Com’è emerso chiaramente nelle scorse settimane e a Davos, l’anno appena iniziato si presenta particolarmente sfidante per l’economia internazionale e, ancor di più, per quella italiana. Infatti, come ci ricorda Leopoldo Destro, Delegato del Presidente di Confindustria per i Trasporti, la Logistica e l’Industria del Turismo, «il 2025 si è aperto con prezzi dell’energia in aumento e condizioni di investimento peggiorate. Le imprese poi saranno impegnate in molteplici transizioni – energetica, ambientale e digitale -, per cui dovranno mettere in campo sforzi enormi. La crisi della produttività in atto, da oltre 20 mesi, è un segnale che ci preoccupa molto. Per Confindustria, ci sono molteplici capitoli importanti su cui agire, soprattutto occorre un piano triennale di politica industriale. Ma tra le priorità che vorrei citare: investimenti, energia, digitalizzazione».
Ci può spiegare cosa andrebbe fatto su questi tre fronti?
Per quanto riguarda gli investimenti, è necessario un loro rilancio. Per questo è cruciale la completa e rapida messa a terra di Transizione 5.0 e l’attuazione puntuale del Pnrr. Poi, serve agire subito sul costo dell’energia. Non possiamo essere attrattivi in una situazione di disallineamento con altri Paesi europei in cui il costo energetico è molto più basso. Si mina la competitività delle nostre imprese e, ancor prima, la stabilità economica delle famiglie. Infine, la digitalizzazione, driver di crescita e fattore strategico per il tessuto imprenditoriale italiano, in particolare per le Pmi. Non si tratta solo di una questione di modernizzazione tecnologica, ma è una leva fondamentale per rimanere competitivi in un mercato globale sempre più interconnesso e veloce.
Il turismo e la logistica sono settori fondamentali per il Pil italiano, ma spesso non adeguatamente valorizzati nel dibattito pubblico. Cosa servirebbe per una maggiore consapevolezza del loro impatto economico?
Il turismo è una componente fondamentale della nostra industria. Nel 2022 l’Italia ha segnato circa 100 miliardi di euro di spesa turistica che, con un moltiplicatore di 2,5, ha generato 255 miliardi in termini di Pil. Rappresenta quindi un’importante leva economica su cui dobbiamo puntare per la crescita del Paese. Analogamente, in Italia il settore logistico nel 2023 ha raggiunto un valore di 135,4 miliardi di euro, l’8,2% del Pil italiano. Entrambi questi comparti hanno potenzialità che restano però ancora inespresse. Per questo, Confindustria ha voluto assumere un ruolo attivo per sviluppare una cultura che ne riconosca il valore strategico come connettori di molteplici filiere economiche. Nei Gruppi tecnici che presiedo, sul Turismo e sulla Logistica, si lavora con l’obiettivo, sul Turismo, di valorizzarne l’accezione industriale e, sulla Logistica, di farla percepire non come un costo da contrarre ma integrata e complementare al mondo dell’industria, come quindi una vera leva per la competitività.
Spesso il turismo viene trattato sui media più come un comparto di intrattenimento che come un motore economico centrale per il Paese. Cosa si potrebbe fare per comunicare meglio il suo valore e ottenere maggiore attenzione nelle politiche industriali?
Il Libro Verde sulla Politica industriale del Mimit, in merito al quale Confindustria sta finalizzando il proprio contributo, riconosce la complessità di questo settore industriale e afferma l’esigenza di muoversi su più direttrici per valorizzarlo al meglio. È un approccio condivisibile: ricordiamo la stretta connessione del turismo non solo con le politiche di governo del territorio, ma soprattutto con gli investimenti in utilities, in sostenibilità e digitalizzazione, che, a loro volta, sono leve per l’attrazione degli investimenti e per la modernizzazione economica e culturale del Paese. Considerando l’impatto economico del comparto, è urgente definire una strategia di medio-lungo periodo che garantisca un quadro programmatico di investimenti, articolati su policy di sviluppo che tengano conto delle peculiarità di ciascun territorio e settore. Destagionalizzazione e diversificazione sono i target da perseguire, anche come risposta all’overtourism, realizzabili attraverso un uso capillare delle nuove tecnologie digitali, per organizzare l’offerta dei servizi e anticipare la domanda del futuro.
Anche nel turismo la formazione è un nodo cruciale per la competitività, vista la carenza di figure anche manageriali. La Scuola Italiana di Ospitalità è la prima e unica hotel school in Italia che ha aperto nei mesi scorsi una filiale in Egitto all’interno del Piano Mattei. In questo scenario, in che modo Confindustria intende sostenere la crescita delle competenze nel settore?
Il mismatch tra domanda e offerta lavoro è un vulnus su cui è urgente intervenire, con l’aggravio per il settore del turismo, dei picchi di domanda legati alla stagionalità. Come evidenziato dal Centro Studi Confindustria, il disallineamento quantitativo tra domanda e offerta di lavoro in Italia sarà esacerbato dalle tendenze demografiche e potrà determinare un calo del Pil del 13% nel 2040. La formazione dei giovani, anche con le scuole di alta formazione, è una delle direttrici fondamentali di intervento ma non è l’unica. In una strategia di più ampio respiro, Confindustria, col Piano Casa vuole avviare un’azione corale, col coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati, per dare una risposta fattiva sia alla carenza strutturale di manodopera sia alla “trappola della mobilità” che impedisce di abbattere la disoccupazione strutturale e rilanciare anche l’inclusione lavorativa. Tale approccio, è valido anche per il settore del turismo, fortemente labour intensive e che manifesta una forte esigenza di alloggi, non solo stagionale, per gli staff, con l’obiettivo di attrarre i lavoratori stagionali e i giovani.
Le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 rappresentano un’occasione straordinaria per rilanciare il turismo italiano su scala globale. Come il sistema industriale italiano sta contribuendo alla preparazione dell’evento e quali opportunità vede per il settore turistico?
I grandi eventi rappresentano una vetrina per l’Italia e il Made in Italy, un’occasione di cooperazione e di partnership per creare business, incrementare l’occupazione e attrarre investimenti e, possibilmente, talenti. Quella delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026 è una grande opportunità per il settore turistico e per tutti i comparti e i servizi collegati, agendo da volano per lo sviluppo dei territori e per colmare gli attuali deficit competitivi, potendo contare – anche “post evento” – su infrastrutture e investimenti in grado sostenere la crescita complessiva del sistema paese. Secondo lo studio dell’Università La Sapienza sull’impatto dei Giochi, le Olimpiadi potranno contribuire tra il 2020 e il 2028 a un forte incremento del Pil. Il nostro Sistema delle imprese, anche grazie all’attività del Gruppo Tecnico Olimpiadi, Grandi Eventi ed Economia della Montagna, la cui guida è stata affidata a Lorraine Berton, è impegnato a massimizzare le ricadute dei Giochi, con proposte e capacità realizzative, nonché con partnership importanti che potranno valorizzare soluzioni tecnologiche innovative e sostenibili.
Venendo invece al comparto della logistica che non è da intendersi solo come infrastruttura, ma soprattutto come servizio essenziale per la competitività delle imprese italiane, come si sta evolvendo il settore per rispondere alle esigenze delle aziende, dalla personalizzazione delle consegne alla gestione sempre più integrata delle supply chain?
Per rispondere alle esigenze delle imprese il settore della logistica sta evolvendo verso un servizio strategico e flessibile. Grazie a tecnologie come l’AI, l’IoT e la blockchain, la gestione delle supply chain è sempre più integrata e trasparente, migliorando l’efficienza e riducendo i tempi di risposta. Allo stesso tempo, la personalizzazione delle consegne, spinta dalla crescita dell’e-commerce, offre soluzioni flessibili, come fasce orarie specifiche e modalità sostenibili. La sostenibilità, infatti, sta acquisendo un ruolo centrale nel settore logistico, attraverso l’introduzione di pratiche più ecologiche, come l’uso di mezzi a basse emissioni e l’ottimizzazione dei carichi per ridurre il consumo di carburante. Questo risponde alla sempre più diffusa sensibilità ambientale e, allo stesso tempo, rappresenta un’opportunità per ridurre i costi operativi nel lungo termine necessitando però di tempi adeguati.
Quali sono le strategie che Confindustria propone per rendere il comparto più resiliente e competitivo?
Elemento prioritario per la competitività della logistica è lo sviluppo di infrastrutture moderne, interconnesse e multimodali. L’intermodalità rappresenta poi la risposta per ridurre costi ed emissioni, aumentando l’efficienza dei flussi di merci. Altro aspetto cruciale è la digitalizzazione, che permette una gestione più fluida e trasparente della supply chain, ottimizzando i processi operativi e riducendo i tempi di risposta delle imprese. In parallelo, è necessario adottare un approccio sostenibile, in maniera graduale, favorendo così un equilibrio tra tutela ambientale e benefici economici. Infine, Confindustria pone l’accento sull’importanza della formazione, per formare figure specializzate in grado di guidare l’innovazione e affrontare con successo le sfide future del settore.
Il tema della sostenibilità è sempre più centrale anche nella logistica. Come le aziende possono conciliare l’efficienza operativa con la necessità di ridurre l’impatto ambientale?
Un elemento centrale consiste nell’adozione di tecnologie avanzate per ottimizzare i trasporti, i carichi e per migliorare la gestione dei magazzini. Altrettanto importante è la condivisione delle risorse logistiche, che, grazie a un migliore utilizzo della capacità dei mezzi e una maggiore coordinazione dei flussi di merce, permette di ridurre il numero di viaggi e, di conseguenza, le emissioni complessive. Questo approccio può essere rafforzato attraverso la condivisione di infrastrutture e trasporti, incentivando un modello di logistica collaborativa. Infine, un ulteriore passo consiste nella promozione dell’economia circolare, puntando alla riduzione dei rifiuti e al riutilizzo e riciclo dei materiali, sia nei processi operativi che lungo le filiere produttive.
L’introduzione del reverse charge atipico nella logistica con la Legge di bilancio può, secondo lei, essere una misura adeguata per favorire una gestione virtuosa dei servizi logistici?
Questo meccanismo, che sposta l’obbligo di versamento dell’Iva dal prestatore al committente, è pensato principalmente per contrastare la frode fiscale; problema significativo nel settore della logistica e del trasporto merci che si riversa, purtroppo, anche sugli operatori virtuosi. Confindustria ritiene che la modifica possa limitare i margini di azione degli operatori disonesti, con grande beneficio dell’intero settore della logistica. Tuttavia, sappiamo che lo strumento deve prima ricevere il benestare dell’Europa che, in passato, a una richiesta simile aveva negato l’autorizzazione. Alla luce di questo rischio, guardiamo con interesse anche alla misura transitoria, nell’auspicio che la sua implementazione operativa sia coerente con le norme comunitarie e di facile gestione per le imprese.
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