La montagna quale medicina per i mali del vivere urbano. Una medicina che somiglia a una panacea, che sempre più tutti vorrebbero assumere, e che proprio per questo dovrebbe essere “disponibile” in gran quantità, e cioè dovrebbe essere attrezzata con un’adeguata ricettività.
Questo il punto di partenza (sottolineato da Graziano Debellini, presidente TH Group, leader dell’hotellerie alpina italiana) del dibattito scaturito nell’incontro su “Cortina, le olimpiadi e oltre” organizzato da Confindustria Belluno Dolomiti, Confindustria Alberghi, Luiss Business School in collaborazione con Cushman & Wakefield e LBS Alumni. Un convegno basato sul “modello Cortina”, un paradigma cui ispirarsi per fare crescere gli investimenti alberghieri in montagna.
Cortina è da sempre riferimento della montagna glamour, ma è stata anche la protagonista della settima edizione dei giochi olimpici invernali, nel ’56, e si sta preparando per ospitare la venticinquesima edizione, nel 2026. Oggi è al centro di una serie di progetti per la riqualificazione o l’apertura di nuovi hotel, grazie a operatori alberghieri e investitori specializzati. Ma gli investimenti non sono mai sufficienti per le terre alte, e quanto sta accadendo a Cortina dovrebbe essere esteso, per ottenere una vera risposta al nuovo interesse turistico per la montagna. Anche perché le destinazioni montane non sono più solo quelle della neve invernale, ma risultano sempre più attrattive per l’outdoor sia invernale che estivo.
Adesso è necessario puntare semmai sulle terze stagioni, sulla copertura di quei periodi di chiusura, in primavera e in autunno, quando le consuetudini vedono gli operatori smettere l’attività ed invece la natura offrire la possibilità di godere ancora di tutte le sue bellezze. Si fa dunque impellente la necessità di nuove ricettività, ma anche di nuove culture d’impresa, e di nuove modalità nel recruiting del personale, che rispondano al bisogno di offrire anche ai collaboratori un trattamento dignitoso, sia nella retribuzione che nell’alloggio. Pur senza accettare la sottaciuta tendenza a pretendere un lavoro svicolato dall’impegno, dalla fatica.
Il convegno è stato aperto da Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, e da Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi. Sul tavolo le modalità per attrarre nuovi investimenti. Da Alessandro Belli, head of Hospitality Italy Cushman & Wakefield, presidente di Alumni Luiss Business School e docente della Luiss Business School, i dati sulla quota di mercato dell’ospitalità sul totale degli investimenti immobiliari, una quota che in Italia, negli ultimi dieci anni, è cresciuta dal 10% al 15%. Nel 2022 sono stati investiti in Italia 1,5 miliardi di euro (1 miliardo di capitale estero) per l’acquisto di 56 hotel. Va meglio in Europa: la Francia ha visto investimenti per 3,1 miliardi in 115 immobili, in Spagna 3 miliardi in 105 strutture. L’Italia sconta un’eccessiva burocrazia e una scarsità di trasparenza sulle opportunità di investimento.
Sempre più importante la sostenibilità, uno dei criteri sui quali si orientano gli investitori, e sempre più interesse per la montagna: l’Italia è prima in Europa per superficie di comprensori sciistici e numero di stazioni, forse anche troppe, vista l’eccessiva frammentazione. Il numero di grandi stazioni sciistiche è nettamente più basso di quello di Francia e Austria.
Alle due tavole rotonde – moderate rispettivamente da Giorgio Palmucci, vicepresidente Confindustria Alberghi e past president Enit, e Alessandro Belli – sono intervenuti Arnaldo Aiolfi, ad Italia di Sviluppo Europa del Sud di Club Med; Valeria Ghezzi, presidente ANEF; Franco Lentini, Hospitality development manager di Enrosadira e advisor coordinamento Turismo Confindustria Veneto; Angelo Wu, vicepresidente di INVEL Real Estate Partners; Erich Falkensteiner, presidente FMTG; Aldo Melpignano, founder Egnazia; ed Emanuele Prataviera, head of Real Estate Investments Finint SGR. Nei confronti sono scaturiti tutti i temi più importanti per il mondo del turismo montano: la digitalizzazione, la filiera, la destagionalizzazione, il capitale umano, la comunicazione e la promozione, la necessità di limare il cuneo fiscale, e ovviamente gli investimenti. Necessari per mettere a profitto le potenzialità delle destinazioni montane, un giacimento ancora da valorizzare.
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