Summer 2024: è già un trionfo. E per molte destinazioni è subito sold out. Bene, ma con riserva: l’overtourism è pandemico, mica solo un problema italiano. Ultimi esempi: a Tenerife e in altre città delle Canarie circa 60 mila abitanti sono scesi in piazza per manifestare contro gli effetti negativi che il turismo di massa sta avendo sulle fragili isole spagnole. Le proteste si concentravano contro il caro affitti e gli effetti deleteri del turismo di massa sull’ambiente e sulla struttura sociale delle isole. Dall’altra parte del mondo, in Giappone, sono state introdotte misure per restringere l’afflusso turistico in due mete di grande attrazione: da aprile chi vorrà salire sul Monte Fuji (il vulcano alto 3.776 metri inserito nell’elenco dei siti Unesco) dovrà pagare 12 euro, mentre il centro storico di Kyoto, nel quartiere di Gion dove si possono ammirare le Geishe che lavorano nelle sale da tè, è diventato off limits. In entrambi i casi la colpa è stata data dalle autorità all’eccessivo numero di visitatori che sul Monte Fuji sporcano e deturpano, e che nei vicoli della vecchia capitale imperiale infastidiscono o importunano le donne-icona del Giappone.
Torniamo a casa nostra. Anche le Marche, considerata regione turisticamente sostenibile, è dovuta correre ai ripari, dichiarando la baia di Portonovo, nel cuore del Conero, prima località a numero chiuso, con una “Zona ad accesso controllato” (Zac), ovvero un sistema ideato per limitare l’afflusso turistico, proteggere l’ambiente e migliorare la qualità dell’esperienza per i visitatori. Il tutto si traduce in controlli rigidi degli accessi e dei parcheggi e vuole evitare il sovraffollamento, preservando la bellezza naturale della baia. Portonovo è diventata negli ultimi anni una destinazione ambita dalla popolazione locale ma anche dai turisti, sia italiani che stranieri: in questo come in altri luoghi, però, l’incremento del turismo ha portato con sé significative sfide ambientali.
La madre di tutte le contromisure anti overtourism resta comunque quella di Venezia, il caso più celebre. Dopo l’introduzione del ticket d’ingresso per i visitatori giornalieri (ottimi rientri economici, ma scarsi effetti sui flussi in entrata), dal primo giugno è scattato anche il limite per i gruppi, che non possono essere superiori alle 25 persone (la metà della capacità di un autobus turistico) e il divieto dell’uso di altoparlanti, “che possono generare confusione e disturbi”, ha spiegato la città in un comunicato.
In Sardegna sono già diverse le località ad aver imposto un numero massimo di visitatori giornalieri prenotabili tramite app. Federalberghi Sardegna sostiene che bisogna combattere l’overtourism, puntare a un turismo di qualità e regolamentare l’accesso agli arenili più affollati. Quest’anno verranno contingentate una decina di spiagge, con sistemi di prenotazione online e pagamento di ticket. Tra queste, San Teodoro, Cala Brandinchi, La Pelosa a Stintino, Le Piscine di Arzachena e Cala Goloritzé.
Stessi problemi anche in Trentino-Alto Adige: la provincia autonoma di Bolzano, una delle destinazioni più amate, in passato ha proposto un limite annuo ai pernottamenti, fissato a trentaquattro milioni, corrispondente ai dati del 2019. Inoltre, ha regolamentato l’apertura di nuove strutture ricettive e il mercato degli affitti brevi.
Passiamo in Liguria: Portofino ha istituito delle “zone rosse” per evitare l’affollamento e garantire una migliore gestione dei flussi turistici, mentre le Cinque Terre stanno valutando misure simili (possibilità di fermarsi, a piedi, solo dieci minuti sulle piazzette, dove invece la folla s’ammassa regolarmente per i selfie). La sindaca di Riomaggiore, una delle località più affollate, in passato ha sollecitato un piano nazionale per il turismo che includa regole speciali per preservare l’identità culturale e la vivibilità.
Problemi anche nelle piccole isole. Procida, ad esempio, ha imposto restrizioni sulla circolazione dei mezzi privati durante i periodi di massimo afflusso turistico, con l’obiettivo di regolare il traffico e proteggere l’ambiente.
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