Un inverno di vento forte, rara pioggia e neve praticamente assente. E, dicono, bisognerà abituarsi, visti i cambiamenti climatici in corso, di cui tanto si parla e ben poco si riesce a fare.

Sopra quota duemila, in montagna, le raffiche hanno spinto l’anemometro a cento, con uno zero termico a quota 1500 mslm, e una temperatura più alta della norma: in Trentino nello scorso mese di gennaio la media è stata di 4,4 gradi, con uno storico fermo a 1,4 gradi. Ma è stato così lungo tutto l’arco alpino, con precipitazioni frenate sul versante settentrionale, mentre a sud soffiava il foehn. E di neve neanche a parlarne, in Italia ma anche in mezzo mondo: per le Olimpiadi di Pechino da poco conclusesi sono stati necessari 180 milioni di litri d’acqua per innevare una superficie di 800 mila metri quadrati con un costo di 90 milioni di dollari.



“Effettivamente – ha detto Valeria Ghezzi, presidente Anef, gli impiantisti a fune italiani, alla quinta Commissione del Senato – l’improvviso aumento dei costi energetici e delle materie prime ci sta penalizzando non poco. Aumento che in alcuni casi arriva al 110%, e che ci porta a chiedere nuovi interventi strutturali per l’industria della neve. Dopo quasi due anni di chiusura, finalmente quest’inverno gli impianti a fune hanno potuto lavorare, ma il Covid ha comunque portato un significativo calo di presenze rispetto agli standard”.



E la mancanza di neve? La siccità? E le temperature anomale? “Adesso sembra complicato ricorrere ai sistemi di innevamento programmato: i bacini sono ai minimi. Ma il grosso della neve – ha aggiunto Ghezzi – è stato prodotto tra novembre e dicembre: è stato un innevamento di grande qualità e questo dà fiducia per arrivare a tagliare il traguardo di fine marzo”.

“Questi per noi sono giorni particolarmente intensi – ci dice Andy Varallo, presidente del Dolomiti Superski -: sono gli ultimi di carnevale, e potrebbero portare superaffluenze di sciatori in quota. La stagione, comunque, sta procedendo bene, certo con qualche alto e basso, ma sempre molto meglio delle previsioni fatte lo scorso autunno. Abbiamo registrato un record di presenze nei giorni antecedenti il Natale, con molti arrivi anche dall’estero. Poi, dopo l’Epifania, è arrivato un calo del 25%, direi fisiologico, accentuato dalle incertezze per l’arrivo di una nuova ondata di contagi. Per arrivare a questa settimana, con molte più libertà di circolazione e ancora grandi presenze”.



Insomma, si procede con fiducia per l’ultima tranche di stagione, almeno fino a fine marzo. “Il nostro inverno ha tutte le potenzialità per terminare in maniera più che decorosa – aggiunge Varallo -. A marzo ci saranno nuovi allentamenti delle restrizioni anche in altri Paesi, e gli ingressi saranno parecchio più semplici. Rapportandoci al passato, escludendo la scorsa stagione invernale, che saltò completamente, bisogna ricordare che nel 2020 le nostre attività erano state improvvisamente stoppate il 10 marzo; adesso invece si procede, e sarà quindi tutto recupero. Confidiamo in un finale di grandi soddisfazioni, certo sperando nella clemenza del meteo, con tanto sole, ma possibilmente anche con un po’ di neve”. Perché è vero che le piste sono sempre pronte, ma anche un bel paesaggio imbiancato non guasterebbe.

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