Si chiama “Regolamento per lo svolgimento di attività di locazione esclusivamente per finalità turistiche per un periodo superiore a 120 giorni anche non consecutivi ad anno solare”. Tradotto, il provvedimento approvato l’altro giorno dalla giunta comunale di Venezia (adesso dovrà passare al vaglio del Consiglio) prevede che l’esercizio superiore a 120 giorni di affittanza turistica sia riservato solo alle attività che si iscriveranno all’apposito registro, “depositando una SCIA entro 120 giorni dalla data di approvazione della delibera della variante urbanistica in Consiglio Comunale. Alla stessa segnalazione di inizio attività dovrà essere allegato un atto d’obbligo a rispettare le prescrizioni dettate dal Regolamento e da eventuali provvedimenti attuativi sottoscritto dal proprietario dell’immobile o da altro soggetto con titolo idoneo a disporre e, se diverso dai primi, dal soggetto incaricato della gestione. Al termine dei 120 giorni, non sarà più possibile iscriversi al Registro fino al 31 dicembre 2026, termine di efficacia del provvedimento, in quanto avente carattere sperimentale fino a quella data”.



Il regolamento, in realtà, somiglia a una sorta di codice comportamentale: prevede per il proprietario “l’accettazione e il rispetto di alcune buone pratiche come l’obbligo di accoglienza degli ospiti, che deve avvenire esclusivamente di persona e in loco a cura di un soggetto a ciò incaricato (check-in di persona), di fornire agli ospiti sacchetti per la raccolta differenziata dotati di etichette adesive recanti il codice identificativo dell’unità immobiliare, di esporre, all’interno dell’immobile, i numeri telefonici per le chiamate di emergenza e il recapito telefonico a cui gli ospiti possano rivolgersi in caso di necessità o emergenze garantendone la reperibilità h24”. Di fatto, è l’addio alle contestatissime smart lock, quelle cassettine apribili con codice che custodiscono le chiavi dell’alloggio, comparse sui muri dei centri storici, simbolo evidente della proliferazione delle locazioni brevi turistiche soggette a check-in virtuale.



Oltre alla stretta sugli affitti brevi, Venezia ha annunciato anche la seconda fase di sperimentazione del biglietto a pagamento: dal 2025 i giorni in cui i turisti dovranno pagarlo passeranno da 29 a 54 all’anno (dal 18 aprile al 27 luglio, anche il venerdì, non solo il sabato e la domenica) e chi prenota meno di quattro giorni prima di arrivare in città dovrà pagare 10 euro invece che 5. Il ticket introdotto dal 25 aprile scorso, e quello previsto per il prossimo anno, è dovuto solo da chi visita la città in giornata, ed è necessario dalle 8.30 alle 16. Non devono pagarlo invece i turisti che pernottano in una qualche struttura ricettiva, per i quali è già obbligatorio il pagamento della tassa di soggiorno. Tra le persone che non devono pagare ci sono quelle nate a Venezia, i residenti, e i bambini sotto ai 14 anni. Non devono pagare neanche le persone con disabilità e i loro accompagnatori, il personale delle forze armate, delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco. Ci sono poi categorie per cui il pagamento del contributo non è previsto, ma che devono comunque registrarsi sul portale chiedendo l’esenzione: oltre ai turisti che pernottano a Venezia, l’esenzione vale per i lavoratori pendolari, gli studenti, i residenti in Veneto e chi deve curarsi in una struttura sanitaria.



Il 14 luglio scorso è stato l’ultimo giorno di contributo d’accesso a Venezia, con l’obbligo di dotarsi di Qr code e pagare il ticket di 5 euro per visitare il centro storico tra le 8.30 e le 16 nei fine settimana: 29 giorni di sperimentazione e relative contestazioni, con 437.814 persone che hanno pagato, per un incasso di 2,2 milioni di euro, ben oltre le aspettative dell’amministrazione, che aveva inserito a bilancio previsionale solo 700 mila euro. Molto alta la quota degli esentati: 159 mila veneti e 1,1 milione tra studenti, lavoratori, proprietari di seconde case, ospiti e parenti di residenti e partecipanti a eventi in città.

Va detto però che in quegli stessi giorni, a Venezia hanno soggiornato oltre 1,3 milioni di visitatori. Dato che muove i residenti contestatori, che sostengono la mancanza di vantaggi concreti al grido di “non ci chiuderete in un pollaio” e altri simili. “Il ticket – sostengono – non limita i flussi turistici, non migliora la vita dei residenti e viola il diritto alla libera circolazione e alla privacy”. Tra l’altro, risulta che nei giorni di pagamento gli arrivi a Venezia siano stati quasi 7.000 in più rispetto al 2023, quando non si pagava. Per ora, però, non è previsto un limite giornaliero di turisti, un’ipotesi di cui si è molto discusso nell’ultimo anno. Il Comune sostiene che prima di fissare eventuali soglie bisogna analizzare bene i dati e ha aggiunto che l’idea “è frutto solo di vecchi studi accademici”, forse ritenuti superati dal diritto alla privacy e alla libertà di movimento, sancito costituzionalmente.

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