Bluserena vuol dire villaggi e hotel 4 stelle: la società (nata 35 anni fa dal gruppo fondato da Carlo Maresca negli anni Sessanta, a Pescara) è cresciuta fino a diventare uno dei più grandi player italiani nel segmento leisure: 4 mila camere, diecimila posti letto. Silvio Maresca, uno dei figli del fondatore, oggi la amministra.



Come giudica la situazione del settore?

In una parola: drammatica. Se la prospettiva era il rilancio del turismo interno, occorrevano indicazioni chiare e tempestive, e occorreva ridurre per quanto possibile i costi di gestione degli operatori. C’è anche la questione cruciale della responsabilità penale: i gestori delle strutture dovranno dimostrare di aver applicato integralmente e correttamente i protocolli anti Covid. Ma solo se clienti e dipendenti saranno resi responsabili dell’osservanza delle regole, correttamente comunicate, e se questo solleverà il gestore, allora la sua responsabilità sarà sostenibile, certamente non se si potrà essere imputati per omessa vigilanza su qualsiasi trasgressione delle regole. Meglio sarebbe che i protocolli prevedessero quindi anche le modalità di una corretta e sostenibile vigilanza.



Secondo lei, la gestione della crisi ha percorso sentieri corretti?

Nel mondo siamo stati fra i primi ad entrare e fra gli ultimi ad uscire dal lockdown. Dovremo capire perché. Difficilissimo valutare oggi, a caldo, la gestione della crisi. Avrei immaginato la necessità, una volta superato lo shock iniziale, di operare chiusure selettive nel tempo e nello spazio, e avviare una “vigilanza attiva” (tracciamento positivi, isolamento contagiati e soggetti a rischio), rigorosa e omogenea su base nazionale. Certo… il nostro sistema paese ha mostrato tutte le sue debolezze. Dire che è mancato coordinamento fra Stato, enti territoriali e tecnici è un eufemismo.



Cosa giudica più negativo? 

I famosi protocolli per la gestione delle attività post-Covid sono arrivati tardivamente, dopo uno stillicidio di comunicazioni contrastanti di Regioni, Inail e altri. Inail dava indicazioni radicalmente diverse da quelle poi definite nell’accordo Stato-Regioni. Un quadro che ha demotivato tutti per troppo tempo. Oggi abbiamo protocolli praticabili, sicuramente da precisare ed emendare in alcuni punti, ma sono comunque la base di lavoro che aspettavamo da tempo. Trattandosi di regolamentazioni “a maglie larghe”, variamente interpretabili, gli operatori saranno soggetti ad interpretazioni dell’una o dell’altra autorità, dell’uno e dell’altro ispettore. Mi pare indispensabile che a questa prima fase ne segua una seconda di specificazione e approntamento di FAQ.

I costi di gestione sono destinati a incidere ancora di più?

In un quadro di incertezza così radicale, di domanda ridotta a una frazione di quella normale, di forzosa (e sacrosanta) riduzione delle capienze, se si voleva supportare le aperture, bisognava ridurre proprio i costi di gestione. Se si riducono i costi si aumentano le probabilità di apertura degli hotel, la lunghezza dei periodi di apertura, e si riducono i sussidi ai lavoratori. Poteva essere fatto con manovre che sono già state praticate in “tempi di pace”, e non sono state riproposte in un vero e proprio scenario di guerra, ad esempio diminuire il costo del lavoro, ridurre o azzerare gli oneri previdenziali. Perché ci si è limitati a sussidiare il lavoro dipendente e il lavoro autonomo (passaggio peraltro assolutamente doveroso)? In questa circostanza sarebbe stato anche opportuno dire che se lavori, il costo del tuo sussidio va in parte a vantaggio del datore di lavoro, a riduzione degli oneri previdenziali. Un intervento che si potrebbe ancora fare.

Il bonus vacanza sarà determinante?

Il bonus è una misura costosa e debole: molti beneficiari avrebbero comunque fatto la loro vacanza. E in una fase di drammatica carenza di liquidità degli operatori del turismo, è una misura che non fa cassa. E poi non sono ancora chiare le modalità di applicazione: in questi giorni i bonus vacanze sono diventati un elemento di sospensione della decisione di vacanza: si attende di capire… Quanto al credito d’imposta per la pubblicità: non possiamo fare pubblicità all’estero, quindi stiamo lanciando una misura per “accendere” la concorrenza interna. Ha senso? In una fase in cui gli operatori non possono aspirare a guadagnare nuove fette di mercato e puntano soprattutto alla clientela fidelizzata? Idem per l’ennesima promozione dell’immagine Italia. Difficile capirne il senso. E poi c’è un blocco licenziamenti per tre mesi, e una proroga della cassa integrazione di durata inferiore. Qual è la motivazione di questo sfasamento?

Che prospettive intravvede a medio e lungo termine?

Dopo la tempesta coronavirus dovremo affrontare una vera e propria “ricostruzione”, ma ci troveremo tutti con minore capacità e propensione all’investimento, con minore fiducia nel futuro. Occorreva e occorre una misura forte d’incentivazione all’investimento,  un forte credito d’imposta. Potremmo riproporre un’agevolazione che fu lanciata in circostanze molto meno drammatiche: la legge 388/2000, quella del credito d’imposta sugli investimenti, questa volta da applicare a tutto il territorio nazionale. Sarebbe opportuno  introdurre a costo zero norme per agevolare adeguamenti strutturali. C’è stato un “piano casa” in passato. Ora occorrerebbe un piano “nuovi spazi” per concedere l’incremento di volume a ristoranti, bar, hotel, che ne abbiano la possibilità fisica, per dare più spazi ai propri servizi. Il distanziamento rimarrà un tema per molto tempo, ed è in ogni caso un parametro di qualità.

Molti lamentano l’esclusione delle imprese più grandi dalle provvidenze.

Incomprensibile e ingiustificabile. Non dovrebbero esistere soglie dimensionali. Se in tempi normali è del tutto giustificato concentrare aiuti pubblici sulle Pmi, in “tempi di guerra” le imprese piccole e medie possono perfino essere più resilienti rispetto alle grandi imprese che hanno una struttura e costi più rigidi. In ogni caso tutte le imprese patiscono gli effetti devastanti di questa crisi: occorre parità di condizioni. Fra l’altro il turismo a questo riguardo merita una riflessione ulteriore: le “grandi imprese” italiane sono microscopiche rispetto ai competitor internazionali, e queste limitazioni delle provvidenze sono ulteriori barriere alle crescita. Una vera condanna al nanismo. E poi… lo Stato italiano, attraverso Cdp, non ha deciso di investire sulla crescita di scala degli operatori italiani, partecipando al capitale di importanti operatori? Quindi… Certo è che il perdurare delle esclusioni delle grandi avrebbe un effetto fatale: far assorbire i migliori asset del turismo italiano da compratori esteri.

Come stanno andando le prenotazioni?

Ne abbiamo, in gran parte registrate pre-Covid. Adesso arrivano tante richieste di informazioni, di rassicurazioni. Ci aspettiamo che i repeaters, in questa circostanza, giocheranno un ruolo importante per tutti. Sicuramente in molti rinunceranno alla vacanza. Oggi c’è una sorta di sospensione generale delle decisioni, lato domanda e lato offerta: troppe informazioni, e non univoche, e poi certe misure sono ancora da regolamentare (vedasi bonus vacanze). Credo che la stagione partirà a luglio, con numeri non superiori al 50% di quelli 2019.

Prevede tempi lunghi per una ripresa completa?

È probabile che gli effetti della crisi si facciano sentire ancora per due o tre anni. Per quanto riguarda il 2020, facendo i conti della serva, e sperando fortemente di sbagliare, stimo una flessione del Pil del 15%, un debito pubblico al 170% del Pil, un’Italia drammaticamente indebolita, un divario fra Paesi europei che si avvia a diventare insostenibile. E naturalmente un impatto devastante sul turismo, con ricavi dimezzati nel 2020, che non verranno recuperati appieno nel 2021 e 2022.

Voi come state reagendo? Avete adottato misure particolari?

Noi, in tempi normali, abbiamo in servizio una divisione specializzata in qualità e sicurezza con 20 addetti, nella scorsa stagione hanno effettuato oltre 7.500 controlli della qualità dei servizi, 3.000 rilevazioni strumentali e 650 analisi di laboratorio a garanzia della sicurezza dell’acqua, delle piscine e degli alimenti. Abbiamo sempre messo al primo posto affidabilità, qualità, sicurezza. Figuriamoci in tempi di coronavirus.

E adesso?

Per il 2020 abbiamo previsto servizi conformi a protocolli nazionali e indicazioni generali Oms e Iss; sospensione dei servizi per i quali è impossibile attuare il distanziamento; mitigazione degli affollamenti con turnazioni, separazioni e schermatura. Avremo Diversey (leader mondiale di soluzioni per la pulizia, la disinfezione e l’igiene) quale partner per un piano di sanificazione rigoroso e continuo, con prodotti a base di alcool e di sodio ipoclorito. Prima dell’arrivo in villaggio, e poi quotidianamente, tutte le camere verranno sanificate. La biancheria verrà sanificata ad alte temperature, e non vi sarà nessun contatto tra quella sporca e quella pulita. All’arrivo in villaggio effettueremo misurazioni della temperatura corporea ai clienti, e tutti i giorni ai dipendenti. Gli arrivi saranno distribuiti su due giorni, sabato e domenica, per check-in più sicuri. In spiaggia e in piscina raddoppierà lo spazio a disposizione; i bimbi saranno divisi in piccoli gruppi per garantire il distanziamento. I tavoli saranno riservati per famiglia e opportunamente distanziati. I nostri buffet saranno schermati e interamente serviti dai nostri operatori. Abbiamo previsto due turni per un adeguato distanziamento. Ogni sera uno spettacolo sempre diverso, cabaret, commedie, varietà, canto dal vivo. Due turni garantiranno la sicurezza. E fuori dall’anfiteatro performances di circensi e spettacoli di magia, eventi sportivi e piano bar, e ancora corsi sportivi organizzati in piccoli gruppi: gli Istruttori potranno dedicare più tempo e maggiori attenzioni ad ogni singolo ospite. E infine, per consentire una prenotazione serena, abbiamo previsto la cancellazione gratuita fino a 14 giorni dall’inizio della vacanza.

(Alberto Beggiolini)

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