Per la montagna non è ancora un definitivo via libera, ma è certamente un primo passo importante. Questa, in sintesi, la prima valutazione degli addetti ai lavori sulle novità introdotte dal decreto “Green pass 2” approvato dalla Camera con voto di fiducia (335 a favore, 51 contrari e tre astenuti) e che dovrà adesso essere convertito al Senato entro il 5 ottobre.
La novità riguardante la prossima stagione invernale è sostanzialmente l’estensione dell’obbligo di green pass non solo per aerei, treni Intercity e Alta velocità, autobus e traghetti, ma anche per accedere agli impianti di risalita: “Funivie, cabinovie e seggiovie, qualora utilizzate con la chiusura delle cupole paravento, con finalità turistico-commerciale e anche ove ubicate in comprensori sciistici, senza limitazioni alla vendita dei titoli di viaggio”. “Il decreto apre le porte all’apertura invernale – dice Andy Varallo, presidente di Dolomiti Superski -, ma non si può ancora cantare vittoria: mancano ancora le linee guida. Questo del decreto è un primo passo, ma stiamo ancora continuando a lavorare con il governo sul resto: solo con tutte le norme stabilite e certe la stagione 21-22 potrà partire davvero, con la sicurezza necessaria per gli sciatori e per noi operatori”. “Siamo comunque ottimisti – aggiunge Valeria Ghezzi, presidente Anef, l’associazione degli impiantisti – e contenti di questo passaggio del decreto. Ma è vero, ancora non c’è tutta la chiarezza necessaria per poter riaprire in sicurezza”.
Si sa che il tempo non abbonda: per gli impiantisti la programmazione è fondamentale, vista la complessità delle preparazioni delle piste e degli impianti stessi, e l’onerosa necessità di finanziamenti per affrontare la costosa neve programmata. Il green pass, comunque, è un primo passo fondamentale, che era stato chiesto a più riprese da tutti i soggetti coinvolti. “La possibilità di utilizzare il green pass per l’accesso a funivie, cabinovie e seggiovie, senza limitazioni alla vendita dei biglietti, e dunque al numero di posti occupabili dai passeggeri, può essere lo strumento che garantirà la piena ripresa dell’attività sciistica: una priorità per il destino delle nostre aree montane”. Lo aveva comunicato l’altro giorno la deputata valdostana Elisa Tripodi, già soddisfatta per l’approvazione in commissione Affari sociali dell’emendamento al decreto “Green Pass 2” che lei stessa aveva presentato, e che ieri è stato sdoganato all’interno del decreto.
La notizia del green pass per le piste è arrivata giusto quando in Val Senales, in Alto Adige, dopo due anni, lo scorso fine settimana sono rientrati in azione gli impianti di risalita, per la gioia di appassionati sciatori, purché muniti proprio del green pass. L’accesso alla funivia è stato subordinato all’uso della mascherina, in cabine con capienza limitata del -20%, e con skipass venduto solo a chi presentava la certificazione verde, o almeno un recente tampone negativo. Norme che non hanno assolutamente dissuaso il popolo della neve, in grave crisi di astinenza: 140 sciatori nella prima giornata, venerdì, 400 il sabato.
“L’emendamento – aveva commentato Tripodi – è una novità importante che getta le basi per la piena ripartenza di un settore, quello del turismo invernale, che purtroppo in questi ultimi due anni è stato fortemente colpito dalle conseguenze della pandemia. Stabilire regole certe, garantendo la sicurezza della fruizione turistica senza penalizzare ulteriormente gli operatori, è un importante contributo alla ripresa dell’intero settore”.
L’adozione del green pass negli impianti era stata evocata in agosto dallo stesso ministro al Turismo, Massimo Garavaglia, e caldeggiata poi da tutto il mondo della montagna, terrorizzato dal ricordo di una stagione invernale bruscamente interrotta, due anni fa, e di una nemmeno mai iniziata, l’anno scorso. Ma anche turisti, sciatori, appassionati di alte quote la giudicano percorribile ed anzi propedeutica alla tranquillità e alla sicurezza che sono diventate il principale motore di spinta per chiunque viaggia o pratica sport. E naturalmente è accolta con entusiasmo dagli albergatori, che senza impianti attivi sarebbero costretti a chiudere, come è successo l’anno scorso. La strada, dunque, sembra quella giusta, per altro già intrapresa, ad esempio, in Austria, dove sulle piste già vale lo stesso regime applicato per ristoranti, hotel, mezzi di trasporto e mercatini: l’obbligo del certificato verde.
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