“Confermo le valutazioni generali del nostro comparto: il bilancio stagionale per questo inverno 21-22 in montagna è sicuramente positivo”. La ratifica (avevamo pubblicato ieri le considerazioni, soddisfatte, di altri operatori della lunga filiera neve-sci) arriva da Andy Varallo, presidente del carosello Dolomiti Superski, il maggiore comprensorio sciistico d’Italia, nato nel 1974 ed esteso su un’area di circa 3.000 km² del Triveneto, comprendente gran parte delle piste da sci invernali delle Dolomiti, per un totale di 1.246 km di piste suddivise in 12 diverse zone sciistiche.
“Insomma, siamo contenti, anche perché lo scorso novembre le prospettive non erano buone, ancora minacciate da un’estrema incertezza, con un andamento infatti che poi a gennaio è stato ancora una volta interrotto. Ed invece, poi è andato tutto bene, fortunatamente. Certo, tra dicembre e gennaio abbiamo dovuto confrontarci con i nuovi decreti anti-Covid, con la nuova variante Omicron, decreti che hanno ridotto la libera circolazione dai mercati esteri, ma tutto sommato il buon andamento del mercato domestico, soprattutto in dicembre e dal carnevale in poi, ci ha consentito di registrare una stagione che è andata a conquistare il secondo posto tra le migliori di sempre, in termini di entrate e di presenze agli impianti. Unica nota dolente i costi, con rincari pesantissimi sull’energia, che per noi è indispensabile, costi che hanno pesato molto sulle marginalità. E così chiudiamo una stagione col più davanti, ma con un meno dovuto alle spese”.
E le prospettive, in questo senso, non consentono di immaginare scenari migliori. “Vero – dice Varallo – e quindi stiamo invitando tutte le nostre aziende ad una gestione con maggiori cautele per le prossime stagioni”.
L’industria montagna/neve sembra in un continuo slalom (per restare in tema), tra pandemia, clima troppo mite, siccità che minaccia gli invasi, caro-energia. “Eppure, nonostante tutto questo – conclude Varallo -, il mercato ha retto, ed è stata un’ulteriore dimostrazione che l’inverno sulla neve non è stata fonte della diffusione della pandemia: ben poche strutture hanno sofferto per il Covid, tutte hanno continuano l’attività, nell’assoluta osservanza delle disposizioni per la sicurezza sanitaria”.
Da una parte all’altra del nostro arco alpino, dal Triveneto alla Valle d’Aosta, i numeri non cambiano. Anche a La Thuile, ad esempio, la stagione (chiusa a Pasquetta) ha visto piste innevate e aperte, con buone presenze, anche straniere. “Un lieve calo di fatturati e di presenze rispetto al 2018/19 c’è stato – dice su Aostasera Killy Martinet, presidente delle funivie del Piccolo San Bernardo -, ma viste le premesse è stato un successo: questa stagione è la base per una ripartenza piena, speriamo senza restrizioni l’anno prossimo”. In linea anche Courmayeur: “La stagione è andata bene – ha detto Danilo Chatrian, direttore generale di Courmayeur Mont Blanc Funivie -. Tirando le somme gli incassi sono stati a livello della media delle ultime quattro o cinque stagioni”.
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