Mobilità e turismo: difficile pensare a settori più colpiti dalle conseguenze della pandemia. E impossibile immaginare per entrambi un ripristino allo status quo ante, visto che quelle condizioni, quelle esigenze, quelle modalità probabilmente non si replicheranno più. Se ne parla oggi al Meeting di Rimini, al convegno “Mobilità e turismo: settori in trasformazione” (organizzato in collaborazione con Aci, Ferrovie dello Stato Italiane, Apt Emilia-Romagna, Ieg Expo, Visit Romagna, con l’introduzione di Emmanuele Forlani, direttore Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli) che vede la partecipazione della ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, dell’ad e direttore generale di Ferrovie dello Stato Gianfranco Battisti, dell’assessore al Turismo della Regione Friuli Venezia Giulia Sergio Emidio Bini, dell’assessore alla Mobilità e Trasporti, Infrastrutture, Turismo, Commercio della Regione Emilia-Romagna Andrea Corsini, del presidente Aci Angelo Sticchi Damiani, dell’assessore alle Attività Produttive della Regione Siciliana Girolamo Turano. E del presidente di Enit, Agenzia nazionale del turismo, Giorgio Palmucci.
Presidente Palmucci, di quali trasformazioni si tratta? Che modelli di mobilità e turismo dovremo adottare?
Il Covid-19 ha sconvolto il mondo e sta continuando a farlo, per una situazione ancora in divenire, non sempre in maniera positiva. Sia trasporti che turismo sono stati prima congelati e poi limitati in una ripresa difficile, con effetti importanti sia sulla domanda che sull’offerta. Già in passato il turismo ha affrontato periodi di crisi, anche violente, dalle quali ha sempre dimostrato di sapersi rialzare. Tutto fa pensare che anche stavolta si ripeterà il miracolo, anche se si dovrà tener conto delle nuove esigenze, delle mutate abitudini. Bisognerà riflettere su queste modalità, ci vorrà tempo, ma è certo che le conseguenze anche psicologiche della pandemia, una volta superata la fase acuta, quando si disporrà del vaccino, resteranno ancora impresse a lungo.
Sempre più turismo di prossimità?
Anche, ma non solo. Per fortuna il Covid non ha inciso sull’hardware dell’Italia: i nostri tesori, le nostre bellezze non sono state toccate, non è scoppiato nessun incendio, non c’è stato nessun vulcano impazzito. Quindi, visto che nel nostro Paese le grandi bellezze sono dietro ad ogni angolo, si parla e si parlerà sempre più di un turismo diffuso, forse più individualista, certamente meno artefice dell’overtourism, le concentrazioni che hanno a lungo soffocato le location più ambite. La grande novità sarà il primato della sicurezza.
Cioè vacanze con garanzia di salubrità?
Sì, l’offerta dovrà tener conto di questa nuova esigenza, anzi la sicurezza dovrà diventare il vero claim di qualsiasi proposta degli operatori. Come Enit stiamo rivedendo il nostro piano 2020 proprio su queste basi, anche per la promozione dell’Italia all’estero: quindi sicurezza, turismo di prossimità, destinazioni diverse. Per un ritorno ai volumi del pre-Covid ci vorrà tempo, ma certamente bisognerà puntare anche sulla destagionalizzazione delle destinazioni e sulle deconcentrazioni.
Poco tempo fa si diceva di una pur timida ripresa degli arrivi dall’estero. Oggi è cambiato qualcosa?
Oggi è bene non interpretare pochi dati come solide tendenze: la situazione è troppo incerta, e i numeri cambiano ogni giorno. Certo è che noi stavamo concentrando la nostra attività sui Paesi europei più vicini, ma adesso l’Italia è circondata da Stati dove il Covid è ben più diffuso. Anche le Baleari, meta abituale per inglesi e tedeschi, sembra stiano annunciando la chiusura degli alberghi a fine agosto, vista la mancanza di ospiti. Gli stessi ospiti stranieri che mancano in Italia (qui il 30% era dato dai tedeschi), soprattutto nelle grandi città e nelle città d’arte, solitamente prese d’assalto in estate da cinesi, americani e via dicendo.
Insomma, nessuna buona notizia?
Una c’è: il sentiment internazionale. L’Italia, da ogni sondaggio, continua ad essere la destinazione più sognata al mondo. Bisogna insomma cercare di superare la contingenza, magari scoprendo nel frattempo tutto quello del nostro Paese che non avevamo mai avuto occasione di apprezzare. E preparandoci a ripartire davvero.