Bisogna farsi coraggio, perché probabilmente il peggio deve ancora arrivare. E in questa drammatica incertezza, a meno di due mesi dal via alla stagione inverno/neve, il turismo di montagna comincia già a scricchiolare: nevicherà, non nevicherà, si dovrà ricorrere ai cannoni o no? E con quali costi? Che bollette arriveranno? Si riuscirà a mettere in funzione gli impianti? Quanti giorni per settimana e quante ore al giorno? E a che cifre si potranno vendere gli skipass?



“La situazione è molto difficile per le grandi strutture di risalita, diventa insostenibile per quelle piccole – ci dice Valeria Ghezzi, presidente Anef, l’associazione di Confindustria che rappresenta gli esercenti funiviari -. Credo che la maggior parte degli impiantisti attenda di capire se la neve naturale aiuterà, ma se così non fosse molte piccole stazioni potrebbero rinunciare a far neve, una neve a peso d’oro. Per le grandi si parla di un azzeramento dei margini, con un conseguente riflesso negativo sugli investimenti. Tuttavia siamo consapevoli che fermare gli impianti significa fermare tutte le altre attività (maestri, noleggi, baite, alberghi, ecc.) e nessuno vorrebbe rivivere l’incubo del 20/21, quando tutto si fermò. In questo senso sentiamo verso le nostre comunità una grande responsabilità. Certo chiediamo supporto al Governo e all’Europa, perché la situazione rischia di diventare quasi peggiore della pandemia per tutto il mondo della montagna”.



Peggiore anche perché sperequata. Durante la pandemia le piste erano tutte off limits, e gli impianti tutti fermi, ragion per cui gli alberghi non erano stati nemmeno aperti, e s’erano azzerati conseguentemente anche tutti i servizi collegati. Fermi i maestri, deserti i ristoranti, i fornitori e via dicendo. Adesso, se alcuni caroselli riusciranno a essere attivi, con neve garantita su tutti i circuiti collegati, altre piste e altri impianti, più modesti, saranno costretti invece a dare forfait (lo ha già fatto ad esempio la società degli impianti di Panarotta, piccola skiarea trentina, che nel suo sito web annuncia la chiusura e augura “buona estate”), con le inevitabili conseguenze sui territori, in questo caso i più piccoli e bisognosi del supporto proprio del turismo invernale.



Ma le conseguenze dell’effetto-bollette si abbatteranno pesantemente sugli ospiti: la settimana bianca rischia di diventare un vero lusso. Visti i rincari delle varie tariffe, Assoutenti calcola che per i classici sette giorni la spesa media procapite tra skipass, alloggio, servizi, consumazioni, ristoranti, ecc. sarà compresa tra i 1.400 e i 1.600 euro, trasporti esclusi, con una crescita stimata tra il +15% e il +18% sulla stagione invernale 2021/2022. Secondo Assoutenti, chi sceglierà le Dolomiti dovrà mettere in conto solo per lo skipass una spesa per il biglietto giornaliero pari a 74 euro in alta stagione, contro i 67 euro dello scorso anno (+10,4%). L’abbonamento stagionale, invece, passa dagli 870 euro di un anno fa a 890 euro (+2,3%) se acquistato fino al 24 dicembre: dopo Natale costerà 950 euro, contro i 930 del 2021 (+2,1%). In Lombardia lo skipass giornaliero passa da 46 a 52 euro (+13%); in Valle d’Aosta il giornaliero aumenta dell’8,9% a Courmayeur (da 56 a 61 euro). Ma non è detto che i rincari si fermeranno qui. Molte tariffe oggi prevedono variazioni in corso d’opera, collegate a eventuali fluttuazioni del mercato energetico: incertezze per gli operatori, quindi, ma incertezze anche per i clienti. D’altronde i listini abitualmente venivano elaborati nella tarda primavera, ma dallo scorso maggio a oggi è cambiato tutto.

“Ieri abbiamo tenuto un nuovo consiglio d’amministrazione di Dolomiti Superski – ci informa Andy Varallo, il Presidente del maggiore comprensorio sciistico d’Italia (oltre 1200 chilometri di piste, 450 impianti) – che ha confermato che almeno per il momento DS non intende mettere nuovamente mano ai listini, mantenendo le tariffe con gli aumenti già comunicati nei mesi scorsi (circa il 10% rispetto alla scorsa stagione, ndr). Il nostro obiettivo oggi è lavorare sul caro energia, sperando di trovare insieme alle nostre associazioni di categoria e ai trader una soluzione che ci permetta di garantire fino al primo giorno di innevamento tariffe sostenibili per tutti noi. L’obiettivo ultimo di DS è dimostrare l’affidabilità della nostra organizzazione anche in una situazione di estrema incertezza. In questo momento vogliamo dunque riaprire regolarmente e mantenere un servizio continuativo durante tutto l’inverno, con gli abituali standard di qualità che i nostri ospiti conoscono e si aspettano. Adesso lavoreremo a fondo per dare maggiore sicurezza ai nostri bilanci. Ma il compito dell’imprenditore è trovare soluzioni e non gettare la spugna: la nuova stagione partirà quindi come da calendario (aperture fissate dal 26 novembre al 3 dicembre)”.

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