, e in questo caso l’ammontare verrà maggiorato del 15%. La terzietà del giudizio sul raggiungimento degli obiettivi stabiliti dall’impresa sarà affidata a una commissione esterna (all’interno dell’Ente bilaterale provinciale), che dovrà pronunciarsi sulla plausibilità dei premi, che potrebbe basarsi anche sulla customer satisfaction, espressa con le recensioni che i clienti posteranno sui social delle strutture.

“È un accordo – commenta Massimiliano Schiavon, presidente di Federalberghi Veneto – che potrà riguardare praticamente tutta la fascia costiera dell’alto Adriatico, ma che potrebbe presto estendersi altrove. Ma non è un punto d’arrivo: è solo un passo nella strada che porta a una nuova fisionomia del lavoro nel turismo, più attraente e gratificante. Dopo le foresterie per i collaboratori, in alloggi che diano loro pari dignità rispetto agli ospiti, e dopo questo accordo integrativo, stiamo lavorando anche sul garantire ai dipendenti un migliore accesso al credito. E ancora altre iniziative seguiranno, perché è davvero indispensabile investire nel capitale umano”.

Nell’attesa di una tanto sollecitata quanto improbabile (almeno a breve) revisione del cuneo fiscale, nella speranza di una riscrittura del Ccnl settoriale (che nel turismo prevede condizioni inferiori a quelle contemplate per altre categorie), il fai-da-te degli imprenditori sembra l’esempio di una sorta di sussidiarietà sempre più indispensabile in un Paese sperequato.

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