La Pasqua e la Pasquetta in cattività costeranno all’industria del turismo, e alla sua lunga filiera, qualcosa come 9 miliardi. La stima arriva dal Codacons, ma anche addebitando all’associazione dei consumatori una qualche dose di pessimismo d’ufficio, se si sommano le perdite previste dai vari comparti si arriva comunque a una cifra simile. Assoturismo, ad esempio, prevede un buco da un miliardo e mezzo solo per le strutture ricettive. E Coldiretti, solo per il mancato pranzo di Pasqua fuoricasa, calcola un altro mezzo miliardo in meno di incassi, per non dire della sofferenza di tutta la catena agroalimentare che supporta la ristorazione e che si ritrova al palo (bisogna anche ricordare che la Pasqua rappresenta circa il 10% del fatturato annuo di un’impresa turistica).
La Pasqua azzerata, e i relativi “ponti” evaporati, chiudono la lunga stagione autunno-inverno-primavera 2020-2021 senza lasciare spazio, oggi, ad alcuna ripartenza. Un restart che potrebbe però avvenire in giugno, secondo la proiezione di Ispi per Dataroom: con la progressione delle somministrazioni di vaccini (130 mila-giorno da metà marzo alle 300 mila-giorno dal 30 aprile) si potrebbe arrivare all’ultima settimana di giugno con una progressiva riduzione della letalità da Covid-19, tale da svuotare le terapie intensive e i reparti ospedalieri, e da ricondurre la sindrome da coronavirus ai livelli di una semplice influenza stagionale. Così fosse, il turismo potrebbe contare su mesi estivi di lavoro, le vacanze potrebbero essere assicurate, il ritorno a una vita più “normale” sarebbe giustificato. “È ancora dura, ma grazie alla campagna vaccinale possiamo guardare alle prossime settimane con fiducia”, ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, uno che per natura e per dovere d’istituto non è mai stato troppo ottimista. “Sono convinto che già alla fine della primavera e durante l’estate vedremo un miglioramento – ha aggiunto -: vivremo un’estate diversa rispetto alle giornate di oggi”.
Nel frattempo, avanti con i picnic del lunedì di Pasquetta non più fuoriporta, ma fuori sul balcone di casa, per chi ce l’ha. Oppure, per chi è disposto ad affrontare una qualche trafila burocratico-sanitaria, ci sono i viaggi all’estero, liberati da quella follia che fino a pochi giorni fa consentiva il viaggio aereo ma non consentiva ai viaggiatori di raggiungere gli aeroporti, essendo vietati gli spostamenti in zona rossa. Adesso, dietro le sollecitazioni di Astoi Confindustria Viaggi, è intervenuto il ministero dell’Interno, e la restrizione è saltata. Avanti quindi con la Pasqua all’estero, badando agli elenchi dei Paesi raggiungibili e alle regole da rispettare (tra tutte, l’attestato del superamento di test molecolari o antigenici negativi effettuati nelle 48 ore antecedenti la partenza e il rientro in Italia). Si può quindi scegliere tra uno dei Paesi inseriti nell’elenco C stabilito dal Dpcm, e cioè Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia (inclusi i territori d’oltremare), Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo (incluse Azzorre e Madeira), Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Andorra, Principato di Monaco. In ogni caso, è bene informarsi per tempo: per chi ha viaggiato in Paesi compresi nell’elenco D, ad esempio (Australia, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea, Ruanda, Singapore, Thailandia), è obbligatoria in ogni caso una quarantena di due settimane.
Si dirà che a muoversi sarà una sparuta minoranza. Può essere, ed è ben strano considerare che a Pasqua si potrebbe andare a Martinica o alle Azzorre ma, ad esempio, non sul lago di Garda… Occorre insomma ancora raschiare l’ultima pazienza rimastaci. Ma è anche vero che il turismo sta passando poco a poco dall’essere valutato bene “residuale”, un qualcosa cioè che viene dopo tutto il resto, a “primario”, ossia fondamentale per la salute psicofisica dei singoli e per l’economia generale, dato l’intreccio di moltissimi settori dipendenti proprio dalla salute del comparto. Un cambio di mentalità certificato anche dalla politica: non a caso è stato creato il nuovo ministero e non a caso lo stesso Premier ha ricordato più volte che il turismo è un asset fondamentale, e che se saprà ripartire sarà l’intero Paese a rimettersi in moto. Una ripartenza da guidare con opportune strategie, per non ripetere errori passati e per riposizionare l’offerta-Paese su livelli più competitivi, fatti di sicurezza, di affidabilità, di accessibilità, di sostenibilità. Di certezze.
— — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI