Crollo vertiginoso del turismo nel 2020 a causa della pandemia Covid. Un “crack” di 53 miliardi, secondo la Coldiretti, che cita i dati di Isnart-Unioncamere in occasione della divulgazione del report della World Tourism Organization (Unwto), l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa del coordinamento delle politiche turistiche e promuove lo sviluppo del turismo responsabile e sostenibile. Un terzo delle perdite registrate hanno colpito i consumi in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche l’acquisto di souvenir delle vacanze e cibo in strada. A livello globale si stima una perdita per il turismo di 1.300 miliardi di dollari solo nel 2020. Si tratta di un numero 11 volte superiore rispetto alla perdita registrata durante la crisi economica del 2009.



Ci sono poi tra i 100 e i 120 milioni di posti di lavoro a rischio, la maggior parte dei quali coinvolgono le piccole e medie imprese. L’Europa fa registrare un calo in media del 70% degli arrivi. Nonostante una lieve ripresa estiva, c’è stato un calo di turisti nel 2020, che è la riduzione maggiore in senso assoluto tra tutti i continenti. Tra le 10 destinazioni preferite c’è l’Italia, dove però è stato registrato un calo medio del 63% degli arrivi internazionali nel periodo compreso tra gennaio ed ottobre 2020.



TURISMO E COVID, IL REPORT DI UNWTO

I dati forniti dall’agenzia dell’Onu per il Turismo sull’anno della pandemia descrivono una situazione drammatica per il settore. «Molto è stato fatto per rendere possibili viaggi internazionali sicuri», sottolinea Zurab Pololikashvili, segretario generale della World Tourism Organization, ma d’altra parte c’è la consapevolezza che «la crisi è lungi dall’essere finita». L’attenzione è rivolta ai vaccini anti Covid, perché le campagne vaccinali dovrebbero «normalizzare lentamente i viaggi» nel 2021. L’organismo delle Nazioni Unite ha sottolineato anche il fatto che molte nazioni al momento stanno introducendo di nuovo restrizioni di viaggio più severe, come quarantene, test obbligatori e chiusure totali delle frontiere «a causa della natura in evoluzione della pandemia». Ciò a conferma che la situazione resta complessa anche per il comparto turistico. Infatti, la maggior parte degli esperti del settore non riesce a prevedere un ritorno ai livelli pre-pandemia dell’attività turistica prima del 2023.