In Veneto si tramanda un antico proverbio secondo il quale per superare un’epidemia servono un Natale e due Pasque. A voler seguire i detti popolari, dunque, e nello sforzarci a essere ottimisti, ci dovremmo essere. Intanto, abbiamo vissuto non solo la seconda Pasqua, ma anche una seconda Pasquetta domestica: secondo un sondaggio appena condotto da SWG per Assoturismo, quest’anno quasi 8 italiani su 10 hanno festeggiato il lunedì dell’Angelo a casa propria (il 78% nelle regioni del Mezzogiorno e delle Isole, e un 2% in una seconda casa di proprietà), mentre appena il 2% lo ha trascorso in viaggio (tra il 6% a nordest e l’1% nel sud).
Restrizioni per lo più rispettate, insomma, con un effetto paura/incertezza che sembra stia contagiando anche la prossima stagione estiva. Tanto che le prenotazioni, che pure avevano dato qualche segnale di vitalità a inizio anno, soprattutto per le mete balneari, e a parte le eccezioni come Versilia e riviera romagnola, si sono completamente bloccate: secondo i dati SWG, nonostante il 44% degli italiani voglia organizzare una vacanza per questa estate, solo il 5% dichiara di aver già prenotato. Ma a questo si aggiunge un ulteriore 17% – circa 6 milioni di persone – che vorrebbe prenotare ma aspetta di capire l’evoluzione della situazione.
“Abbiamo bisogno di un piano per salvare l’estate – dice Vittorio Messina, presidente Assoturismo -: servono investimenti sui vaccini e sulla sicurezza delle aree turistiche, ma anche una crono-programmazione chiara e un piano per ripartire. Non possiamo permetterci di perdere la stagione turistica estiva: sarebbe un colpo dal quale il sistema turistico italiano, arrivato ormai al 14esimo mese di crisi, difficilmente si riprenderebbe”.
In realtà, il piano italiano per l’estate risulta a oggi affidato esclusivamente sull’accelerazione della campagna di vaccinazione, un’offensiva che però procede a rilento, tra le inadeguatezze nella programmazione sui territori ma soprattutto l’imprevedibilità dell’arrivo dei sieri, malgrado le tabelle di marcia stabilite dall’Ue con le bigpharma produttrici, evidentemente per nulla motivate da inesistenti clausole e penali. Tutti i Paesi, ovviamente, puntano alle vaccinazioni massive e al raggiungimento della green card europea che comproverà la raggiunta immunizzazione. Ma sono tanti gli Stati che stanno mettendo in campo anche strategie alternative o supplementari.
La Spagna, ad esempio, ha già raggiunto accordi sanitari bilaterali con la Germania, e ha affollato le Baleari di turisti tedeschi anche nel weekend pasquale. La Grecia ha vaccinato a tappeto i residenti nelle sue isole più piccole, garantendo una sorta di richiamo Covid-free, e ha siglato accordi sanitari con vari Paesi Ue ma anche extra Ue per consentire gli arrivi di turisti già vaccinati o in possesso di tamponi negativi. E seguono la stessa strada anche Croazia, Egitto e molti altri.
In Italia si è pensato, peraltro troppo in ritardo, a frenare l’outcoming con le miniquarantene imposte a chi rientra dall’estero, una misura allungata adesso fino al 30 aprile, ma fino a oggi non si è vista ancora messa in essere alcuna concreta misura che favorisca l’incoming. Pur non volendo sdoganare in toto i criticati corridoi turistici (ma cosa sono alla fine quegli accordi sanitari interstatali?), accusati di sovranismo anti-europeo, oggi consegnare la prossima estate turistica alle certificazioni vaccinali (dovrebbero arrivare a metà giugno, ma molti operatori dubitano sulla loro immediata validità) e dare per scontata per il secondo anno consecutivo la sostanziale assenza dei turisti stranieri, non sembrano essere politiche in grado di riossigenare un comparto in grave ipossia.
Confidare nella green card europea è un bel gesto, ma, vista la scarsa affidabilità dimostrata finora da Bruxelles nella gestione della pandemia, probabilmente il nuovo ministero al Turismo potrebbe mettere in campo anche i piani B, C, D…
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